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12 luglio 2006

L'attacco strategico

11 Luglio 2006.
Mumbai - 11 Luglio 2006 Un nuovo attacco terroristico colpisce un centro finanziario, con sette esplosioni continue e quasi simultanee su un treno di pendolari, squarciando le carrozze e provocando ben 180 morti e 624 feriti.
Le analogie e gli elementi ricorrenti rispetto ad altri attentati cominciano ad essere sempre più frequenti, andando quasi a definire il profilo di questi fantomatici terroristi, che portano morte e terrore senza che vi sia un motivo apparentemente plausibile.
La strategia del terrore si fa di nuovo sentire, in una giornata che sembra essere una ricorrenza rituale, proprio quando la voce di Al Queda riecheggia sulla rete con immagini macabre sulle torture di due soldati americani. Non si conoscono ancora i "padri spirituali" di questo ennesimo attentato, e forse non dovremmo stupirci se dopo lunghe indagini si venisse a scoprire che si tratta si cellule legate ad al queda, che rivendicano antichi rancori contro il governo Indiano, o contro le potenze occidentali che hanno colonizzato questa terra.
Diamo dunque credito, anche solo per ipotesi assurda, alla tesi secondo cui l'attentato abbia una correlazione con gli stessi che hanno scosso questi ultimi cinque anni, a partire da quell'11 settembre che ha cambiato il corso della nostra storia. Questo potrebbe indurci a sospettare che questo attentato abbia una ragione ben precisa, forse la stessa che si è celata negli attacchi alle torri gemelle, ossia la copertura di gravi speculazioni che interessarono il mercato azionario della new economy, e che rischiarono di creare un effetto domino che sicuramente avrebbe travolto tutte le più grandi società di che avevano investito e speculato in quel settore, con effetti non molto dissimili da una crisi finanziaria.Attentato Madrid - 11 Marzo 2004
Per avvalorare questa ipotesi si potrebbe guardare l'andamento degli indici di borsa in questi giorni, con uno sguardo un po' più critico che ritorni al mese di maggio, giorni di terremoto per le borse asiatiche europee, durante i quali più di 2000 miliardi di dollari di capitalizzazione sono stati bruciati sui mercati internazionali, 200 miliardi solo il 22 maggio nelle borse europee, facendo temere la più grande crisi di liquidità ( vedi La Borsa Globale per il controllo totale ).
Allora i grandi fondi di investimento, ossia i consorzi di Banche d'Affari che convogliano in un'unica entità il capitale di diverse fondazioni, d'un tratto chiusero le contrattazioni sui mercati asiatici, dopo aver investito o aver raccolto capitale approfittando della differenza dei tassi di interesse, per poi reinvestire tali risorse in mercati ad elevato rendimento (America e Europa). Così si è assistito, tra la prima e la seconda settimana di maggio, alla più forte liquidazione annuale di azioni sulla borsa americana ed alla più forte caduta settimanale delle borse europee dall'agosto 2004.
La crisi delle borse asiatiche, tuttavia, è da imputare anche al collasso del dollaro, essendo queste economie fortemente dipendenti dalla valuta americana data l'alta presenza di valuta statunitense nelle tesorerie di Stato, in quanto Paesi esportatori con elevati surplus commerciali.

Valutazioni correnti aggiornate al 12 luglio


La nave sta affondando, e i topi abbandonano le stive prima che si ritrovino su un relitto, che loro stessi hanno portato sul fondo con le loro continue speculazioni. Per mascherare o per incentivare così il rientro dei capitali occorreva un diversivo che portasse quella giusta alea di terrore e di sfiducia nell'economia, in modo da liquidare tutto o continuare le speculazioni indisturbati.
Questo evento infatti porterà senz'ombra di dubbio una ventata di ottimismo e di fiducia su tutte le borse occidentali per il rientro dei capitali, soprattutto Wall Street che registra un passivo cronico da almeno 6 mesi, data la precarietà della situazione monetaria e finanziaria, tanto che sembrano quasi "irreali e ritoccati" le informazioni che vengono date al mercato. Al contrario subiranno il duro colpo le borse asiatiche, colpite non solo dall'attentato ma anche dalla fuga dei fondi di investimento che stanno liquidando tutto e stanno chiudendo le linee di credito. Sicuramente chi sapeva ha preso i suoi provvedimenti, decidendo di vendere tutto prima di perdere ogni cosa, o aspettando per comprare tutto ad un prezzo più conveniente.
Il fondo di investimento di Seoul MBK , facente parte del Gruppo di Carlyle e fondato lo scorso anno, ha chiuso il 30 giugno il suo fondo in Asia liquidando $1.56 miliardi. Il fondo regionale di MBK, che aveva progettato di investire il 50% dei suoi investimenti in Corea, il 30% in Giappone e 20% in Cina, nel quale avevano investito illustri investitori come la Temasek Holdings Pte. Ltd, il fondo pensione Ontario Teacher, il fondo pensione di investimento del settore pubblico del Canada e Morgan Stanley, includendo tra l'altro la Banca di Tokio e la Federazione di Cooperative Agricola Nazionale e della Corea del Sud.

Potrebbe questa essere solo un'ipotesi, semmai avvalorata da coincidenze, potrebbe non significare nulla il fatto che la Banca Centrale del Giappone sta affrontando in questi mesi gravi scandali o che i mercati asiatici traballano al primo choc dei prezzi sulle materie prime, spinte dalle speculazioni delle scatole cinesi dei fondi bancari. Un attentato al centro finanziario indiano, quella che prima era Bombay, sede legale delle più grandi banche d'affari britanniche, potrebbe essere un semplice sabotaggio da parte dei separatisti del Cashmire, o di fanatici legati alle cellule terroristiche internazionali. Così sarebbero opera di al queda anche l'attentato al metro di Londra, o quello ai treni di Madrid, e perché no anche alle Torri Gemelle o al Pentagono.
Tuttavia i fatti e la realtà sono ben altri, perché una grande truffa si nasconde dietro ogni evento catastrofico, perché occorre sempre un fenomeno eclatante per tenere il gioco a questo sistema economico che funziona in base alle aspettative degli investitori o le informazioni di mercato.
Le menti che tengono in piedi queste strutture virtuali sanno bene che per far sì che la baracca si tenga in piedi occorrono dei sacrifici: 400 anime di gente sconosciuta è un prezzo accettabile per evitare che si continuino ancora a bruciare miliardi di miliardi di dollari, o meglio, di bit. E per far questo vengono creati personaggi come Bin Laden, Abu Omar, Al Zarqawi, che facciano da nemico e da simbolo a questa eterna guerra, mentre le intelligence, che ormai si sono vendute alle Banche e hanno stracciato anche il loro governo, organizzano e portano a termine operazioni in grande stile, perfette nel loro coordinamento e nel loro esito.
Non un colpo fallito sino ad oggi: bersaglio colpito e "patria" salva, borse intatte e investitori soddisfatti.
Se questi sono i presupposti vorremmo proprio sapere in quali mani noi rimettiamo la nostra vita, in quali mani la abbiamo messa negli anni del terrorismo in Italia, forse in quelle della Brigate Rosse, o di Al queda?!
I nostri tutori sono i nostri più grandi carnefici, e ormai la filosofia è continuare a giocare se non si vuole affondare. I nostri governi sono così corrotti nel loro animo più profondo che ormai non si esce più da questa grande roulette russa. Potrebbero colpire ovunque e in qualsiasi momento ci avevano avvertito, ed lo hanno anche fatto, ma non avremo mai i responsabili, perché Bin Laden mai sarà catturato così come le Banche mai cadranno, perché si insinuano come i vermi negli animi, con il terrore e le carte di credito.