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19 luglio 2006

I piani dell'Europa per il Medioriente

La crisi israelo-libanese comincia ad assumere i tratti di una vera guerra pilotata e strumentalizzata dalle potenze occidentali. Il modus operandi, l'atteggiamento dei media e della stessa comunità internazionale sono gli stessi del conflitto balcanico e della guerra nel Golfo, e probabilmente avrà anche lo stesso impatto sulla politica economica e energetica mondiale.
Dinanzi ad un conflitto apparentemente senza senso, né motivazione alcuna, gli Stati dell'ONU premono per l'invio di un contingente di pace, mentre l' ''Unione Europa ripropone il progetto Euromed, al fine di accelerare le trattative per la creazione di un'area di libero scambio nel Mediterraneo. Nato con la Dichiarazione di Barcellona nel 1995, Euromed si propone la realizzazione di una politica di liberalizzazione degli scambi con i paesi del Mediterraneo Meridionale: Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, le Autorità della Palestina, Siria, Tunisia e Turchia. Il suo obiettivo dunque è la "realizzazione rapida" della "roadmap" EU e Onu, o ancora di un'integrazione regionale che vuole essere soprattutto commerciale, per poi estendersi al campo economico e energetico, con i paesi dell'Africa Settentrionale, ora maggiori esportatori di idrocarburi nel mediterraneo, e del Medioriente.
Per far questo l'Ecofin si fa promotrice della creazione di una Banca Euromediterranea a capitale privato e pubblico, per poter finanziare le infrastrutture che porteranno allo scambio tra quest'area geopolitica con l'Europa Continentale, passando attraverso l'Italia e i Balcani, interfaccia per eccellenza del Mare Nostrum. Il ruolo centrale dell'Italia è stato infatti confermato, oltre da un'elevata percentuale di interscambi con i paesi dell'Euromed - il 20% rappresenta la percentuale più alta in Europa - dagli incontri tenuti a Milano tra imprenditori e Banche che hanno confermato l'intenzione ad un ravvicinamento con Medioriente e Africa del nord. Unicredit e San Paolo sono disponibili a finanziare il progetto, augurandosi, come la stessa Bonino ha confermato, che presto la Banca Euromediterranea passi ad essere controllata interamente da privati, accanto poi ad iniziative, come quelle della Camera di Commercio di Milano, di creare fondi misti per finanziare grandi infrastrutture per l'energia.
La costruzione di gasdotti, rigassificatori, collegati a centrali termoelettriche a ciclo combinato sono le principali infrastrutture su cui si intende puntare ora che il gas naturale rappresenta la fonte di energia strategica in questa particolare congiuntura di transizione.
Da un sistema economico basato sul petrolio, si sta passando ad uno centrato sul gas che costituisce ora la risorsa scarsa più duttile anche se non rappresenta il futuro, bensì uno strumento per controllare delle regioni geopolitiche in un determinato arco di anni, fermo restando che una nuova fonte di energia rimetterà di nuovo in discussione l'ordine che ora si sta creando.

Rete di gasdotti della Gazprom in Europa

Chi detiene il controllo della reti e delle strutture di distribuzione, oltre che di quelle di estrazione, è la Russia che sta prepotentemente entrando nel mercato Ucraino, nonostante le lunghe e vane resistenze al sabotaggio russo nell'erogazione del gas, e in quello italiano, dopo aver invaso i Balcani, che si oppone, ma sicuramente non per molto, con il Kossovo per la costruzione di un gasdotto che colleghi il Mar Caspio all'Adriatico. Per quanto riguarda l'Italia non può parlarsi di opposizione o resistenza, come è avvenuto persino in Gran Bretagna, in quanto l'ingresso di Gazprom è stato predisposto dal Decreto Bersani ( n.5/2006 ), incentivato da Di Pietro che vigila affinchè l'Eni dismetta la proprietà di Snam e Finam, e firmato da Prodi con i suoi entusiasti accordi con Putin di collaborazione con Eni, nonostante le legittime perplessità di Scaroni. La liberalizzazione del mercato energetico è stato chiesto dall'Autority e dalle Associazioni di consumatori, i quali non interverranno certo accanto alle comunità locali che dovranno accogliere in silenzio i gassificatori o le centrali Turbogas. La stessa legge di riforma costituzionale, poi bocciata, pretendeva di sottrarre alle regioni la potestà di decisione delle politiche di infrastrutture di trasporti ed energia. Tale potere le è stato però negato ancor prima, con la riforma federale del 2001 e il grande segnale dato con l'arresto di Cuffaro. Il presidente della regione Sicilia, prima di essere stato arrestato per collusione con associazioni mafiose, aveva emanato una legge regionale che imponeva una tassa regionale sul passaggio degli oleodotti sul territorio siciliano: un modo questo, come altri, per poter restituire alla regione un diritto sullo sfruttamento delle proprie terre.
La classe politica ora al governo ha ben studiato tecnicamente ogni mossa, perché ha schierati al suo fianco la massoneria giudiziaria e l'appoggio dei giornali che assecondano le campagne pro liberalizzazione. Le sagge decisioni di Prodi saranno inoltre confermate e sostenute dal superamento della crisi energetica invernale, dato che, in piena estate, il governo russo ha già accennato al problema del freddo in Siberia come causa dell'intaccamento delle riserve di gas dell'Ucraina.
Ora che le risorse sono diventate sempre più scarse e i problemi energetici sempre più incidenti sull'inflazione e le bollette di famiglie e imprese, l'Europa ha un enorme bisogno del gas russo, che sarà presto anche abbondante e sufficiente per tutti con l'inizio dello sfruttamento del giacimento dello Shtokman. L'Euromed rappresenta in tutto questo lo strumento "politico e tecnico" che porterà le risorse dei paesi del mediterraneo e del medioriente in Europa. Lo stato di guerra nel Medioriente diventa il presupposto necessario per consentire l'incursione delle forze di pace che possano così destabilizzare gli attuali governi e governare dall'interno la situazione, e poter più agevolmente impiantare strutture per il trasposto e la trasformazione di petrolio e gas.
La guerra al Libano, è la guerra all'accaparramento dell'acqua, ma è anche la guerra di Gazprom che vuole attraversare quei territori, è la guerra voluta dalle lobbies dell'Unione Europea. Quello che potrebbe sembrare un campo di scontro di due superpotenze, quali la Russia e l'America come negli della Guerra Fredda, è un conflitto voluto da tutti i paesi, dalla Francia, dall'Italia, dalla Germania e dall'Inghilterra. Sia Israele che il Libano avevano chiesto protezione dal reciproco nemico, ma sono stati traditi e ora dietro di loro vi sono allo stesso tempo Stati nemici e Stati amici, che lucreranno sulla guerra per sopravvivere come parassiti.
In tutto questo, l'unico paese ad aver capito il gioco sporco che avrebbero fatto alle spalle dei popoli della Mesopotamia è stato proprio l'Iran, che andando contro ad ogni aspettativa ha deciso di produrre energia nucleare, onde affermare già nel presente una risorsa che gli avrebbe garantito il potere, sperimentando la fusione nucleare mediante la Z-machine e la e-bombe che colpisca le nostre tecnologiche vide.
La Russia, a poche ore dall'attacco di Israele, ritira il proprio supporto in caso di sanzioni per il mancato rispetto della risoluzione contro l'Iran, proprio perché ora come ora, non ha alcun interesse a fare da ago della bilancia per impedire un conflitto nel Medioriente, che potrebbe senz'altro consentirle la realizzazione dei suoi piani.