Il fallimento del progetto della Costituzione Europea ha rivelato la sua vera natura di programma destinato a raggruppare i Paesi Europei in un unico mercato per avere, non solo il controllo del patrimonio degli Stati, ma anche nuovi consumatori, nuovi utenti.
La politica estera ed economica europea non è riuscita ad incentivare lo sviluppo e la crescita dei Paesi Industrializzati, infliggendo spesso restrizioni o deregolamentazioni che hanno danneggiato l'economia degli Stati, e a maggior ragione, non riuscirà a creare delle "economie sostenibili" in quelli che sono oggi "paesi emergenti" o "in via di sviluppo" che sono entrati in Europa, o che si apprestano ora ad entrare. Si tratta di Paesi che, fino a pochi anni fa, venivano segregati all'interno dei propri territori con elevate barriere amministrative ed economiche, per impedire che merci o forza lavoro invadessero i "ricchi" mercati europei. Con il crollo delle frontiere, i nuovi Stati europei che si apprestano ad entrare in Europa, come la Romania, la Bulgaria, la Polonia, si sono trovati dinanzi a sé una nuova realtà socio-economica, quella della "società occidentale" così come la hanno costruita i poteri forti, dove il consumo e le speculazioni finanziarie sono divenuti il motore di sviluppo dell'economia. Hanno così dovuto affrontare nuovi problemi, nuovi bisogni, avendo perso quel controllo sul mercato interno che per anni hanno conservato. Quanto è accaduto con il popolo romeno in Italia è solo un segnale di un fenomeno ben più grave e diffuso in tutto il territorio europeo, in quanto ogni Governo deve affrontare il grave disagio dell'invasione del mercato del lavoro da parte di migliaia di persone, invisibili agli occhi della legge e dei diritti di cittadinanza. È chiaro che se consideriamo l'attuale situazione socio-economica dei nuovi Stati europei, ci accorgiamo che la politica di allargamento della Comunità Europea è stata un'operazione volta a far entrare nel mercato unico europeo nuovi operatori economici, nuovi potenziali consumatori, nuove terre di colonizzazione e di speculazione. Il risultato è stato che, ad entrare a far parte della Comunità Europea vi sono stati molti poveri e pochi ricchi.
L'apice di tale programma si raggiungerà quando entreranno a far parte della Comunità Europea i Paesi della Ex Jugoslavia, la cui creazione è stata "il capolavoro" delle lobbies occidentali. Nonostante gran parte dei suoi Stati siano totalmente impreparati, e spesso anche disinteressati ad entrare nella Comunità Europea, sono molteplici le pressioni di adeguamento alle norme dei Patti di Stabilizzazione e Associazione per intraprendere il cammino verso l'Europa. Il territorio dei Balcani è stato sempre molto ambito dalle Banche e dalle Multinazionali, che hanno pian piano acquistato le maggiori quote del patrimonio degli Stati, e in particolare delle miniere, delle società di energia e delle Banche. Tale tendenza è oggettivamente dimostrabile, considerando la presenza nel territorio dei Balcani delle più grandi Banche Internazionali e di importanti multinazionali, in particolare quelle di controllo del Gruppo Rothschild e di George Soros. La maggior parte delle Banche locali sono nei fatti controllate da Banche europee, che sono le vere padrone del mercato bancario e con manovre chiaramente poco ortodosse e trasparenti, tengono sotto scacco l'imprenditoria locale, mentre le Banche centrali sono completamente assenti, e non svolgono alcuna attività di controllo sulle altre banche".
Se un imprenditore presente nei Balcani esporta materie prime verso i mercati occidentali, riceve il proprio pagamento in euro, e la sua banca si accaparra valuta pregiata per trasformarla in moneta locale. In questo modo, le Banche in questi ultimi anni, hanno accumulato un'ingente quantità di valuta forte che viene poi messa a disposizione dei grandi fondi di speculazione e delle Banche di investimento per perfezionare l'acquisto di società e ricchezze degli Stati, mentre il piccolo imprenditore continua a lottare quotidianamente contro tassi di credito che sono di usura. Garantire così l'ingresso di nuovi Stati all'interno del mercato europeo, le lobbies bancarie raggiungono un duplice obiettivo: la raccolta di valuta pregiata necessaria al reinvestimento all'interno dei mercati finanziari occidentali, e lo sfruttamento delle risorse lavorative, che sono così obbligate a sopravvivere alimentando, con il loro lavoro, il sistema.
Se un imprenditore apre un conto corrente all'estero in euro, quando riceve moneta estera sul suo conto valuta, la banca fa un doppio cambio: trasforma automaticamente la moneta pregiata in moneta locale, e successivamente - solo nel caso in cui decidesse di ritirare la somma - di nuovo in moneta pregiata. Questa operazione dovrebbe essere vietata dalle regole bancarie internazionali contro le manovre speculative, che vanno a truffare i cittadini derubandoli della loro moneta. La riserva in euro non va violata da parte delle banche, perché permette alle imprese di utilizzarla come capitale per sviluppare il proprio capitale, per acquistare tecnologia, materie prime e servizi dall'Occidente senza dover effettuare un ulteriore "costosa" conversione. L'impresa, con tale operazione, subisce un vero e proprio danno, che va al di là del semplice tasso di cambio attuato, in quanto ogni imprenditore diventa schiavo della propria banca. Considerando che queste operazioni vengono fatte su migliaia di transazioni, e Banche attuano un vero e proprio "furto" della riserva in valuta estera degli Stati, che viene di solito utilizzata per controbilanciare la bilancia commerciale, consentendo così di pagare le importazioni e finanziare le esportazioni.
Gli organi internazionali di controllo dovrebbero prestare maggiore attenzione soprattutto alla prassi e alle condizioni bancarie pattuite, in quanto nascondono manovre ben più gravi come la progressiva accumulazione di moneta pregiata per realizzare delle speculazioni. Oggi non esiste infatti nei Balcani alcuna autorità investigativa o di garanzia che sorveglia sui contratti bancari, tale che le Banche possono tranquillamente occultare operazioni dall'impatti milionario con semplici clausole contrattuali. Alla richiesta inoltrata alle diverse autorità sovranazionali e Bosniache per portare all'attenzione dell'opinione pubblica le frodi commesse dal sistema bancario nei Balcani, riceviamo la risposta dell'Ufficio Europeo Anti-Frode (OLAF) , che fa parte della polizia europea per i crimini transnazionali. Chiediamo alla Olaf di spiegarci infatti perchè al momento non esiste nè in Bosnia Erzegovina nè in Europa un'entità o un garante che debba sorvegliare il sistema bancario e riceviamo come risposta che la OLAF "non ha competenza nella materia in questione" per cui "non è nella posizione di aiutarci" [ Dear Sirs, we regret to inform you that the European Anti-Fraud Office (OLAF) has no competency for the matter in question. Therefore we are not in a position to help you. Best regards, J. Wojahn OLAF - European Anti-Fraud Office EUROPEAN COMMISSION Jörg WOJAHN Deputy Spokesman ] .
I cittadini sono così lasciati allo sbaraglio, non hanno alcuna guida e possono far valere i propri diritti solo con delle singole cause civili, che nessuno ha la forza di sopportare o di sostenere. Proprio su questo si basa il crimine invisibile delle Banche, con la complicità delle Istituzioni sovranazionali , dei nostri politici e delle centinaia di organizzazioni umanitarie, subito pronte a denunciare la corruzione, gli ostacoli alla privatizzazione o alla globalizzazione, ma sono cieche dinanzi alle truffe ai danni dell'economica di interi Stati.