Il cambiamento climatico con il suo apocalittico scenario è qualcosa di più reale di una semplice previsione di scettici premi nobel. Lascia al suo passaggio disastri e vittime, danni da miliardi di euro sui bilanci dei governi e delle grandi compagnie di assicurazione, che sono così pronte a rivedere i loro parametri assicurativi.
Il bilancio delle perdite assicurative causate da Kyrill, l'uragano europeo più devastante degli ultimi anni dal 1990, si aggira intorno agli 8 miliardi di euro, un colpo duro, tanto che il comitato internazionale Risk Management Solutions, sta già studiando una soluzione. L'Europa non è considerata una regione con elevati rischi di eventi catastrofici, tuttavia in futuro le stime per i premi assicurativi e le percentuali di rischio garantiti potrebbero cambiare, aprendo così un nuovo business anche nel vecchio continente.Se gli eventi catastrofici da straordinari diventeranno abituali, smetteranno di essere un elemento di rischio che solo uno Stato può coprire, e diventeranno un "prodotto" per le assicurazioni anche in Europa.
I primi a lanciare l'allarme sono i Lloyd's di Londra, che hanno promosso presso il gruppo Lighthill Risk di far preparare tutte le compagnie assicurative ai nuovi rischi, prevedendo innanzitutto delle formule contrattuali nuove per il "rischio uragani", nonché per nuove tipologie di danni, e infine di premere di più sui governi nazionali per promuovere una cooperazione nella gestione dei rischi. Inoltre si sta preparando anche l'industria finanziaria con le emissioni di "cat bond", ossia delle obbligazioni con le quali le compagnie coprono alcuni rischi - di solito quelli più elevati, proprio come gli uragani - grazie all'investimento del mercato finanziario. L'uragano Katrina e lo Tsunami hanno fatto crescere questo mercato sino ad un giro di affari di 8 miliardi di euro, e si stanno pensando ulteriori formule per creare degli indici legati alle catastrofi naturali anche in Europa.
Il nuovo business è alle porte, al contrario di quanto si possa credere che gli eventi catastrofici danneggino le compagnie assicurative. Ad ogni disastro ambientale corrisponde un ritorno sugli utili che moltiplica i costi sostenuti per i risarcimenti, in quanto l'impatto psicologico e mediatico di quell'evento spinge i governi e le persone ad adottare delle misure precauzionali e dunque ad assicurare la propria casa, la propria attività, soprattutto se sensibile al cambiamento climatico. Un impatto ancor più elevato se si pensa alla campagna allarmista che, anche inconsciamente, viene fatta sul cambiamento climatico, che invece di portare alla rivoluzione della società e degli stili di vita, ingrosserà - a quanto pare - le finanze degli assicuratori.
Si pensi alla società di assicurazioni Allianz, che, in seguito allo Tsunami Indonesiano, offrirà nuove formule di piccole assicurazioni per gli abitanti della costa indiana, e così facendo circa 75 000 persone, tra cui pescatori e gli agricoltori, potrebbero firmare contratti di assicurazioni. Lo stesso effetto si avrà in Europa, con interessanti prospettive, soprattutto se decideranno di aumentare i premi assicurativi, e se i governi si disintesseranno sempre più della copertura dei danni alla propria popolazione per i disastri naturali.
Cercheranno di dare ai privati la gestione di questo tipo di rischi, come lo hanno fatto per servizi pubblici assai più vitali, e faranno diventare la sussistenza economica di una regione un motivo di business per le società di assicurazione.
Il bilancio delle perdite assicurative causate da Kyrill, l'uragano europeo più devastante degli ultimi anni dal 1990, si aggira intorno agli 8 miliardi di euro, un colpo duro, tanto che il comitato internazionale Risk Management Solutions, sta già studiando una soluzione. L'Europa non è considerata una regione con elevati rischi di eventi catastrofici, tuttavia in futuro le stime per i premi assicurativi e le percentuali di rischio garantiti potrebbero cambiare, aprendo così un nuovo business anche nel vecchio continente.Se gli eventi catastrofici da straordinari diventeranno abituali, smetteranno di essere un elemento di rischio che solo uno Stato può coprire, e diventeranno un "prodotto" per le assicurazioni anche in Europa.
I primi a lanciare l'allarme sono i Lloyd's di Londra, che hanno promosso presso il gruppo Lighthill Risk di far preparare tutte le compagnie assicurative ai nuovi rischi, prevedendo innanzitutto delle formule contrattuali nuove per il "rischio uragani", nonché per nuove tipologie di danni, e infine di premere di più sui governi nazionali per promuovere una cooperazione nella gestione dei rischi. Inoltre si sta preparando anche l'industria finanziaria con le emissioni di "cat bond", ossia delle obbligazioni con le quali le compagnie coprono alcuni rischi - di solito quelli più elevati, proprio come gli uragani - grazie all'investimento del mercato finanziario. L'uragano Katrina e lo Tsunami hanno fatto crescere questo mercato sino ad un giro di affari di 8 miliardi di euro, e si stanno pensando ulteriori formule per creare degli indici legati alle catastrofi naturali anche in Europa.
Il nuovo business è alle porte, al contrario di quanto si possa credere che gli eventi catastrofici danneggino le compagnie assicurative. Ad ogni disastro ambientale corrisponde un ritorno sugli utili che moltiplica i costi sostenuti per i risarcimenti, in quanto l'impatto psicologico e mediatico di quell'evento spinge i governi e le persone ad adottare delle misure precauzionali e dunque ad assicurare la propria casa, la propria attività, soprattutto se sensibile al cambiamento climatico. Un impatto ancor più elevato se si pensa alla campagna allarmista che, anche inconsciamente, viene fatta sul cambiamento climatico, che invece di portare alla rivoluzione della società e degli stili di vita, ingrosserà - a quanto pare - le finanze degli assicuratori.
Si pensi alla società di assicurazioni Allianz, che, in seguito allo Tsunami Indonesiano, offrirà nuove formule di piccole assicurazioni per gli abitanti della costa indiana, e così facendo circa 75 000 persone, tra cui pescatori e gli agricoltori, potrebbero firmare contratti di assicurazioni. Lo stesso effetto si avrà in Europa, con interessanti prospettive, soprattutto se decideranno di aumentare i premi assicurativi, e se i governi si disintesseranno sempre più della copertura dei danni alla propria popolazione per i disastri naturali.
Cercheranno di dare ai privati la gestione di questo tipo di rischi, come lo hanno fatto per servizi pubblici assai più vitali, e faranno diventare la sussistenza economica di una regione un motivo di business per le società di assicurazione.
L'uragano Katrina e il modo in cui il governo ha affrontato quel disastro dovrebbe essere per noi di insegnamento e indurci a riflettere verso dove stiamo andando. Non dimentichiamo che dopo le migliaia di vittime, dopo la distruzione di interi quartieri e il completo abbandono della popolazione agli sciacalli e all'esercito militare, è sopraggiunto l'inganno e la beffa del governo e delle Assicurazioni, che hanno negato a molti il risarcimento dei danni.
Le persone non hanno avuto un risarcimento di diritto, ma hanno dovuto intraprendere un inter burocratico e assicurativo per ottenerlo, e spesso la loro richiesta è stata respinta perché le compagnie hanno eccepito che la loro assicurazione copriva solo i danni del vento e della pioggia, ma non quello dell'inondazione. Inutilmente si è cercato di far ricorso a questa presa in giro burocratica, a questo gioco di parole che offende l'intelligenza e la sensibilità di persone che hanno perso davvero tutto, rischiando di essere uccisi nelle guerriglie con gli sciacalli. Questi ricatti hanno spinto le persone ad accettare i patteggiamenti e somme assai inferiori rispetto a quelle che gli spettavano di diritto, con le quali non hanno potuto ricomprare una casa, perché l'uragano ha anche terribilmente innalzato i prezzi delle abitazioni sulla costa.
Dinanzi a questo tipo di finzione giuridica, dinanzi alla terribile schiera di avvocati delle Compagnie assicurative, che non teme certo i ricorsi o le cause di tribunale, al contrario. Queste rappresentano un modo per raggirare l'obbligo di pagamento del risarcimento, soprattutto se la società di assicurazioni deve confrontarsi con una class action, in quanto riesce a concentrare ancora di più i costi e i tempi per le cause.
Gli scenari che si presentano all'Europa sono dunque molto più preoccupanti di un cambiamento climatico, perché accanto allo tsunami vi sarà il terremoto delle liberalizzazione e delle privatizzazioni che trasformerà i popoli in "vacche da mungere" per le forti lobbies assicurative e bancarie, nel completo assenteismo dei governi. Negli Stati Uniti America quasi l'80% dei servizi pubblici è nelle mani delle assicurazioni, considerando l'assistenza medica, previdenziale e pensionistica. La tendenza è la medesima, e il risultato non potrà certo essere diverso.