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05 gennaio 2007

Dall'Iran e dalla Bielorussia venti freddi per l'Europa

Dopo gli scontri tra Russia e Bielorussia che hanno raddoppiato i prezzi dei contratti di fornitura e aperto un nuovo fronte sul petrolio e sul transito dei gasdotti verso il Nordeuropa, Teheran sospende le sue esportazioni di gas naturale verso la Turchia. Ha spiegato il ministro iraniano del Petrolio, che nonostante l'esistenza di un contratto a lungo termine con la Turchia, l'Iran non è in grado di onorarlo a causa della richiesta interna. Il servizio di fornitura verso la Turchia è sempre stato instabile, e le consegne sono state interrotte a moltiplici riprese fin quando non si è deciso per la sua totale sospensione. Il regime dei mullah ha tuttavia promesso che le esportazioni sarebbero riprese all'inizio della produzione di gas Persiano.
Resta un grande interrogativo sulla risoluzione di questo "incidente diplomatico" per il buon fine della collaborazione tra Iran e Turchia, che è, tra l'altro, di vitale importanza per il transito del gas del Mar Caspio verso l'Europa . Infatti i ricchi giacimenti di gas dell'Iran, i più grandi del mondo dopo quelli della Russia, sono destinati ad allacciarsi al grande gasdotto che attraversa la Turchia, il Bakou-Tbilissi-Ceyhan, per poi alimentare il Bourgas-Alexandroupolis, nato da un consorzio di Bulgaria-Grecia, e risalendo per la penisola balcanica, arrivare sino all'Europa, destinatario ultimo del gas.
Bloccare la Turchia è pari al blocco del Gas verso l'Europa, in quando la Russia, grazie alla pipeline della Blustream, che attraversa i profondi fondali del Mar Nero, sarà in grado di trasportare circa 3,7 miliardi di metri cubi di gas verso l'Europa, perchè totalmente destinato alla riesportazione. Quello che è stato definito una fonte di sicurezza energetica per la regione e per la creazione di un spazio energetico unito in Europa, trasformerà la Turchia in un vero ponte energetico tra l'Oriente e l'Occidente. Tutto il gas che arriva in Turchia è destinato all'Italia del sud così come all'Europa del Sud, e in particolare alla Bulgaria, l'Ungheria, l'Austria e la ex-Iugoslavia, e infine ad Israele. Il Blue Stream è stato infatti instradato vero il porto mediterraneo di Ceyhan - che è già lo sbocco di un oleodotto che instrada il petrolio azerbaidjano attraverso la Georgia - dove verrà liquefatto e riesportato. La Turchia sta diventando così la quarta nazione di riferimento al mondo per l'approvvigionamento di energia per l'Unione Europea e allo stesso tempo lo sbocco sul Mediterraneo per la Russia.
Per questo, c'è motivo di pensare che la Russia stia appoggiando quella fazione politica che non intende entrare in Europa, essendo più legata al mondo orientale, mentre l'Europa e la coalizione atlantica sostengono i partiti laici che intendono aprire la Turchia al mercato unico europeo. Dove gli europei e gli americani giocano la carta del federalismo e delle identità etniche, la Russia gioca la carta della stato nazione e tende a creare delle alleanze che ricordano quelle della guerra fredda. Per i paesi con forte identità nazionale, come l'Iran o la Turchia, la Russia è un eccellente alleato, mentre l'America e l'Europa sono l'espressione per eccellenza della globalizzazione delle entità sovranazionali.


La Russia sta portando così avanti una strategia energetica per eliminare ogni concorrenza agli idrocarburi Russi che provano ad acquistare il monopolio della rete della fornitura del petrolio e di gas verso i clienti della Russia, come l'Europa. Questo grazie soprattutto alla complicità del regime dei mullah, che fanno da fusibile nelle contrattazioni per il prezzo del petrolio: infatti mentre la Russia mercanteggiava con la Bielorussia, l'Iran ha fatto al sua controfferta, un chiaro bluff perché non ha i mezzi per sostenere questa offerta.
Ancora una volta l'Iran sta avendo questo ruolo nella gestione del rapporto con la Turchia, perché se in un primo momento rappresentava la sicurezza energetica, dopo è diventato un'arma nelle mani della Russia per fare pressioni sul governo e prendere le giuste decisioni sulla gestione degli sbocchi sul mare.

Accanto al problema del transito dei gasdotti si apre per la Russia, per l'Europa stessa, quello del reperimento delle fonti di energia, e ciò significa che il conflitto sicuramente si sposterà verso l'Asia centrale, ossia verso il Turkmenistan, il Kazakistan e l'Uzbekistan, nonché verso l'Azerbaijain. Quest'ultimo rappresenta lo sbocco sul Mar Caspio per il Bakou-Tbilissi-Ceyhan, delle compagnie petrolifere occidentali, e si propone come un nuovo concorrente indipendente dalle pipelines russe e, di conseguenza, incontrollabile per Mosca. Per tale motivo Mosca in un primo momento ha tagliato i rifornimenti di gas, subendo la risposta del governo adzerbaidjano della diminuzione dell'esportazione di petrolio che transita per la Russia, sull'asse Bakou-Novorossiisk, potendo deviare le consegne attraverso i porti georgiani del mare Nero, o verso le coste turche. A questo punto si è fatta avanti l'Ue che ha firmato a fine novembre un accordo per instaurare una "partnership energetica" per poter aumentare le sue scorte e ridurre la sua forte dipendenza verso gli idrocarburi russi. Sarà proprio di lì che un consorzio americano e azerbaigiano, SOCAR e McDermot Caspian Contractors Inc, costruirà un gasdotto che collega il giacimento azerbaïdjano di Gunesli alla stazione di compressione del giacimento "Neftyanye kamni". Questo gasdotto si raccorderà al Nabucco, e poi alla Turchia per portare infine il gas in Europa.

Non a caso, dopo la Georgia, l'Azerbaijan ha dovuto subire le conseguenze dell'inimicizia della Russia, per poi vedere acuirsi i rapporti già poco stabili in Turchia e in Iran. Mentre i Balcani, si preparano ad entrare in Europa nel completo controllo dei commissari europei, la Bielorussia e l'Ucraina devono oggi subire la guerra dei prezzi per il Gas della Gazprom, utilizzata come ricatto per tenere Loukachenko ancora vicino alla Russia. La società russa, tramite una sua controllata, la Beltransgaz, instrada in Europa centrale l'8% delle esportazioni russe di gas e controlli il gasdotto russo Yamal-Europa, che, attraversando Bielorussia e Polonia, giunge sino al Nord Europa.

La nuova guerra si prepara in Asia Centrale, ed è alquanto strano che quella regione sia sempre interessata da gravi attentati terroristici che mettono in seria discussione la stabilità degli Stati. Prima dei contingenti militari infatti si organizzano le reti e gli oleodotti e seguendo questi è possibile rintracciare il cammino delle crisi internazionali. Lo scontro è sempre tra due fazioni, quella occidentale e quella Russa, allo scopo di controllare le vie e le fonti del gas, e costruire su di questo un nuovo strumento di controllo geopolitico. Il gas non è la fonte energetica del futuro, ma è senz'altro uno strumento per rafforzare oggi il potere delle Lobbyes e dunque la loro posizione in futuro.