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15 gennaio 2007

La "pericolosità" della società per criminalizzare il cittadino comune


Stiamo assistendo in questi ultimi anni nella società occidentale ad una degenerazione inquietante del diritto penale e dello stato sociale che porta sempre più ad una criminalizzazione della vita quotidiana e del cittadino comune. Molte delle nuove leggi che vengono emesse tendono a condannare il cittadino comune con pene di reclusione anche quando non ha commesso alcun crimine. Così, mentre per alte sfere vi è un livello assoluto di impunità per i suoi crimini finanziari, economici, ecologici o sociali, il "mondo dei bassifondi" è sottomesso ad un controllo incessante e ad una repressione sproporzionata agli atti commessi.
Da 2 anni, alcune nuove leggi apparse simultaneamente nei paesi occidentali presentano come fattore comune quello di condannare il normale cittadino per gli atti commessi durante la sua vita quotidiana.
Si rischia la prigione per abuso edilizio, per i genitori che non fanno andare i bambini a scuola, per i sans papiers, per coloro che sono privi di documenti o sono ai margini della società, come i mendicanti o gli abusivi. In alcuni Stati, come la Francia, si rischia il carcere per eccesso di velocità, se si è responsabili dello stato di ebbrezza di qualcuno che ha provocato un incidente, o per la morte di una terza persona durante un incidente stradale.
Sino poi ad arrivare al patologico esempio delle leggi sulla legittima difesa dei propri beni, che ammette in maniera assurda che si possa provocare la morte di qualcuno, solo per difendere dei beni materiali: non esiste in questo caso alcun rapporto tra il pericolo che si corre e la contromisura che si prende.
Si cerca insomma in tutti i modi di eliminare ogni rischio di incidente, ogni rischio di morte legato a degli eventi casuali, cosa di per sé impossibile in quanto il pericolo è una cosa che fa parte della vita stessa. Se una società vuole eliminare ogni rischio non farà altro che esasperare la vivibilità stessa, agendo sulla psicologia delle persone che sentendosi costantemente nel mirino della sorte, si sentiranno obbligate a prendere sempre le dovute precauzioni. Dagli allarmi agli antifurti, dalla vigilanza elettronica alle assicurazioni, sino a procurarsi un'arma: la paura, renderà la società sempre più pericolosa, e sempre più un vespaio di caos o crimini.

Allo stesso tempo, per compensare gli episodi di ingiustizia che portano a condannare persone innocenti, viene concesso l'indulto o l'amnistia, ottenendo come risultato quello di causare diffidenza e panico diffuso tra le persone. Un panico che viene ancor più amplificato dai media che trasmettono incessantemente e in maniera ripetitiva notizie di cronaca, di crimine e violenze domestiche, che colpiscono le piccole comunità, i piccoli paesi di provincia apparentemente tranquilli, le realtà suburbane abitate dall'impiegato o operaio medio. Le realtà disagiate, delle periferie urbane, post-industriali, in cui regna disoccupazione e degrado non fanno notizia, perché appartengono ormai alle notizie già apprese e già conosciute. Ciò che invece sconvolge di più sono gli episodi che contaminano la vita normale, che danno come messaggio subliminale quello che ognuno di noi può essere il prossimo ad essere colpito da dei crimini violenti e inaspettati. Da una decina di anni, i media hanno introdotto progressivamente una parola ed un concetto che non esisteva precedentemente: la "pericolosità". Così i media hanno inventato dunque, o "sostituito" questo concetto con l'idea che se qualcosa o qualcuno non sono realmente ed obiettivamente pericolosi, lo potrebbero comunque essere potenzialmente. La percezione del pericolo potenziale è una cosa soggettiva, e ogni innocente diventa potenzialmente colpevole.
Il cittadino ordinario sarà sottomesso ad un'oppressione permanente, una sorveglianza elettronica costante, ed una paura onnipresente. Se seminiamo la paura allora raccolgo la sottomissione.
Una volta che i media hanno preparato il campo i governi hanno creato delle nuove leggi e dei nuovi reati basate su delle nozioni giuridiche sfumate e ambigue. Si sono create così delle pene per "procurato pericolo altrui": in virtù si questo principio una persona può essere incarcerata anche se non ha causato nessuno danno reale ad altri.

Grazie all'11 Settembre, un passo in avanti nella storia del diritto è stato fatto negli Stati Uniti, col principio degli "arresti preventivi". Se avete un'accusa di terrorismo, potreste essere incarcerati oramai per un periodo illimitato, senza sentenza e senza un limite di termine per il vostro processo, anche se vi è solo il sospetto che possiate commettere un atto di terrorismo. Per esempio, essere di religione musulmana, frequentare le moschee potrebbe rendervi un probabile terrorista, e dunque un pericolo per la società. La nozione di atto terroristico viene stravolta a tal punto da coinvolgere fatti che non hanno niente a che vedere col terrorismo.

Vediamo così questa inquietante degenerazione del diritto che porta alla penalizzazione delle intenzioni e non degli atti. Tuttavia questo principio è assolutamente contrario allo stato di diritto, alla democrazia, e porta a creare una dittatura, ad una situazione in cui sarebbe possibile incarcerare delle persone per le loro opinioni. Ben presto potremmo davvero assistere alla statuizione del "crimine psicologico", della "polizia psicologica", in cui l'uomo non sarà più ucciso, ma sarà "eliminato", "cancellato" mediante l'alienazione della sua mente.
Sono questi scenari sicuramente futuristici, ma non così inverosimili come potevano sembrare qualche decennio fa, perché più la nostra società va avanti, più possiamo notare come degenera lo stato di diritto e il "mondo del grande fratello" non sembra poi così diverso dal nostro.