Motore di ricerca

13 febbraio 2007

La Russia si dichiara antagonista e firma una storica alleanza con Arabia Saudita e Qatar


Come sulle ceneri di una dittatura ormai crollata, la Russia si presenta dopo una guerra fredda che dura ormai mesi, come la vera antagonista degli Stati Uniti. Putin fa davanti alla Conferenza Internazionale sulla Sicurezza di Monaco, una vera requisitoria contro la volontà di dominio destabilizzante di Washington, e si prepara a sferrare gli attacchi che capovolgeranno definitivamente le posizioni di potere delle due potenze.

La Russia sigilla una storica alleanza con l'Arabia Saudita per la gestione dell'offerta di petrolio e di gas sul mercato, e da concorrenti diventano alleati nel controllo delle risorse di idrocarburi. La loro amicizia sembra stringersi al punto che questa cooperazione bilaterale nello sfruttamento dei giacimenti e nella distribuzione, potrebbe ben presto estendersi anche in altri campi come la metallurgia, l'energia nucleare, le tecnologie, le infrastrutture.
Allo stesso tempo, anche il Qatar sembra notevolmente interessato a stringere dei rapporti privilegiati con la Russia, che ha già riconosciuto l'importanza di questo prezioso alleato, sia per il controllo della situazione geopolitica del Medioriente, che per la risoluzione della crisi arabo-israeliano, e - perché no - della crisi iraniana. Questa dimostrazione di simpatia va al di là dello scambio dei complimenti, perché la Russia ed il Qatar hanno firmato lunedì a Doha degli accordi sulla protezione degli investimenti e per la creazione di un Consiglio di Affari Russo-Qatariano, che li salvaguardi dall'espropriazione, o dalla nazionalizzazione. Questo accordo è evidentemente necessario per preparare un altro tipo di cooperazione che inserirà il Qatar nel progetto della OPEC del gaz, considerando che divide con l'Iram i più importanti campi di gas al mondo. Inoltre, il gruppo russo Loukoïl ha firmato un protocollo di accordo con la Qatar Petroleum, per l'esplorazione, lo sviluppo e l'estrazione nei giacimenti di gas e di petrolio sul territorio del Qatar.

Quelli che erano concorrenti sia politicamente che energeticamente, proprio perché l'America giocava un ruolo di regia nella spartizione delle alleanze, stanno per diventare dei fieri alleati che, assieme all'Iran e al Venezuela, posso decretare la fine definitiva della sfera di influenza dell'America. Con questo patto l'America sta per perdere i suoi principali finanziatori, i suoi fornitori e i suoi collaboratori nella gestione delle crisi mediorientali, e potrebbe davvero trovarsi costretto ad attaccare l'Iran o arretrare le sue posizioni. Se Putin ha duramente attaccato la politica dell'America in Iraq, ha voluto inviare anche un messaggio a Bush, e se lo fa solo oggi è perché sa di avere le spalle coperte, sa di potersi muovere in una zona che prima era in parte controllata ancora dagli Stati Uniti.

La Russia, come anche l'Europa, così brama il ruolo di intermediario nella risoluzione della crisi nucleare dell'Iran, per sostituirsi all'ONU che, secondo le esplicite parole di Putin, serve agli interessi di "poche" nazioni. Putin ha infatti capito che i mullah stanno giocando sporco con l'America, in questo eterno altalenarsi di minacce e di "dichiarazioni suicide", e vuole così spezzare quel circolo vizioso che permette all'Iran di sfruttare la divisione della comunità internazionale per raggiungere i suoi obiettivi. Per cui a dettare le regole vuole essere la Russia, che si presenta come sola unica soluzione vista l'inadeguatezza di questi organismi internazionali strumentalizzati dalle lobbies. Se non bastasse, si pensi anche alla grande sfera di influenza nelle terre del Caucaso, in Asia Centrale e Orientale, e in Europa Orientale: la Russia è così arrivata anche in Europa, ha ritrovato nella Serbia quell'eterna amicizia e ora sta conquistando anche Francia, Germania e Italia. La chiave per penetrare il Mediterraneo e l'Europa Centrale sono ancora una volta i Balcani, terra di scontro di queste due potenze per il controllo degli sbocchi e degli oleodotti, per ingraziarsi o controllare i governi.

Quella del Kosovo per esempio è stata una vera sceneggiata, perché mentre si festeggiava e ci si scambiava i complimenti, è arrivata la risposta secca di Putin che ha difeso la sovranità della Serbia e la volontà delle popolazioni: dinanzi a tanta freddezza, Solana giunto a Mosca, con la coda tra le gambe, ha ascoltato in silenzio. Tutto questo baccano ha però agitato gli umori e alla fine i kossovari hanno manifestato duramente contro la UE con più di 70 feriti.
Un'altra grande sceneggiata è di spettacolo in Italia, perché dietro i revisionismi storici, le alluncinanti rivelazioni e i terroristi c'è un filo conduttore che ha come obiettivo quello di creare caos e di fare cadere una parte della classe politica attuale. Ben presto arriverà Transparency Internationational a controllare la corruzione dei politici italiani, e saranno queste le armi della dissuasione del FMI e degli Stati Uniti. L'America è stata ormai scaricata, e per tale motivo una classe politica nuova entrerà in Italia dietro una linea della tensione: non esistono i terroristi, quelli che hanno arrestato non sono terroristi, il rapimento di Abu Omar è stato solo una trappola per il governo italiano che è costata la riorganizzazione delle intelligence. Alle dichiarazioni di Napolitano sulla "storia" delle foibe e la persecuzione da parte del governo croato di 25 000 italiani, risponde dell'Utri trovando, non a caso, i leggendari diari di Mussolini. Entrambi sparano forte e lontano, ma il realtà sono solo colpi a salve per ricattarsi a vicenda, per far cadere l'altro: la verità da questa storia assurda non uscirà mai, il risultato sarà solo quello di creare confusione sulla storia, denigrare e screditare.
Mentre la Russia, invece, gioca la carta energetica e quella dell'antagonismo, per conquistare i suoi nemici e farli alleati: l'energia, prima della moneta, è la fonte del controllo dei popoli.