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02 luglio 2008

Il bluff dei concorsi dell'Agenzia delle Entrate


Le assunzioni di massa preannunciate dall’Agenzia delle Entrate, dopo i concorsi indetti in questi ultimi anni, sino allo scorso 21 giugno, rischiano di essere bloccate dalla manovra finanziaria del Governo che anticipa l’estate. Molte erano le aspettative per un concorso con un bacino di assunzioni di 2000 persone, a cui hanno partecipato quasi 6000 persone, tra lavoratori e neo-laureati, per la maggior parte ragazzi del sud. Tuttavia la revisione dei conti statali e la stessa riforma del pubblico impiego rischia di rimandare o di fermare le procedure concorsuali previste da oltre tre anni.

L’Agenzia delle Entrate nel 2005 ha bandito un concorso per 1500 funzionari tributari da assumere con Contratto di Formazione e Lavoro (CFL), generando altrettanti idonei a disposizione dell’Agenzia per eventuali scorrimenti. Nel 2007 la stessa Agenzia inspiegabilmente ha indetto un altro concorso per altri 500 CFL per assumere gli idonei del precedente concorso, generando così altri 500 idonei.
Questi 2000 giovani hanno dunque rivendicato attraverso un comitato il proprio diritto ad essere assunti prima che l’Agenzia indicesse nuovi concorsi e l’hanno fatto attraverso varie vicissitudini, ottenendo la possibilità che, nella legge finanziaria per il 2008, venissero stanziati i fondi per l’assunzione di parte di questi giovani nel 2008 e dei restanti nel 2009 e 2010 (art 3 comma 346). L’Agenzia delle entrate è stata autorizzata nell’anno 2008 ad assumere mediante contratti di formazione lavoro 750 persone provenienti dalle graduatorie regionali formate con i concorsi del 2006 e 2007 stilando una Graduatoria Nazionale unica. Da questa graduatoria ha poi proceduto all’assunzione dei 750 scorrendo tra rinunce e doppie idoneità fino alla posizione 1004, conformandosi così al volere del legislatore. Allo stesso tempo però l’Agenzia delle Entrate ha indetto un nuovo concorso per 1180 posti stabilendo di non voler assumere i restanti idonei in graduatoria.
Nel frattempo, l’art. 3 comma 347 della finanziaria 2008 ha autorizzato l’Agenzia delle Dogane ad assumere i restanti idonei della Graduatoria Nazionale dell’Agenzia delle Entrate, stanziando 34 milioni di euro per l'anno 2008, 46 milioni di euro per l'anno 2009 e 62 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010. Dopo aver provveduto a conformarsi alla nuova finanziaria, con varie lungaggini burocratiche, ha comunicato il 20 giugno 2008 che “potranno essere perfezionate almeno 465 assunzioni” delle graduatorie regionali come ripartito da quelle nazionali, nel rispetto dei limiti di finanziamento, e secondo l’ordine di punteggio e garantendo la priorità a quanti abbiano riportato punteggi superiori o uguali a 46. Secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle Dogane, le raccomandate dovevano partire già questo 30 giugno.

Sembrava dunque che i giochi erano ormai fatti e che l’assunzione era immediata. Il fulmine a ciel sereno giunge dalla manovra finanziaria che precede l’estate, il decreto legge del 25 giugno 2008 n. 112 - recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitivià, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria - che blocca di fatto tutte le assunzioni nelle amministrazioni dello Stato, comprese le Agenzie Fiscali, che non provvedano entro il 31/10/2008 ad adempiere ai requisiti previsti dallo stesso decreto. Di fatto, sembrerebbe che il volere del legislatore sia di annullare le assunzioni, nonostante le Agenzie abbiano indetto nuovi concorsi e dato il via alle graduatorie formate. Il decreto infatti stabilisce (al comma 5 dell’art. 74) che possono essere escluse dalla decisione di annullamento le procedure avviate entro la data di entrata in vigore del decreto legge, e dunque può procedere alle assunzioni nei limiti dei posti non coperti e risultanti dalla pianta organica. In teoria, considerando che le Agenzie fiscali stanno agendo in esecuzione di decreti emanati nella scorsa legislazione, comunicando dei provvedimenti presi prima del 25 giugno, le assunzioni dovrebbero rimanere. Intanto ieri l’Agenzia delle Dogane hanno inoltrato ufficialmente la richiesta di parere alla Funzione Pubblica, la cui posizione è ancora discordante considerando che secondo alcuni si orienterà in maniera favorevole all’assunzione, mentre secondo altri vi sarà un’interpretazione molto rigida che potrebbe fermare nel breve termine le assunzioni.

È ovvio che l’esito della questione si riduce essenzialmente a delle scelte finanziarie, e se vogliamo anche politiche, che mutano al cambiare del Governo. Il nuovo esecutivo vuole infatti una maggiore flessibilità dell’impiego pubblico, un’ottimizzazione delle risorse e anche uno sfoltimento di quegli organici sovraffollati, per cercare di rendere l’amministrazione statale meno costosa per lo Stato. Al contrario, le Agenzie fiscali spesso lamentano una mancanza di personale, l’impossibilità a coprire il territorio, anche perché non sono sostenute sufficientemente da altri tipi di strumenti o dalla cooperazione rapida ed efficace all’interno delle Istituzioni. Fatto sta che, i continui sprechi, inefficienze e inadeguatezze della nostra Pubblica Amministrazione, ricadono sempre sulle giovani generazioni che aspettano di entrare nel mondo del lavoro. Oggi, 1178 giovani e 1178 famiglie che di diritto hanno vinto dei concorsi pubblici, vengono ancora affossati da ingiuste discriminazioni, frutto di scelte politiche ed amministrative sbagliate. Per anni è stato fatto un abuso delle assunzioni nel pubblico come mezzo di propaganda elettorale, per clientelismo e nepotismo, e da decenni tiriamo avanti con un’amministrazione pubblica che cade a pezzi. Si cerca di rinnovarla, di darle un nuovo respiro con spazio ai giovani - tantissimi - laureati che sono disposti ad accettare flessibilità, licenziamenti e straordinari, purchè sia data loro una possibilità di partecipare al mercato del lavoro. Assistiamo invece alla miopia di politici e di istituzioni che non vedono il degrado della sua Amministrazione e del mercato del lavoro italiano, ma anche alla continua stagnazione dell’economia che non riesce, almeno per quest’anno, a scacciare il fantasma della crescita zero.