Il vertice del G8 che si è aperto oggi in Giappone ha avuto come protagoniste le tre grandi crisi mondiali che tutti i Paesi stanno attraversando, quella energetica, climatica ed alimentare, che tuttavia originano sempre da speculazione e crisi finanziaria. Le solite proteste dei no-global contro le grandi potenze mondiali hanno fatto da cornice ad un evento che ormai non desta più scandalo o preoccupazione. I grandi del pianeta sono in realtà ancora molto piccoli, dinanzi a dei problemi che sono puntualmente tornati dopo la grande crisi degli anni ’80, con le stesse tematiche ma con effetti ben più devastanti. Nucleare, donazioni per la "fame nel mondo", petrolio e Iran, i punti salienti della discussione che, come sempre, non porta mai ad una soluzione, ma sempre ad una grande contraddizione. Energia atomica e lotta contro la proliferazione dell’uranio arricchito sono concetti discordanti, come lo sono il contrasto ai rincari dei prezzi dei beni alimentari e lotta contro l’utilizzo di carburanti biodiesel: come sempre, la soluzione delle crisi va trovata sempre e solo in base alle regole delle lobbies che prevalgono. A confrontarsi su tali temi, vi è il giovane Presidente russo Dmitri Medvedev e il Presidente George Bush che sembrano trovarsi d’accordo su molti punti, nonostante l’intera opinione pubblica mondiale voglia la loro guerra. È così per l’Iran, per l’energia nucleare e per gli idrocarburi.
Da una parte abbiamo l’America, fonte della maggior parte dei disastri del pianeta che gioca ancora a fare la guerrafondaia per non far dimenticare il suo potere incontrastato, e dall’altra vi è la Russia, ora auto-proclamatasi a salvatore dell’economia mondiale. Approvvigionerà gli affamati con grano, darà risorse energetiche in petrolio e in gas agli Stati in crisi, investirà i suoi capitali in titoli americani per salvare il dollaro. Un vero e proprio magnate che, forte delle sue sicurezze, porterà avanti una politica di "fornitore ufficiale" per le carestie del secolo, vestendosi da vero rivoluzionario in una congiuntura economica in cui ogni Stato si rinchiude in se stesso. Così mentre i paesi del Sud-est asiatico, di India e Brasile hanno annunciato la riduzione o l'arresto totale dell'esportazione di cereali per proteggere i loro mercati interiori, la Russia ha liberalizzato i propri confini annullando la tassa all'esportazione di grano e di orzo. Allo stesso tempo il Ministro delle Finanze Alexei Koudrine afferma che la Russia continuerà ad investire in titoli americani, impiegando petrodollari all’interno dell'economia russa e causando, da una parte l’aumento dell’inflazione, e dall’altra una costante e crescente presenza degli investitori russi nel mercato statunitense, che potrebbe essere così manipolato. Anche le grandi compagnie a partecipazione pubblica continuano ad acquisire crediti in Occidente, mentre i fondi di stabilizzazione interni vengono messi a riserva.
Tuttavia, quello che potrebbe sembrare una forma di assistenzialismo o di salvataggio, è in realtà un tentativo per cominciare a far girare il nuovo ordine economico intorno alla Russia e alle sue fonti di energia. Si stima infatti che alla fine dell'anno l'Europa acquisterà gas pagando 500 dollari per 1.000 m3, o addirittura a 1.000 dollari se il prezzo del petrolio raggiungerà 250 dollari il barile, ha avvertito Alexei Miller, direttore generale Gazprom. Secondo gli esperti, dinanzi a tale eventualità, l'economia mondiale potrebbe entrare nella recessione ma la Russia rischia solo un’alta inflazione. "Se il prezzo per l'Europa è di 500 dollari i 1.000 m3 e se i prezzi aumentano proporzionalmente nel 2009 nelle ex-repubbliche sovietiche, Gazprom guadagnerà circa 15 miliardi di dollari", ha stimato Pavel Sorokine, analista di UniCredit Aton.
Ormai si fa sempre più vicina l’ipotesi che il prezzo del gas continui a salire in maniera quasi proporzionale al rincaro del petrolio, e la fiammata dei prezzi potrebbe danneggiare l’economia europea, che potrebbe salvarsi solo se il cambio euro-dollaro non avrà la medesima impennata e arriverà ad essere di 2 a 1. La Russia potrebbe cadere nell’iperinflazione ma avrà sempre da parte sua la possibilità di aumentare le riserve interne e di utilizzare crediti e moneta occidentale a proprio vantaggio. Ad ogni modo, non bisogna cadere nella grande illusione che la Russia sia un patrono che veglia su Italia ed Europa, perché la sua strategia è forte e poderosa, è sempre ben studiata ed organizzata, ogni dettaglio non è lasciato al caso. Le partnership con Italia e Serbia sono direttamente strumentali alla costruzione della sua autostrada energetica, unica vera alternativa dell’Europa in quanto possiede già di fatto le fonti del Caucaso, mentre il patto di non belligeranza con Stati Uniti è necessario per addomesticare alleati difficili come lran e Cina. La sua tela "ortodossa" costruita intorno alla sua capillare intelligence sta riunendo tutti i Paesi della ex Unione Sovietica, dei Balcani Orientali e Occidentali, e così dell’Europa Orientale. Il fatto che intenda proporsi come alternativa agli Stati Uniti e costruire una nuova Bretton Woods non deve illuderci che essa rappresenti un "salvatore", perché resta sempre un colonizzatore che sa imporre le sue leggi quando si tratta di "business".