Non si arresta la corsa del petrolio greggio ed arriva a sfiorare nelle quotazioni di New York i 144 dollari il barile, mentre il traguardo dei 250 dollari da molti prospettato non sembra essere così lontano. L’andamento di petrolio ed energia ormai è costantemente monitorato da fondi di investimento e gruppi bancari che fanno da registi all’interno e dietro le quinte del mercato finanziario, manipolando informazioni, titoli e società. I grandi traders della finanza internazionale da tempo ormai hanno affondato i loro tentacoli sui meccanismi del mercato, acquistando titoli delle società che sfruttano giacimenti e fonti di energia, per poi immetterli in strani giri finanziari volti a dissimulare le capitalizzazioni. Alcuni anni a questa parte il mercato finanziario è ormai saturo di titoli la cui origine non viene chiarita e che puntualmente sono reinvestiti nelle securities di grandi banche d’affari. Il caso dei titoli finanziari delle società energetiche è stato seguito dalla nostra redazione in maniera molto vicina, portando alla luce i meccanismi di un’operazione volta a immettere titoli petroliferi falsi o non validi sul mercato, proposti come finanziamento ad incauti investitori con l’allettante proposta di grandi margini di utile, destinati però ad essere utilizzati come strumento di capitalizzazioni fittizie.
In particolare, abbiamo osservato i movimenti di alcuni titoli della Petrobras, major petrolifera brasiliana a partecipazione statale, che circa un anno fa sono stati acquistati dalla UBS. In quell’operazione la Banca ha letteralmente rastrellato titoli Petrobras emessi nel 1959, pagati a basso prezzo, utilizzati nella creazione di un enorme patrimonio in capitali con il successivo aumento delle quotazioni della società. Un'operazione studiata a tavolino e gestita da banche, advisor e società multinazionali probabilmente per ribaltare la situazione della stessa società petrolifera brasiliana, per poi utilizzare questo ricatto nei confronti del governo brasiliano nelle contrattazioni per la nazionalizzazione e le concessioni dello sfruttamento dei giacimenti. I titoli individuati sono stati sottoposti alla Petrobras la quale ha affermato che "i titoli non riconvertiti nel 1964 erano da considerarsi infruttiferi", smentendo addirittura le sentenze della Corte Superiore di Giustizia brasiliana che confermano la validità dei titoli. Possiamo calcolare che sulla base della valutazione attuale indicata dai Periti Brasiliani, ogni Titolo Petrobras emissione 1959, ha un valore periziato di US$ 850.000. Facendo un rapido calcolo, e cioè moltiplicando circa 1.000.000 di Titoli Petrobras rastrellati sulle piazze svizzere per US$ 850.000 - che è il valore periziato attuale - avremo il fantastico risultato di 850 miliardi di dollari. Questa operazione, sarebbe sufficiente a sistemare tutti i debiti finanziari che le maggiori banche internazionali hanno creato in questi ultimi venti anni, e ci riferiamo a Ubs Bank, Credit Suisse, Société Generale, Jp Morgan. Tanto per rendere l’idea di ciò che sta accadendo, basti pensare che singoli borkers, collegati a società di traders e queste a fiduciarie di importati banche d’affari, comprano sulle piazze di Zurigo un certo quantitativo di titoli negoziabili a $ 6.000 per Bond Netti al Venditore, ciascuno dei quali dotato di una perizia certificato.Poi, una volta acquistati i titoli, questi vengono incamerati dalle banche che imputando ad assets il titolo per un valore di 850.000 ciascuno. In un momento successivo il titolo viene utilizzato a garanzia di aumenti di capitale o di ricapitalizzazioni, che nella maggior parte delle volte, devono coprire perdite o manipolare un bilancio, per garantire il rialzo delle quotazioni, del rating.
E’ chiaro che il momento della raccolta dei titolo è fondamentale e molto delicato, è quello in cui vengono usati tutti i mezzi a loro disposizione, sia leciti che illeciti. Vengono organizzate delle vere centrali di raccolta dei titoli tramite mercati neri, usando qualsiasi tipo di gente, che nella maggior parte dei casi sono strani personaggi affiliati a massonerie e organizzazioni nate dal nulla in paradisi fiscali. È il cosiddetto mondo degli invisibili, che strisciano nelle pieghe del sistema finanziario e politico, allo scopo di creare un mercato alternativo in cui far bypassare ogni tipo di operazione. Si tratta di ambienti popolati da avvocati, brokers e "spioni", volutamente manipolati da grandi Banche al fine di portare a termine questo tipo di operazioni. Si nutrono e crescono in quei Paesi ancora in via di sviluppo, che non subiscono ancora controlli, ed in questo i Balcani rappresentano in vero e proprio vespaio. Montenegro, Albania, Kosovo, Macedonia, Bosnia, ossia Paesi che sono del tutto controllati da gruppi bancari e che sono stati trasformati in crocevia per smerciare e rastrellare titoli. Basta citare le strane operazioni finanziarie poste in essere dal Governo di Podgorica nelle sue triangolazioni con la Svizzera, per ottenere fondi necessari allo Stato e alla spesa sociale, ma il cui percorso non è stato ancora chiarito. E infine quello più recente del petrolio in Albania, che nel giro di pochi mesi sembra aver raddoppiato le sue riserve petrolifere dopo la scoperta di un giacimento da anni dichiarato infruttifero: il passaggio successivo è stato immediato, perché le quote della società concessionaria si sono moltiplicate esponenzialmente, senza però una reale motivazione.