Per oltre dieci anni, lo sceicco Hassan Nasrallah si è mostrato dinanzi alla comunità internazionale con le bandiere di Hezbollah, kalachnikov a pugno stretto su un fondo giallo e verde, per ricordare sistematicamente la distruzione dello stato dell'Israele. Qualche mese fa, tuttavia, prima dell'inizio degli scontri qualcosa è cambiato, i termini e i toni dei suoi comunicati si sono placati, e, lo scorso 8 marzo, al centro città di Beirut, ha deciso di stringere i suoi compatrioti intorno alla pace ed al dialogo. Si è rivolto al popolo libanese come un dirigente libanese, senza chiamare il popolo ad una resistenza musulmana contro gli occupanti stranieri.
A prima vista, Nasrallah, con il suo sogno di un Libano islamico, non è il genere di leader politico che si aspetta di vedere in un paese a larga popolazione cristiana, ma comunque in questi anni è diventato un importante attore della vita politica libanese.
Diaspora degli Hedzbollah
Anche se è considerato dalla comunità internazionale un fondamentalista islamico ed un capo terroristico, gli osservatori ufficiali israeliani e libanesi riconoscono che è molto intelligente, carismatico, e che ha il senso della politica. Riesce ad essere un fanatico delirante, e allo stesso tempo molto pragmatico, un serrato analista della situazione politca del Paese, perché ciò che vuole è essere un capo potente. Nasrallah non si presenta veramente come un terrorista, ma come un politico con l'apparenza di un fondamentalista, perché parla raramente di religione, più di politica o comunque di religione sotto un aspetto politico. Da molti ambienti accademici, viene definito un "uomo di un'intelligenza politica superiore" capace di anticipare il proprio avversario, anche se dinanzi a lui si presenta Israele o gli Stati Uniti. Nasrallah è un fenomeno raro tra i dirigenti arabi, e non solo perché vanta di avere respinto una presenza militare israeliana, ma anche perché non vive come un re, tra i lussi e gli sfarzi, bensì in un quartiere povero del sud di Beirut.
E mentre molti dirigenti arabi e musulmani non riconoscono Israele, negando persino di pronunciare il suo nome, preferendo il termine di "entità sionistica", Nasrallah si è rivolto agli israeliani ed ai loro dirigenti per far capire loro che assecondare le decisioni degli Inglesi e degli Americani non porterà alla pace tra Israele e Libano.
La prima invasione israeliana del Libano ha segnato il suo ruolo di politico, separandosi dal fronte del movimento sciita, guidato da Mousawi, che aveva delle relazioni con Israele e con i governi occidentali, destinato ad essere una facile pedina nelle mani della comunità internazionale portatrice di democrazia. I separatisti islamici hanno formato così gli Hezbollah.
Nel 1980, mentre la guerra civile libanese aizzava e fomentava rancori, il partito ha voluto separare le sue attività politiche dalle attività militari, e Nasrallah si è così accollato dell'aspetto politico del movimento. L'ala armata si sarebbe resa responsabile degli attacchi nel 1983 contro la flotta della marina americana e dell'attentato contro l'ambasciata americana di Beirut. I media allora chiamarono quest'ala armata, un'ala terroristica, perché ha al suo servizio, secondo la dirigenza militare statunitense più di 7 000 combattenti e parecchi campi di addestramento.
Quando nel febbraio 1992 Mousawi è stato ucciso, Nasrallah è stato eletto di nuovo da un consiglio di 11 membri alla carica di segretario generale. Dopo l'11 settembre, Nasrallah ha preferito concentrare i suoi sforzi per la costruzione di una larga rete sociale destinata ad aiutare gli Sciiti poveri del sud del paese e per l'espulsione delle forze israeliane del sud Libano. Sotto la direzione di Nasrallah, l'organizzazione ha acquistato un ruolo all'interno della politica internazionale completamente diverso, il movimento ha la sua rete televisiva satellitare, Al-Manar, che porta il suo messaggio ai milioni di telespettatori. Attualmente Al-Manar è stata censurata su iniziativa dello Stato Maggiore delle Forze armate israeliane. Accusato di diffondere dei programmi antisemiti, Al-Manar non è stato condannato mai per i tali fatti, ma è stata censurata per i motivi di ordine pubblico. Una decisione questa che è stata concepita esplicitamente proprio per sopprimere la voce della Resistenza libanese prima di attaccare e di distruggere il Libano. È un principio immutabile della propaganda: affinché una menzogna sembri una verità, conviene assicurarsi che nessuna voce dissidente la contraddica. Si è impedito che la televisione della Resistenza raggiungesse l'Europa e l'America.
Dall'assassinio dell'anziano Primo ministro Rafic Hariri in febbraio, il Libano si è diviso in due gruppi: uno di essi sostiene il dominio siriano sul Libano e l'altro si oppone. Ironicamente, anche se Nasrallah intrattiene delle relazioni strette con la Siria, il fronte di difesa del Libano, e anche se aderisce all'ideologia di una rivoluzione islamica sciita, Nasrallah non incoraggia questa idea, ossia non ha mai parlato di fare del Libano uno Stato islamico, essendo a maggioranza cristiana. La popolazione e la classe politica cristiana premono comunque per stabilire anche un dialogo con Nasrallah. Questo anche perché quando Nasrallah ha compreso che un giorno il suo movimento diventerà a pieno titolo un partito politico, si è aperto verso le altre comunità per creare un dialogo e una collaborazione. Ma affinché ciò accada, occorre che venga garantita l'esistenza degli Hedzibollah una volta cessata la resistenza armata, ipotesi considerata anche dallo stesso Nasrallah, che ha valutato anche una possibilità di disarmo, assecondando in un certo senso la risoluzione ONU.
Il problema è capire le ambizioni di Nasrallah: se vuole essere uno dei quattro capi delle etnie in libano (cristiana, sciita, druze, o sunnita) o se vuole diventare il più potente. È ovvio che per raggiungere una tale posizione di potere, molti dovranno essere i compromessi da accettare, a volte anche non trasparenti. Il fatto che Nasrallah abbia un certo ascendente sulla resistenza libanese, e goda allo stesso tempo di un favor tra gli ambienti cristiani, fa di lui un probabile leader, forse designato dalle stesse forze Onu, che per lo scopo lo manipoleranno e lo useranno a tempo debito. La guerra e l'anarchia che seguirà l'intervento delle forze di contrapposizione non risparmierà nessuno, e sarà allora che il Paese, più debole che mai, sarà in balia dei capi spirituali, dei simboli della resistenza e della pace.
A prima vista, Nasrallah, con il suo sogno di un Libano islamico, non è il genere di leader politico che si aspetta di vedere in un paese a larga popolazione cristiana, ma comunque in questi anni è diventato un importante attore della vita politica libanese.
Diaspora degli Hedzbollah
Anche se è considerato dalla comunità internazionale un fondamentalista islamico ed un capo terroristico, gli osservatori ufficiali israeliani e libanesi riconoscono che è molto intelligente, carismatico, e che ha il senso della politica. Riesce ad essere un fanatico delirante, e allo stesso tempo molto pragmatico, un serrato analista della situazione politca del Paese, perché ciò che vuole è essere un capo potente. Nasrallah non si presenta veramente come un terrorista, ma come un politico con l'apparenza di un fondamentalista, perché parla raramente di religione, più di politica o comunque di religione sotto un aspetto politico. Da molti ambienti accademici, viene definito un "uomo di un'intelligenza politica superiore" capace di anticipare il proprio avversario, anche se dinanzi a lui si presenta Israele o gli Stati Uniti. Nasrallah è un fenomeno raro tra i dirigenti arabi, e non solo perché vanta di avere respinto una presenza militare israeliana, ma anche perché non vive come un re, tra i lussi e gli sfarzi, bensì in un quartiere povero del sud di Beirut.
E mentre molti dirigenti arabi e musulmani non riconoscono Israele, negando persino di pronunciare il suo nome, preferendo il termine di "entità sionistica", Nasrallah si è rivolto agli israeliani ed ai loro dirigenti per far capire loro che assecondare le decisioni degli Inglesi e degli Americani non porterà alla pace tra Israele e Libano.
La prima invasione israeliana del Libano ha segnato il suo ruolo di politico, separandosi dal fronte del movimento sciita, guidato da Mousawi, che aveva delle relazioni con Israele e con i governi occidentali, destinato ad essere una facile pedina nelle mani della comunità internazionale portatrice di democrazia. I separatisti islamici hanno formato così gli Hezbollah.
Nel 1980, mentre la guerra civile libanese aizzava e fomentava rancori, il partito ha voluto separare le sue attività politiche dalle attività militari, e Nasrallah si è così accollato dell'aspetto politico del movimento. L'ala armata si sarebbe resa responsabile degli attacchi nel 1983 contro la flotta della marina americana e dell'attentato contro l'ambasciata americana di Beirut. I media allora chiamarono quest'ala armata, un'ala terroristica, perché ha al suo servizio, secondo la dirigenza militare statunitense più di 7 000 combattenti e parecchi campi di addestramento.
Quando nel febbraio 1992 Mousawi è stato ucciso, Nasrallah è stato eletto di nuovo da un consiglio di 11 membri alla carica di segretario generale. Dopo l'11 settembre, Nasrallah ha preferito concentrare i suoi sforzi per la costruzione di una larga rete sociale destinata ad aiutare gli Sciiti poveri del sud del paese e per l'espulsione delle forze israeliane del sud Libano. Sotto la direzione di Nasrallah, l'organizzazione ha acquistato un ruolo all'interno della politica internazionale completamente diverso, il movimento ha la sua rete televisiva satellitare, Al-Manar, che porta il suo messaggio ai milioni di telespettatori. Attualmente Al-Manar è stata censurata su iniziativa dello Stato Maggiore delle Forze armate israeliane. Accusato di diffondere dei programmi antisemiti, Al-Manar non è stato condannato mai per i tali fatti, ma è stata censurata per i motivi di ordine pubblico. Una decisione questa che è stata concepita esplicitamente proprio per sopprimere la voce della Resistenza libanese prima di attaccare e di distruggere il Libano. È un principio immutabile della propaganda: affinché una menzogna sembri una verità, conviene assicurarsi che nessuna voce dissidente la contraddica. Si è impedito che la televisione della Resistenza raggiungesse l'Europa e l'America.
La televisione degli Hedzibollah censurata
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Dall'assassinio dell'anziano Primo ministro Rafic Hariri in febbraio, il Libano si è diviso in due gruppi: uno di essi sostiene il dominio siriano sul Libano e l'altro si oppone. Ironicamente, anche se Nasrallah intrattiene delle relazioni strette con la Siria, il fronte di difesa del Libano, e anche se aderisce all'ideologia di una rivoluzione islamica sciita, Nasrallah non incoraggia questa idea, ossia non ha mai parlato di fare del Libano uno Stato islamico, essendo a maggioranza cristiana. La popolazione e la classe politica cristiana premono comunque per stabilire anche un dialogo con Nasrallah. Questo anche perché quando Nasrallah ha compreso che un giorno il suo movimento diventerà a pieno titolo un partito politico, si è aperto verso le altre comunità per creare un dialogo e una collaborazione. Ma affinché ciò accada, occorre che venga garantita l'esistenza degli Hedzibollah una volta cessata la resistenza armata, ipotesi considerata anche dallo stesso Nasrallah, che ha valutato anche una possibilità di disarmo, assecondando in un certo senso la risoluzione ONU.
Il problema è capire le ambizioni di Nasrallah: se vuole essere uno dei quattro capi delle etnie in libano (cristiana, sciita, druze, o sunnita) o se vuole diventare il più potente. È ovvio che per raggiungere una tale posizione di potere, molti dovranno essere i compromessi da accettare, a volte anche non trasparenti. Il fatto che Nasrallah abbia un certo ascendente sulla resistenza libanese, e goda allo stesso tempo di un favor tra gli ambienti cristiani, fa di lui un probabile leader, forse designato dalle stesse forze Onu, che per lo scopo lo manipoleranno e lo useranno a tempo debito. La guerra e l'anarchia che seguirà l'intervento delle forze di contrapposizione non risparmierà nessuno, e sarà allora che il Paese, più debole che mai, sarà in balia dei capi spirituali, dei simboli della resistenza e della pace.