Qualcosa sta cambiando: decisioni che, per quanto illogiche e disapprovabili, erano state prese e approvate, sono state in questi giorni in parte ribaltate. Questo capovolgimento dei fronti indica, sopra di ogni altra cosa, la manifestazione di un volere o la semplice intenzione di prendere tempo per poter profittare maggiormente in futuro.
Mosca ha dato vita ad un'alleanza russo-algerina, tra Gazprom, Lukoil e Sonatrach per dar vita a dei progetti di comune interesse e portati a termine da un'azione comune, quali lo scambio di attività nelle società coinvolte nella distribuzione del gas, investimenti in paesi terzi e aumento della produzione di Gas Liquefatto. La maior russa Lukoil e la Sonatrach algerina forniranno petrolio e gas alla Gazprom, che invece si estenderà come piovra su tutta la rete distributiva del gas. Questo accordo segna la nascita di una vera e propria Opec del Gas, riproponendo così il progetto degli inizi degli anni '90, che darà a Russia ed Algeria, un potere indiscusso e metterà in seria crisi i sistemi energetici dei paesi europei fortemente dipendenti rispetto ai mercati degli idrocarburi, e anche se il rischio si è proposto da molto tempo nessuno lo hai mai preso seriamente in considerazione.
Inoltre, Sonatrach sarebbe disposta a cedere a Gazprom una quota della sua partecipazione nel gasdotto sottomarino "Galsi" che collega l'Italia all'Algerina facendo tappa in Sardegna, in modo da poter entrare subito nella rete distributiva del Sud Italia. Fra poco arriverà il gas del bacino dello Shtokman, alla cui estrazione parteciperanno solo 3 tra la Statoil e la Hydro (norvegesi), la Total, e poi la Conoco-Philips e la Chevron, fermo restando che la Russia vuole collaborare con il team norvegese e con nessun soggetto americano. Gazprom e Lukoil sono in corsa per aggiudicarsi in Venezuela il diritto di sfruttamento per 25 anni di sei campi estrattivi di metano.
Tale situazione di pericoloso monopolio è stata denunciata dalla EU che giudica questo evento come unaa presa di potere della Russia e dell'Algeria, dietro la quale si nasconde anche la Francia. Non è un caso che Gaz de France ha ceduto alcune delle sue navi cisterne da utilizzare per portare il gas liquefatto in America.
Mentre Gazprom cresceva e invadeva tutti i mercati, l'Italia, grazie al decreto Bersani per l'Energia imponeva ad Eni la dismissione di Finam e Snam, ossia della sua rete distributiva. Allo stesso tempo Prodi ha intanto stretto un accordo con la Russia per la creazione di una banca per promuovere l'integrazione del mercato del gas, il quale, secondo tali accordi, dovrà essere scambiato in "rubli convertibili" e non più in dollari.
Ora sembra che l'atteggiamento sia veramente cambiato, e che ora, dinanzi ad un conflitto dal potenziale potere distruttivo, l'UE comincia a schierarsi contro il blocco Russia-Francia che si era formato durante un vertice di discussione per la pace del G8. Non solo esiste un collegamento tra le due sfere politico-economico, ma sta cominciando a delinearsi proprio una presa di posizione sul mercato che altri Stati vogliono fermare.
In questa guerra diplomatica, l'Italia assume sempre una situazione molto flessibile, perché mentre risuona la denuncia della Comunità Europea sulla pericolosità della formazione di questo cartello energetico, forse solo per chiudere e fermare la Russia, Bersani mette decide per la cessione della Snam nonostante Scaroni fosse contrario. Questi ha sempre sostenuto che sebbene l'Eni riesca ad acquistare lo sfruttamento di alcuni giacimenti in Russia, avrebbe comunque perso il canale della distribuzione senza un reale vantaggio in termini di costi per i consumatori.
Allo stesso tempo, Bersani si prepara ad affrontare l'inverno con due decreti che si dovrebbero aiutare a non intaccare le scorte di gas, deregolamentando i limiti delle quote di importazione, imponendo lo sfruttamento del gas nelle stagioni di consumo e di importazione, e prevedendo che nelle società di energia il 10% di contratti di importazione siano inamovibili. Insomma l'Italia deve risparmiare energia se vuol fare passare quest'inverno senza le crisi energetiche dell'Ucraina: non conviene mai scontrarsi con la Russia.
Evidentemente, il gasdotto BTC sponsorizzato dalla coalizione Anglo-americano-israeliana consentirà di far concorrenza alla Russia togliendole mercato e potere sulla scena internazionale. Questo che si sta facendo è un gioco un po' pericoloso, perché cambiare di colpo idea non è sempre un buon segno: la nostra controparte è comunque una grande potenza che può mettere in ginocchio l'economia nazionale.
Ora a questo punto nuove domande si pongono, e prima tra tutte il perché il governo abbia deciso di negare la fusione di Abertis-Autostrade. Non si è detto nulla sino ad ora, mentre adesso si parla si conflitto di interessi del costruttore all'interno dell'azionariato della società controllante l'impresa che è titolare della concessione statale. Nella lettera di Padoa-Schioppa e Di Pietro viene spiegato che la fusione non è compatibile con il rapporto di concessione, con le regole della privatizzazione e con gli impegni presi della concessionaria. Infatti la fusione provocherebbe un cambiamento del soggetto che, a conti fatti, è il proprietario della società e dunque il concessionario di fatto.
La cosa che tuttavia resta da chiarire, è che il Governo ha detto che la fusione potrebbe essere approvata se si cambia l'assetto delle partecipazioni, per cui una condizione è stata dettata, in un certo senso. E poi, come mai i soci di Abertis sono così convinti che Prodi "non abbia nessun interesse a bloccare questa operazione"?
Un altro cambiamento di politica, che pone molti altri interrogativi, ai quali potremo dare risposta solo quando a settembre sarà finalmente reso noto il piano delle grandi opere da realizzare. Vedremo dunque l'importanza che sarà data a ciascuna e rileveremo se davvero qualche cosa è cambiato in vista di questo grande conflitto mediorientale.
Mosca ha dato vita ad un'alleanza russo-algerina, tra Gazprom, Lukoil e Sonatrach per dar vita a dei progetti di comune interesse e portati a termine da un'azione comune, quali lo scambio di attività nelle società coinvolte nella distribuzione del gas, investimenti in paesi terzi e aumento della produzione di Gas Liquefatto. La maior russa Lukoil e la Sonatrach algerina forniranno petrolio e gas alla Gazprom, che invece si estenderà come piovra su tutta la rete distributiva del gas. Questo accordo segna la nascita di una vera e propria Opec del Gas, riproponendo così il progetto degli inizi degli anni '90, che darà a Russia ed Algeria, un potere indiscusso e metterà in seria crisi i sistemi energetici dei paesi europei fortemente dipendenti rispetto ai mercati degli idrocarburi, e anche se il rischio si è proposto da molto tempo nessuno lo hai mai preso seriamente in considerazione.
Inoltre, Sonatrach sarebbe disposta a cedere a Gazprom una quota della sua partecipazione nel gasdotto sottomarino "Galsi" che collega l'Italia all'Algerina facendo tappa in Sardegna, in modo da poter entrare subito nella rete distributiva del Sud Italia. Fra poco arriverà il gas del bacino dello Shtokman, alla cui estrazione parteciperanno solo 3 tra la Statoil e la Hydro (norvegesi), la Total, e poi la Conoco-Philips e la Chevron, fermo restando che la Russia vuole collaborare con il team norvegese e con nessun soggetto americano. Gazprom e Lukoil sono in corsa per aggiudicarsi in Venezuela il diritto di sfruttamento per 25 anni di sei campi estrattivi di metano.
Tale situazione di pericoloso monopolio è stata denunciata dalla EU che giudica questo evento come unaa presa di potere della Russia e dell'Algeria, dietro la quale si nasconde anche la Francia. Non è un caso che Gaz de France ha ceduto alcune delle sue navi cisterne da utilizzare per portare il gas liquefatto in America.
Mentre Gazprom cresceva e invadeva tutti i mercati, l'Italia, grazie al decreto Bersani per l'Energia imponeva ad Eni la dismissione di Finam e Snam, ossia della sua rete distributiva. Allo stesso tempo Prodi ha intanto stretto un accordo con la Russia per la creazione di una banca per promuovere l'integrazione del mercato del gas, il quale, secondo tali accordi, dovrà essere scambiato in "rubli convertibili" e non più in dollari.
Ora sembra che l'atteggiamento sia veramente cambiato, e che ora, dinanzi ad un conflitto dal potenziale potere distruttivo, l'UE comincia a schierarsi contro il blocco Russia-Francia che si era formato durante un vertice di discussione per la pace del G8. Non solo esiste un collegamento tra le due sfere politico-economico, ma sta cominciando a delinearsi proprio una presa di posizione sul mercato che altri Stati vogliono fermare.
In questa guerra diplomatica, l'Italia assume sempre una situazione molto flessibile, perché mentre risuona la denuncia della Comunità Europea sulla pericolosità della formazione di questo cartello energetico, forse solo per chiudere e fermare la Russia, Bersani mette decide per la cessione della Snam nonostante Scaroni fosse contrario. Questi ha sempre sostenuto che sebbene l'Eni riesca ad acquistare lo sfruttamento di alcuni giacimenti in Russia, avrebbe comunque perso il canale della distribuzione senza un reale vantaggio in termini di costi per i consumatori.
Allo stesso tempo, Bersani si prepara ad affrontare l'inverno con due decreti che si dovrebbero aiutare a non intaccare le scorte di gas, deregolamentando i limiti delle quote di importazione, imponendo lo sfruttamento del gas nelle stagioni di consumo e di importazione, e prevedendo che nelle società di energia il 10% di contratti di importazione siano inamovibili. Insomma l'Italia deve risparmiare energia se vuol fare passare quest'inverno senza le crisi energetiche dell'Ucraina: non conviene mai scontrarsi con la Russia.
Evidentemente, il gasdotto BTC sponsorizzato dalla coalizione Anglo-americano-israeliana consentirà di far concorrenza alla Russia togliendole mercato e potere sulla scena internazionale. Questo che si sta facendo è un gioco un po' pericoloso, perché cambiare di colpo idea non è sempre un buon segno: la nostra controparte è comunque una grande potenza che può mettere in ginocchio l'economia nazionale.
Ora a questo punto nuove domande si pongono, e prima tra tutte il perché il governo abbia deciso di negare la fusione di Abertis-Autostrade. Non si è detto nulla sino ad ora, mentre adesso si parla si conflitto di interessi del costruttore all'interno dell'azionariato della società controllante l'impresa che è titolare della concessione statale. Nella lettera di Padoa-Schioppa e Di Pietro viene spiegato che la fusione non è compatibile con il rapporto di concessione, con le regole della privatizzazione e con gli impegni presi della concessionaria. Infatti la fusione provocherebbe un cambiamento del soggetto che, a conti fatti, è il proprietario della società e dunque il concessionario di fatto.
La cosa che tuttavia resta da chiarire, è che il Governo ha detto che la fusione potrebbe essere approvata se si cambia l'assetto delle partecipazioni, per cui una condizione è stata dettata, in un certo senso. E poi, come mai i soci di Abertis sono così convinti che Prodi "non abbia nessun interesse a bloccare questa operazione"?
Un altro cambiamento di politica, che pone molti altri interrogativi, ai quali potremo dare risposta solo quando a settembre sarà finalmente reso noto il piano delle grandi opere da realizzare. Vedremo dunque l'importanza che sarà data a ciascuna e rileveremo se davvero qualche cosa è cambiato in vista di questo grande conflitto mediorientale.