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18 agosto 2006

Le false rivoluzioni

Il governo della Repubblika Srpska ha concluso nella giornata di ieri un importante accordo per la distribuzione del gas con Gazprom, che si conferma la maior detentrice indiscussa del monopolio nel mercato del gas europeo. La sua posizione viene maggiormente confermata dall'armistizio sul gas firmato tra Mosca e Kiev, che prevede prezzi bloccati e maxiforniture fino alla fine dell'anno, in modo da ristabilire le riserve terminate dal gelido inverno scorso.
La notizia viene accolta con piacere anche dall'Eni, che vede in questo accordo spiragli positivi per la fornitura di gas anche per l'Italia, che potrà così superare anche quest'inverno. Va comunque frenato l'entusiasmo, perché, come ricorda Scaroni, siamo un paese troppo dipendente, e probabile preda dell'asse russo-algerino, l'opec del gas; tuttavia la soluzione da questi individuata, ossia la costruzione di gassificatori sulla costa del mediterraneo per poter fruire di fonti di approvvigionamento diversificate. Stiamo andando infatti incontro ad un'epoca in cui il mercato del gas si stabilizzerà intorno ad un prezzo e il suo aumento verso punti critici, chiederà l'introduzione di una nuova energia. Questo punto limite sicuramente verrà raggiunto molto prima di quanto non sia accaduto con il petrolio, considerando che in questo delicato momento il gas si è già apprezzato del 30% in America. Il gas naturale è pur sempre una fonte fossile, destinata ad esaurirsi anche in breve tempo, ma sarà ancora utile alle lobbies petrolifere per poter intanto fare gli investimenti per creare nuovi cartelli, come quello dell'acqua per esempio. Le infrastrutture che si intendono costruire non sono altro che dei legacci e delle gabbie in cui noi stessi ci rinchiudiamo perché ci costringono ad anni di ammortamento degli investimenti fatti, e ritardano sempre più quelli per l'energie alternative e per l'avvento della free energy. Questa è una trappola voluta e studiata per asservire una nazione, non con la minaccia di chiudere i rubinetti, bensì con dei vincoli per evitare che si renda indipendente energeticamente. È ovvio che la free energy dovrà partire dal basso e non dall'alto.

Si è giunti dunque a questa situazione di "sicurezza energetica" nelle mani della Russia grazie proprio alle false rivoluzioni che hanno portato migliaia di persone a sfilare in piazza: credendo di combattere per un colore politico, hanno fatto il loro stesso gioco. Ci riferiamo ovviamente alle pressioni per le liberalizzazioni del mercato energetico contro i cartelli Enel e Eni, e a quella che nei mesi scorsi è stata definita la "rivoluzione arancione". Era costata più di 65 milioni di dollari quella rivoluzione all'America, e solo un anno e mezzo dopo il grande colpo pare fallito, perché i partiti filo-russi sono tornati al potere, dopo la lunga crisi politica seguita alle elezioni del 26 marzo. Non avendo trovato un accordo sulla formazione del nuovo governo, e a causa delle pressioni dell'Unione Europea che gridava ai brogli elettorali, si è deciso per la nomina in qualità di primo ministro il leader dell’opposizione filo-russa Viktor Yanukovych, che intanto aveva dato vita a una coalizione di maggioranza nel Parlamento ucraino. Yanukovych viene nominato primo Ministro a condizione che continui la politica filo-occidentale portata avanti sino ad ora, con riferimento all'integrazione nella Nato, nell’Ue e nel Wto, e soprattutto nella rete di gasdotti occidentali che parte dal Mar Caspio tramite la pipeline-bretella Odessa-Brody: una manovra questa affine alla politica dell’Europa nelle forniture di gas dalla Russia. Tutto questo non sarebbe stato possibile, tuttavia, senza la rivoluzione popolare, che ha così legittimato una certa classe politica che si è così definita "espressione della sovranità popolare". La fine della rivoluzione si è avuta così come il suo inizio, ossia tramite un accordo delle due grandi potenze che si sono elegantemente divise le competenze dopo essersi scontrati in Ucraina durante un lungo inverno freddo. Alla rivoluzione arancione, la Russia ha risposto chiudendo il gas, mentre ora il governo arancione cede il premeriato chiedendo in cambio del favore dell'accordo con Gazprom, il sostenimento di decisioni pro-occidente. L'accordo tacito tra Russia e Usa qui è stato proprio eclatante, o comunque maggiore rispetto a quanto è avvenuto in Georgia e Libano, trascorso nel completo silenzio.

La Russia vede aggirati i suoi territori tramite una pipeline della British Petroleum, ma il silenzio sulla risoluzione emanata la dice lunga sulla posizione "comoda" di Putin: cercherà infatti di spuntare le migliori condizioni economiche per le sue imprese.Quando in Albania il Presidente Sali Berisca ha deciso di far luce sui lavori della British Petroleum all'interno dell'Albania, chiedendo una perquisizione da parte della guardia di finanza, l'intera nazione è stata privata della luce per mesi: il governo dovette porgere pubblicamente le sue scuse al FMI.


Ormai le associazioni di categorie si sono vendute e sono le armi delle multinazionali, così come "la rosa nel pugno", che abbaia sempre al momento opportuno, che non è né di destra né di sinistra, ma dei Banchieri : con i loro scioperi della fame in realtà ingrassano.
La famosa strage di Beslan, di cui la stampa parlò come di un attentato dei separatisti ceceni collegati con le cellule terroristiche di Al Queda, e diede indirettamente la responsabilità di quel macabro gesto alla Russia. In realtà quella strage è stata organizzata da veri contractor, da agenzie private, e infatti il governo russo pubblicamente dichiarò che proveniva dall'estero quell'attentato, così come il governo Indiano ha parlato dello tsunami come catastrofe, e non come un fenomeno naturale.

Dobbiamo essere molto vigili perchè l'Italia oggi è costretta a fare la guerra dell'America, perché è la nazione europea più debole. Il nostro esercito correrà un grandissimo rischio, che non avrà nulla a che vedere con quanto accaduto a Nassirya. Vi è il rischio che le forze israeliane boicotteranno, ammazzeranno e tradiranno le forze della coalizione per dare la responsabilità a Hezbollah: deve rifarsi infatti dell'umiliazione subita e sta ora giocando una partita per la soppravvivenza, e per riacquistare un equilibrio freddo con l'Europa.

Stanno ora allo stesso tempo uccidendo i musulmani e fomentando una guerra interna e intestina in Europa, mediante leggi e provvedimenti che favoriscano innanzitutto i movimenti migratori verso l'Occidente, per poi cancellare gradualmente le loro origini e adeguare la loro cultura ed etnia ai cdd. standard europei. Questo senz'altro porterà a scontri civili, a malumori tra cittadini originari e cittadini assimilati, così come alla frammentazione dei musulmani: quelli laicizzati si scontreranno contro quelli religiosi, e poi tutti contro il modello europeo. Quelli che cresceranno un domani in Europa, serviranno come dirigenti di comitati e istituzioni politiche nei paesi da colonizzare, per difendere le lobbies da eventuali proteste inaspettate dei governi locali. Stiamo dunque creando i nuovi laici, persone che verranno poste al governo di un Paese dopo il suo destabilizzamento politico-monetario, come infatti è accaduto all'Iraq e all'Afganistan. Questo viene definito "governo in esilio", composto da persone molto spesso cacciate dai loro paesi natii, che volevano prendere il potere, personaggi che politicamente aveva preso soldi dalle ong oppure dalle ambasciate. Vengono così create queste false istituzioni perché in ogni caso nessuno sa nulla di queste persone spiantate, che una volta giunte al potere predicano e pretendono di essere dei padroni. I servizi segreti europei e americani pagano agenti del servizio segreto locali per farsi consegnare prove di corruzioni che poi verranno usate dalle multinazionali che finanziano le piccole associazioni.