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21 giugno 2007

Il segreto della canapa e della sua criminalizzazione


Oggi si parla ancora di proibizionismo o legalizzazione della marijuana, o meglio della cannabis, ma forse non tutti conoscono la vera ragione per cui questa pianta viene considerata una minaccia per la società. Il motivo non ha nulla a che fare con i suoi effetti sulla mente e sul corpo, la cannabis non è una minaccia per la società civile, bensì per il sistema economico che si regge sul petrolio, sull'alcol, sulle industrie di tabacco, sui derivati petrolchimici . La verità è che se la marijuana fosse utilizzata in tutti i suoi aspetti e sfruttata per la varietà delle sue caratteristiche, entrerebbe sul mercato mondiale per distruggerlo, perché creerebbe un sistema economico basato su risorse naturali e inesauribili. Per difendersi dagli effetti della introduzione della marijuana, simili a quelli di una guerra mondiale, il sistema ha creato una grande disinformazione su di una pianta estremamente versatile che è in grado di produrre una grandissima varietà di materiali e di fonti di energia. Innanzitutto occorre sapere che la stessa parola marijuana è stata creata per indicare uno stupefacente e far dimenticare il vero nome che è quello della cannabis, la canapa.
Da questa è possibile estrarre materie prime per la produzione della carta, della stoffa, delle resine speciali che consentono di produrre vernici e derivati petrolchimici: primo tra tutti del carburante naturale, una plastica che è dieci volte più resistente dell'acciaio. Inoltre, da essa si estraggono materiali per la costruzione edile, mangimi, medicinali naturali e farine per alimenti. Insomma, la canapa, conosciuta dall'uomo da oltre 200 anni come pianta nobile, è una fonte inesauribile di risorse industriali ed energetiche. Del fatto che l'uomo da sempre la utilizza nel suo sistema economico ci sono molte prove, ma le lobbies del petrolio hanno completamente camuffato questa parte della storia e si è persa quell'antica tradizione su cui si basava lo sviluppo e l'evoluzione dell'uomo.
Infatti, l'Enciclopedia Britannica fu stampata su carta di canapa per 150 anni, tutti i libri scolastici fino al 1880 erano stampati su canapa, veniva utilizzata per pagare le tasse in America sin dal 1631. I più grandi Presidenti degli Stati Uniti, come George Washington, Thomas Jefferson e gli altri padri fondatori coltivavano canapa, Benjamin Franklin possedeva uno dei primi mulini di carta in America e coltivava canapa. Le prime Bibbie, le mappe, le tabelle, le prime carte della Dichiarazione dell'Indipendenza e la Costituzione sono state fatte con la canapa, e di canapa era anche la prima bandiera degli Stati Uniti. Nel 1916 gli Stati Uniti emanarono un decreto che stabiliva che la carta poteva essere fatta con la canapa e che nessun albero doveva essere tagliato: il rapporto stabiliva che per ogni acro di canapa, occorreva coltivarne 4 di alberi. Con le resine della canapa vennero prodotte le prime vernici, e il primo modello T di Henri Ford era alimentato da carburante estratto dalla canapa, e l'auto stessa venne costruita con la plastica della canapa.

Se tutto questo è vero, allora perché una pianta è stata messa fuori legge? La coltura di canapa non danneggiano l'ambiente, seguono un ciclo di vita biologico per cui è inesauribile, riduce l'inquinamento e riesce a crescere su qualsiasi tipo di terreno. Le lunghe radici lunghe penetrano e rompono il suolo per lasciarlo in condizione perfetta per il raccolto del prossimo anno: l'arbusto è sottile e si erge dal suolo senza subire l'attacco delle erbacce e di parassiti.
Sino agli inizi di questo secolo la canapa era stata scelta dalle grandi società come fonte di materia prima.
Nel 1937, la Dupont brevettò i processi per fare la plastica da petrolio e carbone, e lì qualcosa cambiò . Il Rapporto Annuale di Dupont esortò i suoi azionisti ad investire nella sua divisione petrolchimica e nuova, impegnata nella produzione di materiali sintetici come plastica, cellophane, celluloide, metanolo, nailon, rayon, Dacron, ecc., tutti prodotti derivati da petrolio. La naturale industrializzazione della canapa avrebbe rovinato l'80% degli affari della Dupont. Gli azionisti delle petrolchimiche riuscirono a raggiungere il governo, creando delle lobbies, e stilarono dei rapporti scientifici che dichiararono la canapa fu dichiarata pericolosa, ma soprattutto una minaccia per le loro imprese per miliardi di dollari : il grande pericolo venne chiamato "marihuana" utilizzando una parola in gergo messicano molto ambigua ed esotica, in modo che rimanesse nelle generazioni future come una droga. Fu alimentata un'improvvisa campagna mediatica di criminalizzazione, indicando la "marihuana" come la causa di molteplici incidenti mortali. Il 14 aprile 1937, venne emanata così la legge che proibiva la Prohibitive Marihuana Tax Law da parte del
House Ways and Means Committee, tra i cui componenti vi era anche un dirigente Dupont.
Il Congresso così proibì canapa perché venne definita uno stupefacente che usurava la mente e lo spirito dell'uomo, provocando la distorsione della realtà e un istinto di violenza.


I Governi dovrebbero oggi rendersi conto che non abbiamo bisogno del petrolio per alimentare l'industria petrolchimica - se questo fosse il problema della eliminazione totale del petrolio dal mercato - perché vi sono vegetali come la canapa, una vera pianta nobile, da cui è possibile estrarre le materie prime necessarie. Per cui cosa si nasconde dietro gli OGM, dietro la politica monetaria e, ancora, il petrodollaro? Si nasconde il nome di una pianta, la canapa, che non è ciò che i partiti e le associazioni vogliono far intendere parlando di liberalizzazione delle droghe: le loro campagne di liberalizzazione sono ancor più pericolose perché alimentano la disinformazione perché confondono infatti la canapa, che è una pianta, con la maruijana che è un composto.
Occorre liberarsi da questi preconcetti della controinformazione manipolata dalle stesse lobbies che controllano il mercato del petrolio e il sistema monetario. Se si deve combattere per la legalizzazione, occorre combattere per difendere una pianta preziosa per l'umanità.