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05 giugno 2007

L'Argentina vittima dell'illusione monetaria


Nancy Soderberg, co-presidente di American Task Force Argentina (ATFA), ha partecipato insieme all'ambasciatore argentino in Italia e al viceministro italiano degli Esteri, ad un dibattito sull'impatto della ristrutturazione del debito argentino, tenutosi a Milano. Fulcro delle discussioni sono le problematiche legate all'emissione di buoni del tesoro argentini e cosa possa essere fatto per risolvere il problema degli oltre 20 miliardi di dollari americani del debito che restano insoluti. L'ATFA ha infatti indicato che le perdite dirette subite dai creditori furono quasi di 84.000 milioni di dollari. I paesi più colpiti furono l'Italia, 13.700 milioni, Stati Uniti, 9.000 milioni, e Germania, 4.400 milioni.
L'American Task Force Argentina, ha avuto modo di sottolineare che l'Argentina è oggi in grado di pagare i suoi debiti fornendo una garanzia di oltre di 40.000 milioni di dollari in riserve internazionali, il doppio dell'importo totale degli insoluti nei confronti di creditori internazionali ed argentini . L'esistenza di tali fondi record dell'Argentina è quanto più rafforzata dalla crescita del 9 % del PIL, e con una crescita ad un ritmo di più di 61.000.000$ in termini di produzione. Il gruppo dell'AFTA continua tuttavia a chiedere agli Stati del G8 che facciano pressioni sul governo argentino affinchè garantisca ora che sta uscendo dalla sua crisi, migliori pagamenti agli investitori che si videro danneggiati dalla crisi che scosse al paese in 2001. Il gruppo di creditori che cerca di recuperare il denaro perso dagli investitori, quando l'Argentina si dichiarò in mora nel 2001, segnala che con 40.000 milioni di dollari in riserva, la nazione sud-americana si trova nella giusta posizione per rinegoziare il piano dei pagamenti progettato nel 2005, e garantire così maggiori condizioni di solvibilità. Il problema che è stato sollevato è che se l'Argentina non paga quello che deve si potrebbe rischiare che altri paesi la imitino, e così anche i finanziatori potrebbero esitare e rifiutare di concedere finanziamenti alle Nazioni in via di sviluppo.


La strada è stata indicata dal gruppo dei creditori è che l'Argentina rinegozi il suo debito, perché si è rimessa in sesto ed è ormai pronta a ritornare sui mercati internazionali: se vuole ritornare a competere a grandi livelli deve onorare degnamente i suoi debiti. Dunque per rientrare sui mercati internazionali l'Agentina verrà privata delle sue riserve in via istantanea, perché dovranno essere subito destinate a mettere in garanzia i crediti insoluti e a non compromettere la credibilità stessa dello Stato.
La crisi argentina per molti aspetti è stata più profonda e grave di quelle che ha colpito negli ultimi anni Messico e Brasile, perché si è innescata una terribile crisi sociale a causa della crescita impetuosa del movimento dei piqueteros, i licenziati o disoccupati cronici. Le grandi società straniere e argentine erano state autorizzate a portare via milioni di dollari subito prima dell’inevitabile svalutazione del peso. Il governo è rimasto paralizzato e forse i veri responsabili dei crimini economici, gli organismi internazionali che hanno distrutto il paese hanno rifiutato di contribuire al risanamento.
L'aumento del debito estero, pubblico e privato, è una delle cause principali del deterioramento della situazione: il debito pubblico si era mantenuto stabile alla fine degli anni '80 e all'inizio degli anni '90, grazie all'afflusso di ingenti capitali frutto delle privatizzazioni di imprese pubbliche che davano l'illusione di una stabilizzazione dell'economia. Ma una volta esauriti i fondi delle privatizzazioni, il debito pubblico ha ripreso a galoppare e furono chiesti in prestito capitali per pagare gli interessi del proprio debito. La politica di apertura alle importazioni e la sopravvalutazione della moneta locale, stabilendo un cambio fisso con il dollaro, ha compromesso la bilancia commerciale: le esportazioni sono crollate mentre il mercato è stato invaso dai prodotti esteri, danneggiando l'industria locale. La disoccupazione aumentò a dismisura come il debito con l'estero, che non no fu placato dalle privatizzazioni in quanto nonostante la cessione dei gioielli di Stato, il governo continuava a chiedere prestiti. L'evasione fiscale delle imprese straniere è una delle prime cause del disavanzo, al quale bisogna aggiungere la ridotta pressione fiscale sugli alti redditi e gli enormi trasferimenti di risorse pubbliche verso i grandi gruppi economici, soprattutto nei settori finanziari.
La privatizzazione della previdenza sociale e la riduzione dei contributi versati dal mondo imprenditoriale hanno ridotto inoltre le entrate dello Stato. Le liberalizzazioni e le politiche di speculazione monetarie hanno trasformato il debito dell'Argentina in saccheggio, in conquista coloniale da parte delle grandi multinazionali che hanno utilizzato la parità monetaria per entrare e fare razzia delle ricchezze dell'Argentina. È stata creata come un' illusione monetaria che ha indebolito e indebitato sempre più i cittadini: il crimine esiste ed è innegabile perché lo stesso FMI non è intervenuto a fermare questo circolo vizioso tra debiti e interessi.

Ciò che è accaduto in Argentina non è una storia così lontana o diversa dalla nostra, le premesse sono le stesse e anche l'esito degli eventi potrebbe rivelarsi lo stesso.

Oggi quell'incubo sembra essere dissipato, perché la ripresa dell'Argentina è una realtà: resta il fatto tuttavia che il disastro finanziario di uno Stato, dovuto alla poca trasparenze dei sistemi finanziari internazionali, è stato pagato dai piccoli risparmiatori, dalle piccole imprese e da coloro che hanno perso il valore del loro salario. Il comitato dei creditori chiede che i debiti vengano onorati a normali condizioni di mercato, ma ci si chiede ancora se le pressioni sul governo argentino siano dettate dalla reale intenzione di fare il bene del paese o solo di garantire la sicurezza dei mercati finanziari.