L'articolo 32 della Costituzione che recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività” non vale per gli abitanti della Campania. A suffragare questa nostra interpretazione restrittiva della norma costituzionale è l'applicazione del decreto legge numero 90 del 23 maggio 2008. Con il pretesto di porre rimedio alle gravissime e drammatiche problematiche ambientali e sanitarie che riguardano la regione Campania e di mettere fine ad una situazione di eccezionale e perdurante emergenza, il governo Berlusconi ha fatto ricorso allo strumento della decretazione di urgenza, introducendo delle norme in deroga al dettato costituzionale ed alle leggi comunitarie. Basti pensare che se il decreto berlusconiano sui rifiuti fosse entrato in vigore qualche settimana prima, alcune irregolarità contestate nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Napoli (che ha portato alla sbarra 25 persone tra dipendenti, funzionari del Commissariato all'emergenza e responsabili Fibe ed Ecolog) non potrebbero essere più contestate in Campania, ma non nel resto d'Italia.
Tanto per fare un esempio, mentre in un'altra regione non è consentito assimilare rifiuti solidi urbani e speciali (rifiuti combusti), in Campania, grazie al nuovo decreto, invece lo è. Quindi i rifiuti campani possono essere omologati con lo stesso codice Cer (catalogo europei dei rifiuti), e conferiti in discarica anche carichi di idrocarburi. In sintesi: le stesse tipologie di rifiuti, in Campania vanno in discarica, mentre se destinate ad un´altra regione sono bloccate, analizzate e trattate. Per la Campania, dunque, è stata prevista dal decreto una più bassa soglia di sicurezza e di tutela alla salute. A questo punto viene da chiedersi: i cittadini potranno ancora credere nella sicurezza delle discariche? In questi 15 anni si sono già visti troppi strappi alle regole. E l'inchiesta della Procura ha dato certezza a dei sospetti, e cioè la “superficialità” con cui vengono gestite le discariche, con il percolato che ha invaso ed inquinato intere aree agricole. Con i rifiuti tossici che hanno avvelenato giorno dopo giorno tanti cittadini. E, cosa gravissima, con l'assenso di chi doveva controllare che tutto fosse a norma. Controllati e controllori avviluppati in un unico criminale abbraccio.
Si pensi,per esempio, al caso emblematico della circolare al centro dell'inchiesta dei giudici napoletani. A creare “problemi” fu una circolare nella quale si diceva che il materiale prodotto negli impianti di combustibile da rifiuti della Campania non era da considerarsi Cdr, e quindi non era idoneo alla termovalorizzazione, generando, come ha spiegato un dirigente del commissariato ai pm in un interrogatorio, il problema della classificazione del materiale, "se era da classificarsi con la lettera D (in questo caso non era adatto alla spedizione in Germania) o con la lettera R (come gradito alle autorità tedesche)". Il “giochetto di prestigio” effettuato dai funzionari corrotti è racchiuso proprio in queste due consonanti. Materiale da classificarsi come D veniva classificato come R. In Germania, quindi, la Campania ha smaltito attraverso Ecolog rifiuti in violazione della normativa comunitaria, cambiando il codice di questi rifiuti nella documentazione.
Un reato ascritto ai vertici dell'azienda, l'ad Roberto Cetera e il direttore tecnico Lorenzo Miracle, ma anche al responsabile della sanità del Dipartimento di Protezione civile Marta Di Gennaro. ll traffico illecito di rifiuti, scrivono i pm, sarebbe consistito "nell'invio di frazione umida con codice Cer 190501 non veritiero; nell'effettuazione in Germania di un'operazione di smaltimento in luogo di attività falsamente rappresentate come recupero alle competenti autorità e come tali indicate nei documenti di accompagnamento delle singole spedizioni". Ma l'inchiesta ha puntato l'indice anche verso le scelte delle aree delle discariche. E le irregolarità nello smaltimento dei rifiuti attraverso la falsa indicazione della loro tipologia non riguardavano solo l'invio in Germania, ma anche quello in discarica. come ad esempio l'utilizzo per alcuni mesi della discarica già chiusa in località Parapoti a Montecorvino Rovella, nel salernitano. Deroghe su deroghe, eccezioni su eccezioni. Il popolo campano non ha bisogno di altre normative ad hoc ma del rispetto della legge, quella unica ed uguale per tutti.
Ernesto Ferrante
Rinascita Campania