Le elezioni serbe, concluse sulla scia della grande campagna propagandistica della "vittoria dell’Europa", hanno subito rivelato la vera faccia della realtà e così anche il vero vincitore. Ricordiamo come ogni ambasciatore e capo di Stato si affrettava a proclamare la vittoria dell’Europa, e che "la Serbia aveva scelto la strada europea", mentre tutti i quotidiani e i media lanciavano notizie come veri e propri slogan pubblicitari. Ben presto però si è dovuto ammettere che Tadic non aveva i numeri per governare, mentre la coalizione di radicali-democratici e, infine, socialisti avrebbe potuto formare un Governo. Chi allora disse che la vittoria era tutta di Tadic ha commesso un grande errore perché ha fatto male i conti e non ha considerato che i cosiddetti vincitori avrebbero dovuto piegarsi ai "perdenti". Molti si sono affrettati a dire delle cose senza sapere la verità e questo la dice lunga sulla politica estera di ogni paese. L’evoluzione degli eventi conferma tutto questo, ma soprattutto conferma che, come più volte dai noi affermato, il vero vincitore è stato il partito di Slobodan Milosevic, che ha portato a casa "una vittoria morale". Tanto è vero che tutti coloro che prima disperatamente definivano il partito socialista serbo come un partito di carnefici e macellai, ora sono pronti a rinnegare tutto e scendere a patti per fare il nuovo governo, e così a ricominciare. La settimana prossima sarà decisiva, perché probabilmente si farà luce sul tipo di accordo esistente tra la lista "Per una Serbia Europea" e il partito di Ivica Dacic, mettendo fine al braccio di ferro tra i partiti nazionalisti e quelli pro-europa, ma anche all’assurda propaganda messa in piedi solo per accreditare delle scelte politiche azzardate e prese al di fuori di un dibattito politico discusso tra tutte le parti.
Ricordiamo inoltre che la Serbia ha firmato un atto di associazione all’UE la cui applicazione è subordinata alla cattura dei criminali di guerra ricercati dall’Aja, rimettendo il proprio futuro nelle mani dei burocrati della Commissione Europea, ma soprattutto di un’entità che di fatto è fallita. L’Europa preme per la chiusura della questione secondo le sue regole, ma soprattutto per fermare la forte avanzata della Russia nel sistema economico dei Balcani, divenuta ormai travolgente. I muri invisibili sono caduti mentre i demiurghi di Bruxelles sono pronti a far cadere la barriere dello Schengen tra meno di due anni, pur di non far passare i paesi balcanici dall'altra parte. In realtà tutto si basa sulla propaganda che è stata creata, sulla suggestione di massa che dovrebbe indurre i popoli balcanici a credere che la soluzione ai propri problemi sia nell’Europa, sia nella rinuncia ad una parte della propria storia per sposare una "causa più grande".
Ma cosa ha dato sino ad oggi l’Europa a questi paesi? Tutti i progetti promossi sino ad oggi si sono rivelati solo parole al vento, come le centrali nucleari dell’Albania, il petrolio albanese, le ferrovie in Serbia e in Bosnia, la famosa isola galleggiante in Montenegro, e ancora tutte le privatizzazioni che avrebbero dovuto risollevare l’economia creando nuove fonti di finanziamento per gli Stati. È tutta carta straccia, mentre la sola verità è che quella jugoslava è stata una guerra sbagliata, fatta dalle multinazionali e non dai governi, perchè le nostre truppe sono dei contractor al soldo dei "mercanti che sono nel tempio". Non esiste summit dove qualche ambasciatore non regali le sue perle di saggezza, lezioni di economia e di Governo, per poi firmare contratti con le stesse entità che hanno sponsorizzato guerra, propaganda e ricostruzione. In tutto questo, gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo importante perché hanno imposto un sistema per l’approvvigionamento delle risorse basato su collaterali, su titoli che stranamente si svalutano al momento di versare i soldi veri. La costruzione di uno stato fantasma, qual è il Kosovo, ha portato gli albanesi ubriacati di illusioni e falso patriottismo su una strada senza via di uscita, in cui non possono né essere equiparati agli albanesi che sono a Tirana e né possono dirsi "kosovari" indipendenti. Per non parlare poi dell’Albania, divenuta terra da cui molte famiglie sono scappate dalla disperazione, mentre i suoi ingegneri e i suoi professori oggi lavano piatti in tutta Europa, e tutto questo perchè i loro politici erano troppo occupati ad avere una macchina lussuosa, a viaggiare e a curare la loro immagine come pubbliche relazioni.
Pensate che in Serbia non accada la stessa cosa? Tutti questi paesi aiutati dall’Europa, sono stati ridotti ad un mero specchio della società perbenista europea, che è solo apparenza senza alcuna sostanza, dovranno divenire dei semplici sottoposti, per assecondare l’espansione dell’Unione Europea rimanendo sempre cittadini "non europei". I Balcani pagheranno per questa grande superficialità, per gli errori dei politici senza storia, per le bugie degli ambasciatori occidentali che impongono la loro voce al di sopra dei Governi, per essersi fidati della grande Unione Europea. L’Europa infatti è fallita di nuovo, all’ennesima prova dinanzi al popolo cade e non prova mai a mettersi in discussione partendo proprio dal passato e dalla sua storia. In che modo, ci chiediamo, potrà l’UE aiutare la Serbia a riavere il Kosovo, o il Kosovo a essere uno Stato come una vera identità, l’Albania ad avere l’elettricità, o la Bosnia ad avere pace tra i suoi popoli, ma soprattutto, quale può essere la sua autorità se lo stesso popolo europeo ha bocciato il suo trattato costitutivo. Siamo così giunti dinanzi al paradossale interrogativo se continuare l'allargamento e l'espansione dell'Unione Europea, o fermare tutto e sederci intorno ad un tavolo, per discutere la rinegoziazione di un trattato che i cittadini europei hanno bocciato più volte e che dunque non può avere alcuna legittimazione a prevalere nei confronti delle costituzioni nazionali .