A tale richiesta, l'ambasciata non ha dato nessun dettaglio, ma secondo Harrison durante l'incontro i due rappresentanti si sono accordati per nascondere l`origine delle pallottole cinesi, vietate secondo il regolamento degli Stati Uniti d`America. Waxman ha comunque avviato un'altra richiesta per ottenere documenti aggiuntivi sugli incontri dei diplomatici dell'ambasciata. Nel corso della prima seduta d`udienza tenutasi ieri, sono stati interrogati 4 alti ufficiali del Pentagono, chiedendo del ruolo dell’Ambasciata Americana a Tirana, per accertare i sospetti che lo stesso ambasciatore Withers era al corrente della falsificazione dell'origine delle pallottole cinesi. Il generale William Philips, il direttore esecutivo dell'agenzia per l`Amministrazione dei contratti della difesa, Mitchell Hawell, Stephen Myll e Jeffery Parsons, direttore esecutivo del Comitato per i Contractor dell' esercito americano, hanno testimoniato sui contratti e i contenuti verso la compagnia AEY Inc., diretta da Efraim Diveroli, confermando che fino al momento della falsificazione dell'origine della merce, tutto era lecito essendo stato sottoscritto rispettando i termini di legge. Al contrario, il Vice Segretario di Stato per le questioni politico-militari, Steven Mull, ha rifiutato di commentare le accuse sull'ambasciatore Americano, affermando che "il Dipartimento di Stato risponderà alle accuse attraverso i giusti canali dopo che sarà raccolto materiale a sufficienza". Il Congresso ha comunque deciso ieri che Withers, assieme ad altri 5 altri ufficiali dell'ambasciata si dovranno presentare per testimoniare prima della data dell'11 luglio.
Anche se le reazioni del Dipartimento di Stato sono molto fredde, permeate di un forte disagio, vi sono dei fatti che non si possono ignorare, ma soprattutto delle strane coincidenze che vanno al di là delle supposizioni. Eleanor Norton, rappresentante del Congresso di Washington, ha precisato che “tutte le persone incluse nell’operazione di acquisto delle munizioni dall'Albania, erano state inserite nella lista degli indagati, che includeva tutti i nomi di coloro che erano coinvolti nel commercio illecito di armi”, tra cui anche l`ex direttore della Meico Ylli Pinari, inserito per la prima volta in questa lista già nel 2005. Secondo la Norton la fonte delle munizioni era proprio la società di Stato Albanese MEICO, in virtù del collegamento tra Ylli Pinari, Efraim Diveroli e l’intermediario Henri Tomei, che hanno sfruttato dei contratti leciti per trarne profitto personale e truffare il Pentagono. Diveroli, tra l’altro, è stato incluso nella lista delle persone sotto osservazione nell'anno 2006, insieme con il cosiddetto “signore della Guerra”, Henri Tomei, rappresentante dell’intermediaria fantasma Edvin Ltd. che collegava la AEY e la Meico , ma secondo alcune fonti ufficiose potrebbe trattarsi proprio di Heinrich Thomet, azionista di maggioranza della AEY Inc. ( si veda: Il barbiere di Cipro ) .
Pian piano, dunque, sembra che tutti i nodi vengano al pettine e che l’organizzazione criminale che ha montato un’operazione di traffico d’armi dopo aver ottenuto un tender dal Pentagono, diventa sempre più nuda. Ricordiamo che le indagini hanno già portato all’arresto di Mihal Delijorgji, proprietario della società che gestiva il deposito di Gerdec esploso, e poi l’accusa dell’ex Ministro Fatmir Mediu costretto alle dimissioni e poi all’eliminazione dell’immunità per poter subire un processo civile e penale. Non a caso è stato proprio l’ambasciatore Withers a chiedere con grande insistenza le dimissioni e la condanna di Mediu, predicando dall’alto della sua poltrona contro la corruzione dei politici albanesi. Tuttavia, l’arresto di Efraim Diveroli e di tutta la sua banda ha portato alla luce, evidentemente, altri dettagli sulla rete di contatti della AEY Inc. che ha comprato munizioni dall’Albania per venderli all’esercito Afghano, con un’intricatissima operazione messa su grazie a società fantasma e accordi politici. Sembra che la mente di Diveroli - che agli atti risulta essere un massaggiatore di 22 anni - sia riuscito a costruire un groviglio che persino la Corte degli Stati Uniti stenta a districare. Però già adesso veniamo a sapere che Diveroli non operava da solo, che aveva il sostegno di Pinari, Tomei, e di Mediu, e magari anche dell’ambasciatore Withers che ha combinato i giusti accordi. Forse, adesso, il grande moralista non parlerà più, non griderà più dall’alto del suo trono contro Mediu e il Governo albanese, e dovrà fare un passo indietro e rivedere alcune posizioni.