L’introduzione del reato di clandestinità rappresenta un duro colpo per il nostro tessuto sociale, considerando che allo stato attuale l’Italia non sarebbe mai in grado di "punire" l’immigrazione regolare e né potrebbe farlo perché significherebbe condannare persone innocenti, entrando poi nella difficile problematica del "rispetto dei diritti dei rifugiati", nel "diritto di asilo" e nella "violazione di diritti fondamentali dell’uomo". Se si arriverà al punto di parlare di immigrazione clandestina sarà perché occorrerà infliggere un sistema di controllo talmente preciso ed onnipresente, da imporre il completo tracciamento dei movimenti dei cittadini. Ecco perché si inserisce a questo punto la Commissione Europea, che risponde all’emergenza creata dalla suggestione di massa, affermando che "l'Europa ha bisogno di una politica d'immigrazione comune", e che "la clandestinità tollerata o ammessa non è un buon segnale per nessun cittadino europeo", come sostiene il Vice Presidente della Commissione europea e Commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza Jacques Barrot (nella foto) durante la presentazione del pacchetto su asilo e immigrazione che saranno sottoposte alla valutazione del Consiglio Europeo. Si prepara dunque la "certificazione" del programma sull'immigrazione che disciplinerà sia i rapporti con Paesi terzi che con quelli comunitari, senza escludere, tra l’altro, il reato di clandestinità.
Il Commissario Barrot così fissa le linee guida, che vanno oltre i semplici accordi bilaterali sul movimento dei cittadini esteri, e impone regole chiare ma soprattutto omogenee tra i Paesi membri. Si parla dunque di "gestione integrata delle frontiere" , di "intensificazione della lotta all'immigrazione illegale" e "lotta alla tratta di persone", nonché di un corpo di leggi che farà dell’Europa un unico corpo per controllare le frontiere interne e politiche nazionali di immigrazione. L’Europa agirà anche sul diritto di asilo, e su questo pretende l’omogeneizzazione dei testi normativi ma soprattutto l’istituzione di un'agenzia europea di sostegno per l'asilo che fornisca le informazioni sui Paesi d'origine delle persone che chiedono l'asilo. Decisioni che vanno a toccare anche il passaggio dal SIS-I (Schengen Information System) al SIS II che prevede l’approfondimento delle procedure di raccolta dei dati mediante sistemi biometrici, e il rafforzamento dei controlli delle frontiere. L’Agenzia FRONTEX, che ora coordina le squadre nazionali di sorveglianza, sarà dotata di maggiori poteri, nonché di uffici regionali di fonti di finanziamento diretti, con la possibilità di intervenire nei rapporti con i paesi terzi. Verrà implementato a tutti gli effetti il regime di vist0 elettronico che garantisce maggiore efficienza nella raccolta dei dati sui movimenti e permette un efficace intervento delle forze nazionali.
Sarà dunque l’Unione Europea la regista della regolamentazione dell’immigrazione, così pure della disciplina dei rapporti dei cittadini comunitari, e, dopo aver condannato le misure degli Stati Nazionali, potrebbe arrivare al punto di imporre essa stessa il reato di clandestinità.
Tale eventualità sarà sempre più vicina considerando che l’Europa, così come fece a suo tempo il grande Impero Romano e come oggi fanno gli Stati Uniti, arriverà ad una massima espansione e poi chiuderà i propri confini stabilendo rigidi controlli sulla circolazione dei cittadini. Oggi stiamo vivendo quella fase di "condono" dell’adesione alla Comunità Europea, in cui il processo di allargamento va avanti in maniera arrestabile ma si pone sempre in maniera differente rispetto ai nuovi candidati. Basti pensare che per i Balcani Occidentali è stato elaborato un accordo di stabilizzazione e di associazione definito di terza generazione, che non ha come fase successiva obbligatoria la candidatura a Stato membro, ma l’ulteriore approvazione da parte degli Stati membri. Probabilmente per gli Stati del mediterraneo e prossimi al Caucaso si faranno nuove regole di adesione e di collaborazione, tale che l’Unione Europea diventa stratificata ma sempre notevolmente accentrata nelle mani della Commissione, dei burocrati e dei comitati di esperti. A ricordare la vera natura dell’Europa è stato solo il Senatore a vita Francesco Cossiga, che nella sua intervista ricorda le parole del Cancelliere socialdemocratico tedesco Schmidt che riprese l'allora Presidente della Commissione dicendo: "Stia zitto lei, che è il primo dei nostri impiegati". L’ex Presidente Cossiga, analizzando il no di Lisbona, spiega proprio che l’Europa che abbiamo creato non è quella che i cittadini si aspettavo, e che degli atti notevolmente tecnici, tra l’altro non sottoposti al veto dei cittadini, ci impongono di rinunciare a parti molto importanti della nostra sovranità.