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31 ottobre 2008

Il Sessantotto capovolto


Riceviamo e pubblichiamo l’interessante ricostruzione degli scontri in Piazza Navona, nella mattina del 29 ottobre, quando nel corso della manifestazione degli studenti contro la finanziaria e il decreto Gelmini, la confusione e la violenza prendono il sopravvento. "Il Sessantotto è stato davvero capovolto, miliziani dei centri sociali e di Rifondazione, tra questi un dirigente di PRC trentottenne che è stato arrestato, hanno aggredito gli studenti per far saltare l'unità generazionale e cercare di strumentalizzare la protesta contro la Gelmini che non riuscivano a indirizzare". ( Foto: il Blocco studentesco, uniche immagini pubblicate dai media )

Il video che pubblichiamo mostra come la verità di Piazza Navona, la mattina del 29 ottobre, sia stata manipolata e distorta da giornalisti compiacenti che hanno operato tagli per permettere alle coalizioni del PD e di Italia dei Valore, di far passare la protesta studentesca come frutto della loro mobilitazione tra le masse. In realtà gli eventi sono totalmente sfuggiti di mano ai loro organizzatori. Come si può notare, si vede chiaramente da una parte l'isolamento della sinistra (rappresentata da cinquantenni) da parte degli studenti romani, e dall'altra la partecipazione del movimento degli studenti con il Blocco Studentesco. Ad un certo punto, arrivano circa trecento militanti di Rifondazione Comunista e dei centri sociali con caschi, sciarpe, spranghe, bastoni e sassi, evidentemente ultratrentenni. Il tentativo degli studenti di sinistra di dissuadere gli aggressori dall'attacco si protrae, ma senza risultati, in quanto dopo poco tempo parte l'assalto degli aggressori agli studenti tutti. Scatta così il fuggi-fuggi generale verso il Blocco Studentesco, composto da circa 60 studenti, anch’essi muniti di spranghe (quelle con nastro nero e colori della bandiera italiana, le uniche apparse sui media).

Cominciano qui gli scontri, tra il Blocco studentesco e i Centri sociali, dopo che gli studenti sono fuggiti a riparo, in un rapporto di uno a dieci, tra cui ventenni contro ultra trentenni. Tutto questo sotto gli occhi della polizia presente nella piazza, in un numero assolutamente ridicolo, che assisteva allo spettacolo immobile, aspettando così che si dilaniassero a vicenda. Anche il video di un inquilino di Piazza Navona che ha ripreso l'aggressione dalla finestra, mostra come la carica sia partita dalla parte sinistra della piazza, dove si erano schierati in assetto armato le forze dei centri sociali, e in basso a destra il manipoli dei ragazzi del Blocco. "Il Sessantotto è stato davvero capovolto, miliziani dei centri sociali e di Rifondazione, tra questi un dirigente di PRC trentottenne che è stato arrestato, hanno aggredito gli studenti per far saltare l'unità generazionale e cercare di strumentalizzare la protesta contro la Gelmini che non riuscivano a indirizzare".

Abbiamo ritenuto opportuno dare spazio a tale lettura degli eventi, ben sapendo tuttavia, che questo tipo di manifestazioni vengono inevitabilmente manipolate dalle forze politiche, sia di Governo che di opposizione, per controllare l’esito della protesta. Ciò è reso possibile grazie al ruolo così "malleabile" degli "utili idioti", che facilmente si fanno trasportare e persuadere da chi vuole sabotare qualsiasi forma di protesta. Partecipare ad una manifestazione già muniti di spranghe e caschi, toglie ogni dubbio sulla fine della protesta, e comincia già viziata da questi stupidi tentativi di ribellione. A nulla infatti è servito l’avvertimento di Cossiga, che ha cercato di spiegare "tra le righe" che ogni tipo di protesta, da sempre, viene manipolata e gli scontri violenti servono semplicemente a stancare la gente per ritornare in breve tempo alla normalità. I centri sociali, i collettivi studenteschi, i sindacati, le associazioni, dovrebbero sapere bene cosa vuole dire manifestare oggi in Italia, in un clima di forte indifferenza e di totale depravazione politica, fatta di avarizia, egoismo e clientelismo.

Il sessantotto è finito da un pezzo, e i cosiddetti sessantottini che hanno fatto gli "anni di piombo" si sono poi appropriati delle cattedre, delle dirigenze e dei posti fissi nello Stato, affondando le loro radici inestirpabili ormai da cinquant’anni. Con la loro falsa propaganda anarchica hanno distrutto la politica, che è diventata un semplice strumento per rivendicare privilegi e riempire le noiose ore di lavoro dietro le loro scrivanie ammuffite. Facendo così hanno tolto ogni possibilità alle generazioni future, speculando sull’istruzione, sulle cattedre universitarie, sui concorsi pubblici e le carriere dirigenziali: per continuare ad ingrassare la loro avida magrezza, hanno tolto ossigeno e vita ai giovani e all’Italia stessa. Con l’avvento della crisi è tuttavia accaduto qualcosa di molto strano. Le classi medie e basse, abituate ai sacrifici e a trasformare in poco tempo le loro abitudini, oggi continuano a lavorare, a chiudere in parità i loro bilanci, seppure con fatica. Al contrario, i medio-alti borghesi, che hanno sempre vissuto nel parassitismo, cominciano a subire i primi tagli, con la riduzione dei diritti e dei privilegi, rendendosi ormai vitale e necessario un taglio netto degli sprechi. Ecco che, a questo punto, si mobilitano le masse, si fomentano i giovani e gli studenti dicendo loro che le riforme compromettono il loro futuro, e nascondono altri dettagli che toccano, prima di ogni cosa, le vecchie generazioni.

Diciamo la verità, l’auto-distruzione dell’università è iniziata molto tempo prima della finanziaria 2008, e il modello europeo implementato da Prodi ha inferto il vero colpo mortale: il risultato è stato un radicale appiattimento della formazione, nella speranza di raggiungere la "specializzazione" delle professioni, e uno smodato moltiplicarsi di corsi di laurea e di cattedre assolutamente inutili. Non vi è stata alcuna specializzazione in quanto l’insegnamento universitario e la ricerca sono rimasti dei canali chiusi a pochi, mentre la formazione è diventata sempre più teorica e speculativa, senza fornire reali strumenti pratici per affrontare un mondo del lavoro dinamico e flessibile, per emergere nella propria individualità. Ora, i nostri cari professori, impauriti dal taglio degli stipendi, dicono ai loro studenti di scioperare, di protestare, nell’illusione di creare un incontro generazionale assolutamente innaturale. L’Italia, nei fatti, non è la Francia, dove la mobilitazione di massa ha provocato la paralizzazione dello stato e la revoca della legge sul lavoro e università, e questo è stato reso possibile in quanto ogni classe di interesse ha deciso di protestare senza avere alle spalle una forza politica. Non lasciamo, dunque che questi "utili idioti" continuino ad usarci, a rovinare quanto di diverso e di importante è rimasto dell’Italia, ossia una generazione giovane e brillante che ha solo bisogno di un’occasione per rivelare le sue potenzialità, che ha bisogno di spazio e non dei "vecchi vampiri".