"La globalizzazione non è sinonimo di ordine mondiale". Questo il messaggio di Benedetto XVI nella sua omelia in occasione dell'Epifania, ricordando come "i conflitti per la supremazia economica e l'accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime" impedisca la giusta redistribuzione delle ricchezze tra la popolazione mondiale. Richiama così all'austerità e ad uno stile di vita più sobrio, con una giusta distribuzione delle risorse, unica soluzione per instaurare "un ordine di sviluppo giusto e sostenibile". Il Vaticano, inteso come entità economica e politica, non può però essere certo considerato come un termine di paragone o come esempio di giusta applicazione della dottrina "equa e solidale". La Chiesa, "sebbene sia Santa", ha la struttura di una vera multinazionale, con una holding bancaria al suo interno, lo IOR, che funge da tesoreria di una rete finanziaria fitta e ben radicata nel sistema bancario mondiale. I suoi rappresentanti siedono all'interno del Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale Europea e, per stessa ammissione della Commissione Europea, le Istituzioni Finanziarie del Vaticano non possono essere sottoposte alla normativa anti-riciclaggio comunitaria, né a quella degli Stati nazionali. Le sue proprietà immobiliari si estendono in ogni Stato che si possa definire vicino alla dottrina cattolica, grazie alle sue rivendicazioni storiche e ai numerosi accordi bilaterali conclusi con i Governi. Un tale impero economico, si accompagna ad un dilagante potere mediatico e religioso, che gli conferisce l'assoluto controllo sulle coscienze degli uomini, e così anche sulle leggi e sulle decisioni politiche degli Stati. Da tanto potere non dovrebbe derivare l'impotenza e l'indifferenza a cui invece assistiamo dinanzi alle guerre, alle carestie e alle emergenze umanitarie che distruggono i Paesi più poveri della Terra e quelli detentori delle ricchezze e delle risorse strategiche per la sopravvivenza dei Paesi occidentali.
Perdono così di significato le parole e le omelie contro la guerra e la globalizzazione, se rappresentano solo ciò che la massa e l'opinione pubblica si aspetta di ascoltare, se non sono la vera espressione del credo e della missione del Vaticano, se in realtà sono gli stessi carnefici dei popoli che dovrebbe difendere. Benedetto XVI, così, critica fortemente la globalizzazione come "ordine mondiale", annunciando l'avvento di una nuova era, in cui il sacrificio di ognuno di noi sarà rivolto al bene collettivo. Nessun riferimento è stato tuttavia fatto nei confronti dei signori della guerra, ai finanziatori dei conflitti, a coloro che muovono le alte sfere del potere e fanno sì che le strutture e le entità economiche perpetuino un sistema energetico arcaico e obsoleto. Nessuna condanna contro l'usura bancaria, contro le speculazioni e gli sciacallaggi, che stanno facendo carne da macello delle nostre piccole imprese e della nostra economia. Non vi sono omelie né preghiere, per definire il gesto di un piccolo commerciante di Bari che decide di suicidarsi, bruciandosi vivo dinanzi ad una chiesa, spinto dalla disperazione e dal peso dei debiti che stava portando al fallimento e alla povertà la sua famiglia.
Giorno per giorno, ci stanno trascinando nell'oblio, le crisi si succedono con una frequenza inarrestabile, mentre i nostri governi si preparano ad entrare nell'epoca delle guerre perpetue. I rincari e l'inflazione sono tuttavia destinati a continuare, come affermato dall'Opec che, proprio quando il corso di un barile di petrolio supera la soglia dei 100 dollari, nega l'aumento dell'offerta di petrolio, considerata "sufficiente a soddisfare le esigenze del mercato" , non essendovi così alcuna ragione per aumentare la produzione. "La caduta del dollaro e l'inflazione sta così creando il fittizio rialzo del prezzo del petrolio", dichiara il Ministro algerino Chakib Khelil, e probabilmente è destinato a raggiungere il limite dei 110 $. Le tensioni in Pakistan, in Kenya e in Nigeria, a cui occorre aggiungere la speculazione, la mancanza di capacità di raffinazione dei Paesi esportatori di greggio, il crollo delle scorte americane, l'aumento della domanda di Cina, India e Medio Oriente, e ancora il rialzo dei costi di produzione petrolifera, hanno portato ad un prezzo di 100 dollari "non necessariamente molto elevato", perchè ormai l'equazione della domanda rispetto all'offerta è stata ribaltata. L'immobilismo dell'Opec può essere interpretato sia come logico tentativo di continuare a lucrare dinanzi ad una situazione di grande difficoltà per il resto del mondo, sia come un segno di debolezza, come reale incapacità ad aumentare la produzione di petrolio essendo già ai massimi regimi per la maggior parte dei paesi esportatori. Il presidente dell'Opec ha sottolineato infatti che resta "oggi esistono ben poche regioni da esplorare ancora" e le "sorgenti nuove" di idrocarburi, come i sabbie bituminose del Canada o i giacimenti nelle acque profonde degli oceani rappresentano "degli investimenti enormi", che farebbero aumentare ancor di più i costi. Ci si aspetta che dovrà aumentare il numero dei Paesi dell'Opec, con la Guinea Equatoriale o il Sudan, ma di questo passo si potrebbe arrivare a sottoporre al cartello qualsiasi piccolo produttore di petrolio.
La situazione dunque, è alquanto difficile e problematica, i problemi degli Stati occidentali potrebbero aumentare ancor di più, e il terrorismo potrebbe dilagare seminando ovunque caos. Una tesi non inverosimile, considerando che la Francia si è già autodefinita prossimo obiettivo di Al Qaida, all'interno del proprio territorio. Dopo l'attacco che è costato la morte a quattro turisti francesi in Mauritania - che ha causato l'annullamento della Paris-Dakar - è stato lanciato su un sito web islamico, secondo le intelligence "gestito" dal Al Qaida, una minaccia di attacco contro Parigi, allo scopo di provocare "la caduta del Presidente Nicolas Sarkozy e il crollo economico in Francia. Tale tesi è stata diffusa da un centro americano specializzato nella sorveglianza delle comunicazioni della rete di Osama Bin Laden, il Site Intelligence Group, affermando che gli attentati potranno colpire sia i siti più popolari ed importanti, sia le personalità più prestigiose ed importanti. Ecco che attraverso la Francia si insinua lo spettro del terrorismo, che ha, non a caso, scelto una vittima di eccellenza, con una situazione politica interna già compromessa dal malcontento dei cittadini francesi naturalizzati, e un passato fortemente implicato con il mondo arabo e dei fondamentalismi.
La Francia pagherà amaramente questa falsa propaganda orchestrata per fare clamore e deviare l'attenzione sulla crisi che colpisce le economie occidentali. Tutti gridano così alla catastrofe, ma la catastrofe c'è già e può essere solo placate da parole di speranza, da omelie di fede o da canti di guerriglia. La nostra società sta così rispondendo alla crisi creando delle realtà alternative, sintetiche in cui sfogare le proprie frustrazioni. Il web sta proprio per questo diventando il luogo virtuale in cui creare la propria verità, il proprio mondo, le proprie sette, agendo, tuttavia, nel raggio di azione di regole predefinite e prestabilite. Si può in questo modo dare vita ai falsari sintetici, agli opinionisti sconosciti, alle false teorie che accreditano personaggi e uomini politici, al terrorismo e al nemico ideale di ogni democrazia.