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23 febbraio 2009

I Balcani e le loro contraddizioni, prima dell'integrazione


Un rapido excursus dell'attuale status di integrazione dei Paesi Balcanici, si può notare che la situazione è davvero vicino allo stallo. Se la Croazia viene frenata dal veto della Slovenia per una disputa territoriale, la Macedonia è tenuta al giogo della Grecia, mentre la Serbia deve far fronte all'altalenante collaborazione con il Tribunale Internazionale dell'Aja. Albania e Montenegro sono i soli Stati che devono fronteggiare la crisi con riferimento alle sole condizioni di integrazione, ma non hanno ancora risolto i loro gravi problemi interni.

Balcani. Mentre la crisi finanziaria avanza inesorabilmente verso l'Europa dell'Est, si fa sempre più reale l'ipotesi di un "temporaneo" arresto del processo di integrazione dei Balcani Occidentali e dell'ampliamento dell'area euro verso i Paesi dell'Europa centro-orientale. Il rapporto redatto dalla Commissione Europea, convenendo con quanto affermato dalle Agenzie di rating, dunque pone delle riserve sulla possibilità che la crisi possa rallentare i negoziati di adesione . Secondo il commissario Ue per l'Allargamento, Olli Rehn, chiede che "i Balcani non paghino gli errori di Wall Street", del capitalismo finanziario, chiedendo ai governi dell'Ue di "mantenere in carreggiata la politica di stabilizzazione e integrazione graduale dei Balcani occidentali". Delle parole che risuonano come vera ipocrisia, in quanto da tempo l'Unione Europea si sta trincerando dietro una politica di adesione ostile e piena di cavilli procedurali, e se da una parte promette una rapida adesione e una veloce chiusura dei negoziati, dall'altra pecca di indifferenza o di eccessiva restrizione. L'attuale situazione dell'integrazione dei Balcani possiamo definirla il reale specchio della crisi economica e politica della cosiddetta Comunità Internazionale. Facendo un rapido excursus dell'attuale status di integrazione dei Paesi si può notare che la situazione è davvero vicino allo stallo, in quanto la Croazia viene frenata dal veto della Slovenia per una disputa territoriale, la Macedonia dalla Grecia, mentre la Serbia deve far fronte all'altalenante collaborazione con il Tribunale Internazionale dell'Aja. Albania e Montenegro sono i soli Stati che devono fronteggiare la crisi con riferimento alle sole condizioni di integrazione, già di per sé difficili. A chiudere questo quadro di destabilizzazione vi è il Kosovo, il quale nonostante abbia già festeggiato il primo anniversario dal suo riconoscimento, continua ad essere un protettorato della Comunità Internazionale, che se da una parte alimenta le sue prospettive di indipendenza, dall'altra ammette la possibilità di una divisione amministrativa interna.

Kosovo. Hashim Thaci e Fatmir Sedju, fautori dei grandi festeggiamenti dell'indipendenza, hanno costellato questo evento di dichiarazioni scioccanti, l'una più assurda dell'altra, mentre le Agenzie affannosamente rilanciavano questi comunicati senza senso. Geloso di tanta attenzione da parte dei media, Ramushus Haradinaj ha lanciato la sensazionale notizia che i ribelli dell'Uganda hanno chiesto la sua intermediazione per i negoziati con il Governo, stabilendo il primo incontro a Londra. Staremo a vedere cosa si riuscirà a concludere. A parte questo, la notizia più eclatante crediamo l'abbia data Thaci, affermando che la Russia, e poi a seguito la Serbia, riconosceranno il Kosovo, scatenando così l'ilarità di Mosca, mentre Belgrado ha reagito prontamente schierando Vuk Jeremic con le solite frasi di circostanza. Persino il giornalista di Euronews, a cui Thaci ha rilasciato un'intervista esclusiva, non ha potuto fare a meno di sorridere, al pensiero che la Russia avrebbe riconosciuto l'indipendenza unilaterale del Kosovo, e che fosse "impressionata" degli sviluppi di Pristina. È chiaro, dunque, che tali dichiarazioni non hanno alcun senso e servono solo ad aizzare gli animi, anche perché il malumore dei kosovari comincia a sollevarsi sempre di più. Mentre fino a poche settimane fa, difendevano la presenza dell'UNMIK nel Kosovo, oggi rifiutano il piano di riconfigurazione di Ban Ki-Moon e decidono di abbracciare solo i dettami del Piano Ahisaari, il quale tuttavia prevedeva lo scioglimento del Parlamento dopo nove mesi dall'indipendenza. Dato che nessuno vuole perdere il proprio potere acquisito, il Piano Ahtisaari comincia ad essere contestato persino dall'opposizione kosovara, la quale afferma che un programma politico che va "contro il popolo kosovaro". Dunque, i kosovari non sono più disponibili ad accettare nessuna trattativa o negoziazione, per loro il Kosovo è uno Stato a tutti gli effetti, che tuttavia nessuno riconosce nel suo pieno potere, ma sempre con delle riserve. La polizia del Kosovo era pronta persino ad arrestare i deputati serbi in visita del Kosovo, i quali sono stati accettati come cittadini comuni e non come ufficiali di Stato. Ad ogni modo, la cosa più sorprendente di questa festa dell'indipendenza è stato il fatto che nessun politico di spicco d'Albania si è recato a Tirana (sic!), mentre nelle strade cominciavano a sfilare bandiere americane e "kosovare", e sempre meno albanesi.

Albania. Ha inizio in Albania la gara della campagna elettorale, e in queste situazioni tutto è concesso. La legge della lustrazione, forse scritta ad hoc dal Governo di Berisha, rappresenta solo un'arma di ricatto per gli avversari politici, e serve solo a questa maggioranza per far fuori la sinistra. Nel Pd di Berisha vi sono invece le varie correnti che si scontrano, come quella di Topi, che chiude la sua tornata di viaggio all'estero in Italia con la serata di gala del Festival di San Remo; e quella di Berisha che accusa la Banca Mondiale per lo scandalo delle spiagge di Jale e rilancia il nucleare, per appianare gli scandali e le magagne del suo Governo, dalla costruzione dell'autostrada Rreshen-Kalimash, all'esplosione del deposito di armi di Gerdec, con tutta la deriva politica che ne è derivata. Tuttavia dinanzi ai tribunale vi sono sempre più pignoramenti , sono migliaia infatti le piccole e medie imprese che sono scomparse in soli pochi mesi; mentre i tagli di energia elettrica cominciano a farsi sentire. Anche Edi Rama a Librazhd, nel pieno del suo comizio, viene sorpreso da un Black out, e ne approfitta per gridare che "Berisha non ha mantenuto la sua promessa sulla crisi energetica e idrica". Nard Ndoka, Segretario del partito democristiano (PDK) , ha portato in Albania Luigi Baruffi della UDC italiano, il quale dichiara dinanzi alla folla: "Appoggeremo totalmente il Partito Democristiano, portavoce dei nostri stessi principi". Dall'altra parte vi è Fatos Nano che intavola un ricco pranzo al Prince Park con Lulzim Basha, Ministro degli Esteri, ed è in questa occasione che la furbizia di Nano si vede in ogni sua sfumatura. Ilir Meta, non sapendo più da che parte stare, decide di fare un sopralluogo sui lavori della Kukes Morine, tanto per fare un favore a Berisha. A rendere questa settimana ancor più ricca di eventi, è stata la venuta di del faccendiere bosniaco Damir Fazlic, che ha deciso di rispondere alle domande della Procura, rifiutando ogni genere di accusa e bacchettando i procuratori, a cui chiede di mostrare prove sulle sue accuse. I media albanesi, da parte loro, sembrano essere più interessati all'etnia bosno-serba di Fazlic, che ai fatti reali. Dobbiamo comunque dire che gli albanesi, vedendo l'evolvere della situazione, hanno deciso di non stare più al gioco dei kosovari: "amici come sempre, ma ognuno a casa propria". I kosovari sono convinti di essere albanesi, ma i veri Albanesi li considerano solo kosovari.

Macedonia. In macedonia ci sono sette candidati per le presidenziali. Fino ad ieri, solo gli albanesi protestavano contro l'oppressione dei propri diritti, ma oggi sembra nata un'altra minoranza, quella dei macedoni-antichi, ossia i macedoni provenienti dalla Slovenia, dopo che l'europarlamentare sloveno Jelko Kacin dichiara che la "Macedonia deve senz'altro uscire dal vortice del populismo e nazionalismo". Ecco che ritorna la parola "nazionalismo", ormai di moda nei Balcani quando non si sa cosa dire. Anche il Presidente Crvenkovski e Primo Ministro Gruevski non riescono più a trovare un accordo, perché ognuno ha un punto di vista diverso, protraendo così all'infinito il raggiungimento di un qualsiasi accordo macedone prima di trovarsi dinanzi alla Corte di Giustizia Internazionale. Intanto, il Ministro degli Esteri greco Dora Bokoyannis ha inviato una protesta informale verso Ban Ki-Moon per il video promozionale della Macedonia trasmesso dalla Cnn, affermando che "la Macedonia ha usato artefatti che appartengono alla storia antica greca". Mentre i greci cercano di censurare "l'avanzata macedone", la propaganda fatta con la "storia della Macedonia" e di "Alessandro il Grande" non sembra arrestarsi, tappezzando strade, aeroporti e piazze.
Sicuramente sono problemi questi, ma cosa dire allora dell'allarme lanciato dalle autorità finanziarie sulla crisi che sta colpendo le imprese macedoni, che non riescono più a pagare i salari dei propri dipendenti perché stanno perdendo mercato all'interno della regione. Possiamo affermare, infatti, che le imprese macedoni sono state le più colpite dalla crisi immobiliare del Montenegro, in quanto detenevano la maggior parte delle quote del mercato dell'edilizia e delle costruzioni.

Croazia
. Il Presidente Stipe Mesic conclude con una visibile mortificazione il suo intervento televisivo a proposito della controversia con la Slovenia. Quasi piangendo, afferma che gli sloveni hanno fatto un vero e proprio ricatto, e che se prima avevano trovato un accordo, una volta entrati in Europa, hanno cominciato ad aumentare le loro richieste, ed ora , oltre alle frontiere terrestri, aggiungono anche quelle costiere. E pensare che il Premier sloveno aveva chiesto un referendum popolare per l'adesione della Croazia alla Ue, ma è bastata una bacchettata dall'Unione Europea per fare tre passi indietro.
Adesso, tra le diverse dichiarazioni e le rettifiche dei tracciati delle terre riguardati il singolo centimetro, il Premier Sloveno cerca di calmare i toni degli stessi sloveni, che si sono autoproclamati "giudici" della Comunità Europea, nonostante abbiamo costruito uno Stato sulla epurazione delle etnia di 24 mila cittadini sloveni, facendo perdere loro tutti i diritti civili. Lo storico caso di Alexander Todorovic, che ha vinto la causa per il recupero dei suoi diritti da cittadino condannando la Slovenia a pagare 18 mila euro.
Oggi i paladini sloveni si stanno armando per proteggere i propri interessi nazionali, però nessun media europeo può definirli "nazionalisti".

Rep.Srpska
. L'Accordo di Prud, come anticipato la scorsa settimana è saltato definitivamente, e tutt'ora non si conosce bene il motivo della discordia, né i vecchi e né i nuovi accordi. Dal momento che la Republika Srpska non doveva essere messa in discussione, è stato proposto un accordo su base territoriale, che naturalmente nessuno ha visto o letto. Comunque vada, il Partito del Premier Milorad Dodik canta vittoria: prima per aver fatto un accordo, che non ha visto nessuno tra l'altro, e dopo per essere uscito da quell'accordo perché aveva messo in discussione la RS. Insomma alla fine è stata una grande sceneggiata, tanti sorrisi e strette di mano, mentre i giornalisti glorificano Dodik, facendone più un danno che un vantaggio. Molti politici sono ormai soggiogati da continui ricatti, sia per la loro avidità, sia per aver frequentato una certa università sconosciuta a Mosca, una Università slava umanistica del principato di Sherbatov.

Bosnia. Sarajevo è piena di neve, i cittadini sono pieni di debiti con le casse del Tesoro ormai vuote. L'accordo "mai esistito" con i serbi ha unito ancora nella sventura di più i croati e i bosniaci, gridando che Milorad Dodik li aveva ricattati: non si sa bene di cosa, non si sa bene il perché. Forse il motivo è che mentre uno parla di Republika Srpska, l'altro parla di entità, e altri ancora di territorialità, insomma una vera Babele che vuole portare sempre alla cancellazione della RS. Però la disoccupazione aumenta vertiginosamente e il Premier Nedzad Brankovic è andato a chiedere soldi alle banche per pagare pensioni e salari. Per non sentirsi esclusi, anche I Mujahedin stanno facendo la loro parte, e dopo aver strappato un risarcimento danni alla RS e alla città di Banja Luka, hanno addirittura minacciato di accusare la Bosnia perchà ha negato loro la cittadinanza.

Serbia
. La Serbia sta attraversando in questi ultimi anni delle vicissitudini assurde, quasi paradossali. Questa settimana, in cui cadeva l'anniversario del Kosovo, è stata vissuta da Belgrado con un certo ottimismo, sempre all'insegna dell'amor patrio, con Vuk Jeremic che ha fatto da protagonista. Accanto alle assurde parole Tachi e Sedju, abbiamo dovuto subire anche quelle di Peter Sorensen della UE, che si è sentito umiliato e offeso da Vuk Jeremic perchè ignorato. È chiaro che la battaglia giuridica e diplomatica che Serbia sta portando avanti presso l'Onu non piace molto, anche perché, a conti fatti, i kosovari non ne vogliono sapere proprio della risoluzione ONU 1244. Così la partita si è giocata anche a Mosca, che ha risposto alle provocazioni di Tachi affermando che non può certo permettersi di prevedere "cosa farà la Russia". Intanto, sul fronte interno, il Governo serbo cerca la talpa che ha fornito informazione ai media sul caso Miladin Kovacevic, secondo cui la Serbia si sia offerta di pagare un milione di dollari al cittadino americano Bryan Steinhauer per chiudere il caso.

Montenegro. Podgorica tace, sono pochi i clamori che trapelano nonostante sia in piena campagna elettorale. La vera notizia scioccante è che il Premier Milo Djukanovic, ormai indissolubilmente legato a questo potere, ha stretto un accordo con la minoranza croata e quella bosniaca, diventato Segretario della nuova coalizione che dovrebbe arrivare al potere alle prossime elezioni. Ma prima Djukanovic vola in gran segreto nel Qatar per iniziare i negoziati con i membri della famiglia reale per un importante investimento in Montenegro, sia nelle spiagge di Budva che nelle quote della Prva Banka. Nel frattempo, la vera mossa strategica è stata quella di dare al sistema bancario, costituito per la maggior parte da filiali di banche occidentali, altri 40 milioni di euro, approvando un provvedimento che consentirà alle banche commerciali di utilizzare il 20 per cento della riserva obbligatoria. Alla fine ce l'hanno fatta, nonostante la Banca Centrale del Montenegro (CBCG) ha dichiarato di essere contraria a tale provvedimento.