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18 aprile 2008

Nabucco e South Stream si scontrano su Iran e Balcani


Continuano le manovre diplomatiche del gigante Gazpom-Cremlino, che passando attraverso il mediterraneo, consolida la sua posizione all’interno dei Balcani. La Grecia sta per diventare la terza nazione balcanica ad aderire al South Stream, che va a rafforzarsi sempre di più, ai danni del progetto euro-atlantico del Nabucco, che cerca ora nell'Iran un partner in grado di poter dare all’Unione Europea una fonte di indipendenza.

Il Presidente Vladimir Putin continua i suoi viaggi diplomatici e sbarca in Libia, prima di incontrare il nuovo Premier italiano per rinnovare il patto energetico con l’Italia. Concede la cancellazione del debito di Tripoli, e annuncia la disponibilità della Gazprom a creare una joint venture sul mercato libico, nel quadro della realizzazione di uno scambio di assets con la società Eni, essendo il più grande operatore straniero sul mercato libico. Infatti, in forza dell'accordo energetico italo-russo che ha portato all’ingresso in Artic Gas, l’Eni si è impegnata a garantire la cessione a Gazprom degli assets fuori dalla Russia, tra cui figura il giacimento Elephant in Libia. Con il via libera del Governo libico, vi sarebbe un trasferimento della concessione dello sfruttamento del giacimento in capo a Gazprom, suggellando anche l’alleanza tra il gigante russo e la società italiana. Le manovre energetiche di Gazpom tuttavia non si fermano al mediterraneo, e continuano ad agire anche all’interno dei Balcani.

Il Cremlino infatti attende l’arrivo del Premier greco Costas Karamanlis per discutere coi dirigenti russi dei progetti energetici congiunti dell'oleodotto Bourgas-Alexandroupolis ed il gasdotto South Stream, che si amplia e diventa sempre più complesso. Il progetto, intrapreso con l’accordo congiunto Eni-Gazprom, porterà alla costruzione di una conduttura di 900km che attraverserà il Mar Nero, collegando la Russia con la Bulgaria, per poi ramificarsi su due percorsi, di cui uno a sud, che collegherà la Russia all'Italia attraverso la Bulgaria e la Grecia, e l'altro a nord, che attraverserà la Bulgaria, la Serbia e l'Austria. A causa di problemi con l’austriaca OMV, Gazprom sembra che ora stia considerando la deviazione del ramo settentrionale verso la Slovenia e l'Italia settentrionale. Il direttore esecutivo di Gazprom, Alexei Miller, ha infatti confermato che il Presidente sloveno Danilo Turk e il Premier Janez Jansa hanno dato la loro disponibilità per includere la Slovenia nel South Stream. In tale contesto, la Grecia, che sta per diventare così la terza nazione balcanica ad aderire al progetto russo, sarà un Paese di transito per raggiungere l’Italia.

Il ruolo della Russia, e così anche della Gazprom, sembra dunque rafforzarsi sempre di più, ai danni del progetto euro-atlantico del Nabucco, alla disperata ricerca di nuovi partner per rilanciarne la credibilità. Comincia infatti a farsi strada un nuovo ed inaspettato competitor che si propone come partner in grado di poter dare all’Unione Europea una fonte di indipendenza. Stiamo parlando proprio dell’Iran, che ha in questi ultimi mesi intensificato le sue attività diplomatiche, minuendo così gradualmente anche le pressioni sul nucleare, con la prospettiva che si arriverà ad un regolamento di questo problema senza ricorrere alla forza. Durante la sua recente visita in Bulgaria, il Ministro degli Affari Esteri iraniano Manouchehr Mottaki ha ricordato che la partecipazione al gasdotto di Nabucco era "uno degli orientamenti possibili della cooperazione tra l'Iran e gli UE", proprio mentre il Governo di Sofia firmava l'accordo russo-bulgaro sulla costruzione del gasdotto South Stream.


Così Teheran sta intensificando sempre di più i suoi rapporti energetici con i paesi dell'UE, offrendo tutta la sua cooperazione per fornire una soluzione alternativa alla dipendenza energetica nei confronti della Russia, e rilanciarsi così come sponsor ufficiale del Nabucco. Non dimentichiamo infatti l’importante accordo concluso della società italiana Edison per l'esplorazione del blocco petrolifero di Dayer, situato nel Golfo, con un investimento di 107 milioni di dollari, mentre nella metà di marzo la svizzera EGL (Elektrizitaets-Gesellschaft Laufenburg) ha firmato un contratto della durata di 25 anni con la NIGEC (National Iranian Gas Export Company) per oltre 20 miliardi di dollari. Accordo quest’ultimo che sarà direttamente strumentale al prossimo lancio del gasdotto Trans-Adriatic Pipeline (TAP), progetto congiunto di EGL e della norvegese StatoilHydro, che si affiancherà di prepotenza accanto al Nabucco. Le risorse dell’Iran verranno probabilmente affiancate a quelle dell’Iraq, come confermato dal Primo Ministro irakeno Nouri al-Maliki che dichiara la disponibilità del suo governo ad aprire le sue enormi riserve di petrolio e di gas agli investitori europei, in maniera tale da aumentare l'approvvigionamento con fonti energetiche irakene del mercato europeo nei prossimi tre anni.

La riunione del gas iraniano ed irakeno costituirà una base di fondo essenziale per la pratica realizzazione del progetto Nabucco. A questo occorre aggiungere che le società petrolifere europee si stanno facendo sempre più strada anche nel Caucaso, come dimostra la dichiarazione congiunta delle imprese gassifere del Turkmenistan, del Kazakhstan e dell'Uzbekistan di mettere a disposizione dell’Unione Europea, a partire dal 2009, 10 miliardi di metri cubi di gas, nonostante l’esistenza di contratti nei confronti di Russia e Cina. Un’intromissione questa che è stata vista con grande diffidenza dalla Russia, che ha già precisato che non fornirà la sua collaborazione al trasporto, considerando che tutte le vie di trasporto del gas dei paesi dell'Asia centrale sono oggetto di contratti che ricadono nell’area di acquisto di gas per la Russia fino nel 2010. Allo stesso tempo, Pechino dovrebbe acquistare 30 miliardi di gas, mentre Gazprom spera di aumentare anche i volumi dei suoi contratti, consolidando il suo monopolio con dei trasferimenti annuali di 60 miliardi di metri cubi di gas.

In un certo senso l’Europa si sta insediando nel Caucaso per destabilizzare il monopolio della Russia così come ha fatto con l’Ucraina, ossia proponendo contratti di acquisto a prezzi più elevati, spingendo la Gazprom a cedere maggiori rendite dopo aver creato il logico conflitto tra le società. Continua dunque il conflitto Nabucco-South Stream, grazie all’inarrestabile rilancio dei suoi principali competitor, nello scenario di una vera e propria lotta per l’egemonia di uno dei due blocchi. Tuttavia, è molto più plausibile l’ipotesi che non si verrà mai a creare una vera e propria concorrenza tra le due sfere di potere, in quanto il controllo del mercato si avrà solo con un coordinamento degli Stati produttori di gas e petrolio - come dimostrato dai numerosi tentativi di Russia e Iran di giungere sulla borsa del gas - e con un progressivo riavvicinamento economico-energetico tra Unione Europea e Federazione russa, in uno strano accordo di "non belligeranza" per la spartizione dei territori e delle zone di influenza.