Continuano le pressioni politiche della Ue sulla Turchia per indurla a cedere sulle condizioni dettate per l'ingresso nel mercato unico, dinanzi alle esitazioni del governo a varare le riforme giuste. Nei giorni scorsi è stata pubblicata una comunicazione da parte della Commissione Europea, che include una serie di raccomandazioni da seguire per portare a buon fine le contrattazioni diplomatiche. Sicuramente questo continuo altalenarsi di minacce e istruzioni dell'Ue dimostrano che c'è stato come un capovolgimento delle parti, perché la controparte debole, sia ben chiaro, non è la Turchia, bensì l'Europa che ora sta imponendo a tutti i costi la sua legge per avere il controllo strategico di un'importante regione.
La fonte del contrasto è ovviamente la religione, l'etnia, la politica sociale, perché rappresentano questi gli strumenti maggiormente usati per far presa sull'opinione pubblica sia europea che Turca. Si parla dei problemi di Cipro come se fossero davvero religiosi o etnici, e non esclusivamente economici e politici essendo Cipro una terra contesa da decenni ormai dalle potenze internazionali. La Turchia si rifiuta di rimuovere gli ostacoli al movimento dei beni ciprioti e ai trasporti diretti con Cipro, ed è un affronto se si pensa che la Ue sta chiedendo a Cipro l'adesione del protocollo del mercato unico. Questo è uno dei punti più dolenti, ma ovviamente l'attenzione è rivolta esclusivamente alla questione etnica e religiosa.
Hanno aperto un casus belli sulla visita del Papa, preparando psicologicamente le persone si dal momento del sequestro da parte del dirottatore turco: anche lui, non a caso, fuggiva per l'incomprensione religiosa. Sul fronte economico, sebbene la Turchia abbia migliorato le finanze pubbliche e con le politiche di privatizzazione, ha ancora un deficit nelle infrastrutture, forse perché non ha ancora garantito l'ingresso degli investitori esteri in maniera completamente liberare. Resta inoltre ancora sospesa il problema della "libertà di espressione" censurata dalla Turchia, nonostante in Europa uno stato abbia da poco approvato una legge che censura lo stesso diritto per chiunque provi a "negare il genocidio armeno".
I ricatti sono molteplici, tuttavia la Turchia si sente molto forte perché ha illustri partner di affari che fanno da perfetto ago della bilancia, ossia la Russia: ecco che il triangolo si chiude, Russia, Francia e Turchia tutte impegnate nella stesura degli accordi per il trasporto in Europa del Gas, per cui teniamo ad inserire anche l'Algeria in tale consorzio casuale.
La Turchia è la porta verso l'Oriente e verso l'occidente, e costituisce oggi il punto nevralgico dei gasdotti destinati all'Europa.
Nell'ottobre del 2005, il gruppo petrolifero britannico British Petroleum inaugurava la fine dei lavori sulla sezione georgiana dell'oleodotto Bakou-Tbilissi-Ceyhan, e in quell'occasione il Presidenti turco fu ricevuto da quello georgiano per chiudere l'affare, fortemente voluto da Washington e finanziato dalla Banca Mondiale. Il petrolio della sezione georgiana del BTC, costruito dal consorzio di imprenditori occidentali dominati da British Petroleum, raggiungerà il grande porto turco di Ceyhan. L'oleodotto si raddoppia con un gasdotto che collega le riserve del Caspio alla rete turca, e la Georgia, in cambio di questo diritto di passaggio, riceverà il 5% del volume trasportato e beneficerà di tariffe privilegiate. Il Bakou-Tbilissi-Ceyhan ha dunque l'obiettivo di portare il gas del Caspio sui mercati europei aggirando il mercato russo e dare indipendenza alla Georgia, in cui Gazprom proponeva di ricomprare già il gasdotto esistente in Georgia, il Bakou-Soupsa.
Questo è anche il motivo per cui la Francia sta stringendo delle forti relazioni con la Russia, che intanto sta presidiando i controlli del gasdotto della Grecia, mediante le principali compagnie nazionalizzate. Transneft, Rosneft e Gazprom controlleranno l'oleodotto Bourgas-Alexandroupolis, Bulgaria-Grecia, al 51% mentre quella nazionale il 17%. Questo oleodotto, strategico per la Russia, è stato lanciato in settembre dal presidente russo Vladimir Poutine col governo greco e bulgaro all'epoca della sua visita ad Atene. Oggi una grande parte del petrolio del mare Caspio destinato all'ovest dell'Europa e negli Stati Uniti è istradato via il mare Nero per le navi cisterna che passano dagli stretto turchi del Bosforo e dei Dardannelles. Ma il traffico aumenta di anno in anno, 150 milioni di tonnellate di brut nel 2005, allungando i termini di consegna. La creazione dell'oleodotto dovrebbe permettere di realizzare delle economie di scala, e il controllo dell'instradamento di una parte del greggio del Caspio, rubandolo al BTC che aggira il territorio russo attraverso la Georgia. Le forze navali russe assicureranno la sicurezza del gasdotto nord-europeo,che erano state impegnate parimenti nella costruzione del gasdotto Blue Stream. Il Gasdotto nord-europeo (GNE) deve passare sotto il mare Baltico per collegare il porto russo di Vyborg ed il litorale tedesco. Il progetto prevede una serie di ramificazioni supposte alimentare la Finlandia, la Svezia, il Gran Bretagna e parecchi altri paesi.
E ancora, l'Algeria e le Russia stanno creando l'Opec del gas, anche se questa relazione pare sia stata compromessa proprio dall'intromissione della UE. All'epoca della visita di M. Khelil a Mosca, la compagnia pubblico algerino Sonatrach aveva firmato due memorandum di intesa con le società petrolifere russi Gazprom e Loukoïl. Questi accordi avevano sollevato allora le critiche dei consumatori europei che avevano manifestato il loro timore di vedere così costituire una "OPEC del gas", ma non solo questo. Al termine delle trattative stabilite all'epoca della visita effettuata in marzo ultimo da Vladimir Poutine, sono stati firmati parecchi documenti per un accordo sui rapporti commerciali, economici e finanziari : l'Algeria acquisterà dalla Russia delle attrezzature per una somma uguale superiore all'importo del debito annullato.
La svolta arriva quando viene varato dal governo un provvedimento che rende Sonatrach maggioritaria al 51% in tutti i contratti di ricerca, di sfruttamento, di raffinazione e di trasporti degli idrocarburi in Algeria, capovolgendo la sua politica di liberalizzazione del settore degli idrocarburi. Il ministro ha spiegato che "la finalità è la preservazione delle risorse per le generazioni future"... e molto certamente di evitare la corsa degli eventuale "predatori" come la Russia, fortemente attiva nei partnership con l'Algeria.
Probabilmente l'Algeria ha chiuso il mercato ad altri collaboratori che non siano la Russia, ed è per tale motivo anche che la Francia continua a muoversi avvicinandosi sempre più a Putin. La proclamazione di Putin alla "legione d'onore" , tuttavia censurata dal media, implica una forte collaborazione, o comunque una grande rivoluzione contro l'Europa stessa.
Il governo francese, dopo aver perso la battaglia di GDF, che doveva portare non ad una privatizzazione ma ad un rafforzamento della posizione dello Stato, sta cercando di riscattarsi conducendo una politica energetica indipendente rispetto alla Europa. Dice di no "al genocidio armeno" procrastinando in qualche modo l'entrata della Turchia in Europa, che deve essere libera e indipendente per altre lobbies, mentre dice di si alla Russia, che sta costruendo dei forti legami con la sua strategia di persuasione. Molto probabilmente le elezioni francesi saranno tormentati da gravi scandali, forse sulla scia di Clearstream come è stato per la privatizzazione di GDF, forse spinta dai sindacati e dalle associazioni che oggi sono tutti schierati contro il Governo. Non sarà una novità purtroppo, basti vedere cosa è accaduto all'Italia, una nazione instabile, che aveva un governo forte che stringeva identiche relazioni con la Russia. Ora invece il governo non esiste, e sarà certo indifferente che la finanziaria venga o non venga approvata. In ogni caso infatti, il governo ne uscirà debole, ossia pronto ad un ulteriore attacco dell'Europa, o diviso internamente dagli scandali dei ladri di merendine pubblicizzate dalle intercettazioni.