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28 novembre 2006

I cugini francesi : "parenti serpenti"


In un clima di piena Guerra Fredda, che sta dividendo ancora una volta gli Stati in blocchi di influenza russa o atlantico-europea, i governi nazionali costruiscono la loro economia sulla base delle sole relazioni diplomatiche. Si stanno formando in Europa delle tacite cooperazioni politiche che hanno risvolti economici sui singoli Stati Nazionali tutt'altro che trascurabili. Accanto all'avanzata russa, che scava all'interno dell'Europa un tunnel invisibile attraverso le più importanti società industriali, è la Francia a portare avanti la più tenace politica economica estera fortemente indipendente rispetto alla Comunità europea. Dopo aver stretto una stabile amicizia con Putin, consacrata dal conferimento della Legione d'onore al Presidente russo, si avvicina all'Italia proponendole di stringere un'alleanza che le porterà ad essere il motore politico dell'Europa.
Sebbene siano molti i punti in comune in tema di politica estera, al momento la discussione all'attenzione dell'opinione pubblica europea sono prettamente economici, con un continuo negoziare per spuntare le condizioni più vantaggiose. Mentre l'Italia cerca la reciprocità nello scambio delle azioni societarie, la Francia denuncia il troppo nazionalismo italiano nel difendere una società a scapito del dialogo e della collaborazione.
Senz'ombra di dubbio oggi non esiste la regola della "riconoscenza" di uno Stato nei confronti dell'altro per avergli consentito di comprare una società, ma quella del più forte, del libero mercato e della libera impresa.

Si è aperto infatti in questi giorni un nuovo contenzioso industriale che vede l'Eni lanciare un'Opa ostile sulla Technip, leader francese in prodotti petroliferi, mediante la Saipem, riaprendo così la ferita di Suez. Circa nove mesi fa, abbiamo assistito alla minaccia di Opa di Enel, l'Edf italiano, su Suez, spingendo in un certo qual modo il governo francese a tentare la fusione, per difendersi così dagli attacchi degli investitori esteri. Allora l'Enel fallì in questa impresa perché la Francia ha ritenuto più importante rischiare una privatizzazione piuttosto che un'infiltrazione dall'estero. Allo stato attuale il progetto di fusione viene ancora continuamente discusso, e nonostante i segnali di ottimismo da parte della Commissione Europea, vi sono ancora molti analisti che reputano l'operazione assolutamente impossibile da portare a termine.
Ora i problemi più importanti, nonché i tasti più dolenti sono Alitalia e il nucleare. La prospettiva di un matrimonio tra Air France-KLM e le compagnia italiana Alitalia, ha provocato un grande ribasso dell'azioni di Air France. I suoi azionisti non sono totalmente favorevoli, ma probabilmente è tutta un'opera mediatica volta a lanciare un messaggio ai mercati secondo il quale l'acquisizione di Alitalia le comporterebbe un grave danno d'immagine. Infatti, era persino giunta la voce, a mezzo della stessa stampa francese, l'intenzione di Air France di sopprimere i suoi voli intercontinentali, per utilizzare poi Alitalia come piattaforma per i voli nazionali ed europei. Una notizia questa che è stata subito smentita, fatto sta però che mentre Alitalia riduce le rotte da Malpensa verso la Cina ed elimina le tratte verso gli Stati Uniti, India e Balcani, Air France si estende proprio in quei mercati perché ritenuti più vantaggiosi. Ora il governo ha deciso di dismettere completamente Alitalia, ma nel farlo vuole utilizzare una grande banca d'affari per vendere sul mercato il 49,9% posseduto dal Tesoro. Ci auguriamo solamente che le azioni vengano vendute al mercato effettivamente, e che non succeda come con Tronchetti Provera, che diede in gestione ad un consorzio di banche il diritto di fare da intermediario nella vendita di un pacchetto di azioni della Pirelli, ma poi non hanno mai raggiunti i mercati a causa dell'acquisto da parte delle stesse Banche.
Accanto al progetto di Alitalia, sbuca, in occasione della riunione con Chirac la questione della Tav, e anche qui le posizioni sembrano convergere, anche se si attende sempre che siano sedati i malumori della Finanziaria per riaprire i conti.

Sul fronte dell'energia, invece, si riapre il problema del nucleare, soprattutto dopo il lancio del Cnr italiano della partecipazione dell'Italia al progetto Iter, ossia di fusione controllata sulla base del confinamento magnetico del plasma . Sicuramente il progetto Iter avrà la pretesa di riportare in nucleare negli Stati in cui è fatto divieto di costruire centrali nucleari, oppure per recuperare tutti gli investimenti sostenuti sino ad oggi, ma sicuramente non è in grado di dare una risposta al problema energetico degli Stati. Così mentre oggi continuano gli accordi con gli Stati per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi per le nostre centrali nucleari, stiamo per costruire una macchina che continuerà a produrre scorie radioattive sia per la produzione dei materiali utilizzati nella fusione, sia in seguito alla sua realizzazione.
Oggi l'Italia è riuscita ad assorbire tale problema, rispedendo alla Francia una massa di rifiuti radioattivi, ma deve cominciare a preparare il sito nazionale, e a questo punto interpelleranno direttamente le amministrazioni locali. Considerando che il popolo degli scioperi ha dato forfait, le comunità locali resteranno di nuovo sole dinanzi al dictat del "bene del Paese" nonostante sia un male per le persone e per il luogo.

La Francia e l'Italia continuano ancora a simulare forme di amicizia, quando in realtà sono tutti dei compromessi che vedono sacrificare aspetti dell'economia dell'uno o dell'altro, anche se attualmente sono gli italiani che accusano i più gravi problemi economici rispetto ai cugini transalpini, dovendo cedere senz'altro Alitalia e sul fronte di Eni e Enel.