Motore di ricerca

27 novembre 2006

L'Iter fa vedere il miraggio della fusione fredda


È ufficiale: parte “Iter”, International Thermonuclear Experimental Reactor, (reattore sperimentale termonucleare internazionale), un progetto internazionale che ha l’obiettivo di produrre energia dalla fusione, a cui parteciperanno tre enti di ricerca italiani : Enea, Cnr e l’Istituto di fisica nucleare (Infn). Il progetto risale al 1985, presentato in occasione dell'incontro al vertice tra Reagan e Gorbaciov, a cui poi hanno aderito l’Unione Europea, il Giappone ed il Canada, per diventare alle soglie del 2007 una cooperazione internazionale al fine di creare la fonte di energia del futuro nei prossimi 10 anni, per costo di circa 5 miliardi di euro.
L'Iter è un esperimento di fusione termonucleare controllata, basata su un processo di confinamento magnetico di un plasma di forma toroidale, composto da Deuterio e Trizio, all'interno di un reattore, il Tokamak. Questo ha una struttura di una ciambella metallica di 6,2 metri di raggio, cava all'interno e circondata da magneti, che consente di riscaldare il plasma composto da deuterio e trizio (isotopi dell'idrogeno) fino a temperature estreme raggiunte grazie ad una forte di corrente elettrica e poi iniettando onde elettromagnetiche. Il calore farà muovere le particelle a grande velocità per urtarsi con forza sufficiente a vincere la repulsione, e fondere. Gli esperimenti sino ad ora hanno avuto esiti incerti, considerando che l'energia prodotta con questi esperimenti ha superato di poco l'energia spesa per riscaldare il plasma. Ulteriore problema è che la fusione Deuterio-Trizio, produce, oltre a più di ¾ dell'energia immessa e di un atomo di Elio, un neutrone, che costituisce una variabile di scorie
radioattive prodotte. Inoltre, il principale elemento combustibile, è il Trizio, che un isotopo radioattivo dell'idrogeno: fughe accidentali di Trizio potrebbero avere conseguenze non diverse da quelle prodotte da incidenti nucleari da fissione. In sostanza, un reattore a fusione produrrebbe una quantità di radioattività appena inferiore a quella di un reattore a fissione ordinario della stessa potenza.
Dinanzi poi ai problemi sollevati per lo spegnimento del reattore, le risposte spesso non sono state convincenti, perché gli scienziati hanno affermato semplicemente che interrompendo l'immissione di energia elettrica, gli atomi di idrogeno più veloci andranno a superare la barriera magnetica andando ad attaccare gli atomi del plasma si inquinerà, e si raffredderà cosicché la caldaia ITER si spegnerà. In realtà nessuno ha previsto come trattare il problema dell' estinzione della caldaia, trattato dunque come "una variabile incerta, che sarà risolta con gli esperimenti", che dovrebbero nel tempo a risolvere anche il problema delle perdite radioattive.
Per cui, quando si sarà ottenuto x decine di secondi la fusione, e aver speso 5 miliardi di euro, occorrerà costruirne un altro, più costoso nella speranza che dia all'umanità la free energy. In verità, non si può avviare un progetto di questa portata, di un tale costo, quando si non hanno, già pronte, tutte le soluzioni ai problemi gravi, ineluttabili, e quando non si risolve alla radice il problema dell'indipendenza energetica. Ci sono voluti 25 anni per costruire una calamità superconduttrice che dà 4 tesla, quando volendo si poteva concepire una tecnologia migliorativa del nucleare a fissione già esistente, nell'attesa di avere la vera free energy.
Con l'ITER si cerca di far funzionare un reattore in maniera continua, a temperature troppo basse, con una reazione inquinante che contaminerà le strutture circostanti, facendo accumulare nuovi scarti radioattivi. Invece, il futuro è la fusione vera e propria, ossia quella della Z-machine, che usa invece un processo di confinamento inerziale del plasma , favorito e sviluppato soprattutto dagli ambienti militari che preferiscono rinunciare ai costosissimi test atomici su scala reale e usare poi i risultati della ricerca in laboratorio per migliorare questo tipo di arma.

A questa idea sta lavorando il “Sandia National Laboratory” negli USA, in cui è stata messa a punto la “macchina Z”, capace di generare una scarica che può raggiungere i 20
milioni di Ampere caricando di 290 terawatt di energia il plasma, sino a portarlo alla fusione senza generare alcuna scoria. L’idea di fondo è semplice e geniale. Dato che il plasma è composto da particelle cariche negativamente e positivamente, è quindi possibile farlo attraversare da corrente elettrica che, generando un campo magnetico, avvolge il
plasma e lo “strizza”. Questo “strizzamento”, o “pinch”, comporta una maggiore concentrazione del flusso elettrico nel plasma che a sua volta induce un campo magnetico ancora più forte e quindi un “pinch” ancora maggiore. Per ottenere la fusione, infatti, il problema non è la quantità di energia, è la focalizzazione.
Dunque, all'interno di una camera cilindrica, completamente riempita di acqua, una scarica elettrica di 20 milioni di ampère attraversa una rete di fili di tungsteno della larghezza di un capello. In pochi istanti, i fili si sciolgono per volatilizzarsi in un plasma che viene subito dopo compresso a grande velocità dal campo magnetico della scossa elettrica iniziale, fino ad occupare lo spessore di un'aria di matita. Una volta compresso, gli ioni ed gli elettroni giungono ad un punto di arresto, ossia in un punto in cui il flusso gassoso raggiungerà una velocità ridotta a zero. Le forze che agiscono per la compressione del plasma sono impressionanti, tale che l'energia cinetica prodotta è fortissima.
La Macchina Z potrebbe permettere di ottenere la fusione di un plasma non radioattivo, con la produzione onde alfa (energia) e di nuclei di elio, che costituirebbero un plasma in espansione. Se questa espansione viene effettuata in un campo magnetico, siccome il legame tra le linee del campo magnetico e il mezzo ionizzato è molto elevato, si rigenera la scossa elettrica e si innesca di nuovo il processo di confinamento inerziale. La macchina si trasforma allora in un generatore MHD ad impulsi. Una parte di questa energia potrebbe permettere di ricaricare il condensatore, pronto per la seguente scarica: la macchina sembrerà un moto pulsante.
L'idea è diametralmente opposta rispetto a quella dell'ITER dove si ricerca una fusione continua di un plasma dal volume enorme, con tutti i mega-problemi tecnologici che ciò pone. La vera fusione è quella ottenuta con innumerevoli microimpulsi che vanno a focalizzare l'energia attraverso un'onda d'urto: 500 milioni di gradi o un miliardo di gradi senza emissioni di neutroni o scorie. Tali temperature, invece, non possono essere raggiungere all'interno di reattore ITER, perché esploderebbe, tuttavia le grandi potenze investono in questo progetto per creare energia per scopi civili, lasciando la macchina-Z agli esperimenti per scopi militari. Il problema è che dopo aver speso mezzo secolo di ricerca scientifica per creare l'Iter, gli Stati non hanno intenzione di abbandonarlo e di rinunciare al recupero degli investimenti mediante l'immissione sul mercato di questa energia, nonostante le imperfezioni tecnologiche già rilevate. Tuttavia, se si considerano i costi per il suo sviluppo, per la produzione del plasma, costituito in parte dal Trizio che non è presente in natura, e quelli per lo smaltimento delle scorie, il progetto della Macchina Zeta risulterebbe di gran lunga più conveniente.
Per cui, il progetto Iter dovrebbe essere interrotto immediatamente per evitare che si cada ancora in una spirale di inefficienza energetica senza via di uscita, che non avrà nulla di diverso da quella innescata dal nucleare per fissione, o dai combustibili fossili.