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19 settembre 2008

Alitalia: tanto rumore per nulla

Alitalia è ad un passo dal baratro.E' questo il triste esito di un'operazione spregiudicata ed irresponsabile che il governo ha imposto quale scelta "di vita o di morte" e poi mal guidato. Berlusconi ed i suoi sodali sono usciti con le ossa rotte da questa prova di forza, ed i febbrili tentativi di trovare soluzioni alternative che si stanno susseguendo in queste ore, sembrano essere solo furbesche operazioni di maquillage per potersi ripresentare agli italiani dopo questa colossale figuraccia e dire: "non è colpa nostra".

Il Consiglio dei ministri di oggi aveva all'ordine del giorno come tema più importante il decreto legge contente ''Disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di osservatori dell'Unione europea in Georgia''. Il blocco della trattativa su Alitalia ha, però, costretto il governo ad un cambio di programma. Toccherà a Maurizio Sacconi, ministro per le Politiche sociali, relazionare sullo stato della vicenda Alitalia. Con una dichiarazione di questa mattina, il ministro ha avvertito che l'unica soluzione in campo ''è un ripensamento di Cgil e dei sindacati autonomi che non hanno firmato la proposta di accordo, altrimenti il fallimento non ha alternative''. Secondo alcune indiscrezioni, le parti in causa - Cai la nuova societa' intenzionata a rilevare Alitalia, i sindacati che non hanno firmato l'ipotesi di accordo, il ministro Sacconi- avrebbero ancora tre giorni di tempo per tentare di riannodare i fili di un negoziato che ieri pomeriggio, com'era prevedibile, non ha dato i frutti sperati.

Di fronte al no della Cgil e dei sindacati autonomi, la soluzione potrebbe essere la formazione di una nuova società, una sorta di Cai 2, che dovrebbe rilanciare una nuova offerta di piano industriale per la compagnia aerea. A questo obiettivo starebbero lavorando da ieri sera Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e Augusto Fantozzi, commissario straordinario Alitalia nominato dal governo. Letta ha incontrato anche Gianni Alemanno, sindaco di Roma, per riferirgli delle gravi ripercussioni che l'eventuale fallimento di Alitalia avrebbe sull'economia della capitale e del Lazio. Da più parti, nella squadra del Cavaliere di Arcore, si spinge per la presentazione di una nuova offerta di trattativa, perchè il fallimento sarebbe una grave sconfitta per il governo e soprattutto per il premier Silvio Berlusconi che ha manifestato in più occasioni la convinzione che il problema Alitalia si potesse risolvere semplicemente grazie al suo intervento personale presso gli imprenditori che avevano accettato di formare la società Cai.

Intanto i sindacati autonomi hanno deciso di assicurare la normalità dei voli Alitalia e di non dichiarare lo stato di agitazione nell'aeroporto di Fiumicino. ''Nessun panico negli aeroporti e tra chi deve viaggiare, noi siamo al lavoro e garantiremo il servizio anche a costo di gravosi sacrifici'', ha precisato Antonio Divietri del sindacato autonomo Avia. ''Voleremo finchè ci sono i soldi'', è l'annuncio del commissario Fantozzi. Lo stesso Berlusconi starebbe esaminando la situazione partendo dalla considerazione che la Cai ha ritirato la propria offerta ma ha deciso di non sciogliersi come società. Da qui a lunedì ci sarebbe quindi il tempo necessario per avanzare nuove proposte o per dichiarare il definitivo fallimento di Alitalia. Una eventuale ripresa della trattativa potrebbe partire dal piano industriale avanzato dalla Cai e dalla proposta della Cgil e dei sindacati autonomi di siglare un contratto di lavoro per i nuovi dipendenti Alitalia che ricalchi i contratti adottati dalle compagnie aeree straniere e non comporti tagli considerevoli dei salari. E' infatti soprattutto quest'ultimo punto ad aver bloccato il proseguimento del negoziato.

Una novità potrebbe essere rappresentata anche dall'offerta che potrebbe arrivare da qualche compagnia aerea straniera. Si fanno i nomi di Iberia, British Airways e Air France ma gli esperti ritengono che solo la tedesca Lufthansa sarebbe in grado di avanzare una proposta. In questa eventualità, si dovrebbe rivedere una parte del piano industriale della Cai: quella che prevede la presenza di un partner straniero in quota di minoranza per almeno cinque anni. E per Berlusconi che ha sbandierato a più riprese la totale italianità di Alitalia, che all'inizio della trattativa lui stesso aveva annunciato come discrimine del piano industriale, si tratterebbe dell'ennesima figuraccia. Al momento, però, l'ipotesi più realistica è quella del fallimento. Il commissario Fantozzi, dopo aver portato i libri contabili della società in tribunale, avvierebbe la vendita di Alitalia: dal patrimonio industriale (aerei e strumentazione tecnica) alle rotte e agli orari di volo. Tutti i dipendenti della società riceverebbero immediatamente la lettera di licenziamento.

Intanto Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, respinge le accuse venute da esponenti del governo sul ruolo irresponsabile che il suo sindacato avrebbe svolto nel negoziato a differenza di Uil, Cisl e Ugl: ''Per un problema di democrazia sindacale decide il 51% dei lavoratori. E le sigle confederali, tutte insieme, hanno una rappresentatività di gran lunga al di sotto di questa soglia''. Una soglia che i continui ultimatum del governo hanno contribuito ad abbassare ora dopo ora. Governo e commissario straordinario Augusto Fantozzi si sarebbero dati altre 72 ore di tempo prima di toccare per davvero con mano il baratro. Nel frattempo qualche volo sarà annullato, ma la benzina si troverà e i piloti assicureranno buona parte dei voli. La strada che divide Alitalia dal baratro è brevissima e ricca di insidie, e i falchi berlusconiani di governo, se da un lato cercano di trattare, dall'altro tentano di far passare il messaggio che non c'è un piano B e che o i sindacati accettano il piano Cai o c'è il fallimento. Staremo a vedere chi la spunterà...Di sicuro questa contesa tra giganti con i piedi d'argilla un primo effetto l'ha già prodotto:ha lasciato sul selciato migliaia di lavoratori che, tra qualche ora, vedranno sparire nel nulla l'agognato posto di lavoro.

Ernesto Ferrante
Rinascita