Nonostante ciò l'Italia si è limitata solo a qualche blanda condanna formale e "un auspicio" per la risoluzione "pacifica" della crisi. Berlusconi non vuole compromettere gli interessi economici italiani col gigante russo per un paese di cui avrà appena scoperto la posizione sulla carta geografica. Interessi costruiti anche sul rapporto privilegiato che Berlusconi si vanta di aver instaurato col leader russo Putin, la vera mano oscuro al timone della Russia, e di usare per dare all'Italia una posizione di vantaggio rispetto ai paesi concorrenti. E' proprio questo rapporto privilegiato con la Russia, vantato dal Premier italiano, interessa all'amministrazione Bush. Schierandosi apertamente con la Georgia, l'Amministrazione americana non ha più voce alcuna a Mosca. Viene percepita come parte del conflitto. Agli Stati Uniti serve un intermediario che abbia fama di simpatie filo russe. Gli Stati Uniti vogliano utilizzare l'Italia e Silvio Berlusconi in qualità di "mediatore americano". Si sa che la Francia è già al lavoro in veste di "mediatore europeo". Leggete l'elenco dei paesi che visiterà la prossima settimana il consumato diplomatico e vice presidente degli Stati Uniti d'America Mr. Cheney. Georgia, Ucraina, Azerbaijan e Italia.
La Georgia, per ovvie ragioni: parte in conflitto che ha scatenato tutto questo, alleato fedele, paese aggredito. L'Ucraina, perchè è un alleato americano preziosissimo ed è un gemello della Georgia: entrambi hanno un governo fieramente anti-russo e pro americano, hanno vissuto la cosiddetta "rivoluzione dei fiori", in più l'Ucraina ha il problema della Crimea a maggioranza russa, ma formalmente ucraina, dove è di base la flotta russa del mare nero impiegata in questo conflitto. E' un paese candidato nella NATO nonostante la strenua opposizione russa. Azerbaijan, perchè parte da qui l'oleodotto che trasporta il petrolio Azerbaigiano tramite la Georgia fino alla Turchia e da là via mare in tutta Europa e gli Stati Uniti. Azerbaijan è la chiave di volta nella politica energetica alternativa alla Russia. Membro chiave nel progetto "Nabucco" che dovrebbe nelle intenzioni rendere l'Europa e gli Stati Uniti più indipendenti dalle forniture di gas e petrolio russo. E' il primo paese (nonostante che in Italia nessuno la sappia pronunciare bene) che dovrà supplire alla mancanza di petrolio e gas nelle nostre case se i russi dovessero decidere di chiudere i rubinetti.
E l'Italia? Cheney viene in Europa e l'unico paese che visita è l'Italia? In un momento così teso, con l'Occidente ai ferri corti con la Russia, una guerra appena conclusa e la flotta della NATO dislocata nel Mar Nero, il primo leader americano di rilievo che viene in Europa - non un leaders qualunque ma Dick Cheney, da alcuni ritenuto il vero presidente americano - non sceglie Londra storico alleato e gigante diplomatico, non Parigi che è presidente di turno della UE e sta già svolgendo una fitta attività di mediazione, non la Germania di Merkel che è il primo partner economico della Russia e ha mezzi economici per fare pressione a Mosca. Sceglie l'Italia. L'Italia che, Berlusconi si lamentava, non venisse invitata nemmeno ai vertici ristretti della UE come il Portogallo e la Grecia. L'Italia a cui gli stessi Stati Uniti hanno negato il seggio permanente all'ONU, dopo averlo promesso a mezza bocca, perchè non eravamo ancora "adulti abbastanza". Italia che è rimasta silenziosa e anonima durante tutta la crisi internazionale, come se la cosa non la riguardasse perchè evidentemente non si sentiva in prima fila. L'Italia dove Frattini si è limitato a ripetere con toni sfumati le stesse cose che hanno ripetuto tutti i ministri degli esteri europei ma prima di lui, meglio di lui e più volte di lui. L'Italia che in tv si preoccupa del traffico di rientro e bollini neri in autostrada mentre tutti i notiziari mondiali si domandano quale sarà il futuro prossimo nelle relazioni globali della terra.
L'unica spiegazione che rimane della tappa di Cheney è l'intenzione americana di aprire un secondo fronte diplomatico, alternativo a Sarkozy, e di fare ciò tramite l'Italia e Silvio Berlusconi. Berlusconi ha venduto bene gli interessi italiani in Russia. Ora Cheney viene a Roma per chiedere di metterli a rischio in nome del governo americano. Se accetterà, chissà, forse sulla scrivania del presidente kazakho che distribuisce le concessioni petrolifere, potrebbe squillare un telefono e mandare in fumo i frutti di anni e anni di passivo filo-russo del governo italiano. Ma più probabilmente no. La mediazione fra i russi e gli americani la sapremmo fare con una doppiezza e bottacerchismo eccellente. Ma almeno il bollino nero in autostrada non sarà la prima notizia dei Tg.
Serghei Nalon
tratto da http://serghei24.splinder.com/