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24 settembre 2008

Uno spettacolo fratricida


Il Ministro degli Interni Maroni presenta in Senato la sua relazione sui fatti avvenuti nel Casertano che fa anche da cornice al decreto legge sulle nuove misure urgenti volte a contrastare la criminalità organizzata e l’immigrazione clandestina. Un contingente di 500 militari sarà inviato nel casertano e nelle aree dove è più necessario assicurare un maggiore controllo da parte dello Stato.

È stata una vera dichiarazione di guerra quella del Ministro Maroni contro gli "atti di terrorismo" e la "guerra civile" scatenatasi nella provincia di Caserta, dopo le violente ritorsioni del clan dei Casalesi. Una requisitoria che ricorda le spedizioni punitive dello Stato durante gli anni di piombo, con il tocco della propaganda all’americana, fredda e distaccata. Il Governo decide di inviare 500 militari per «individuare gli autori della strage, catturare i latitanti ed espellere i clandestini», e magari eliminare la disoccupazione, il degrado sociale e il malessere economico ereditato da anni di silenzio e indifferenza. «C'è una guerra civile che la camorra ha dichiarato allo Stato cui lo Stato deve rispondere con fermezza, riappropriandosi del territorio» , afferma Maroni spiegando - come si confà ad un vero esperto meridionalista - che gli omicidi di Castelvolturno «sono maturati in un contesto socio-ambientale caratterizzato dall'influenza del clan dei Casalesi… clan che, dall'elevata capacità collusiva nel tessuto economico ed istituzionale, gestisce il narcotraffico, il traffico di esseri umani, reati contro il patrimonio , estorsioni, contrabbando».

Il Ministro poi è molto preoccupato del fatto che nella stessa zona vi è una forte presenza di immigrati, a volte superiore alla popolazione residente, che sembra dare dei problemi alla criminalità locale. Dalle sue parole sembra turbato più del fatto che i Casalesi si ribellano alla criminalità straniera "che nel passato era sembrata poter coesistere pacificamente con i clan locali", piuttosto che si sta scatenando una crisi sociale nel cuore del Sud Italia che non ha confronti. Infatti, fin quando i camorristi si ammazzavano tra di loro e al massimo uccidevano la popolazione locale durante i loro regolamenti di conti, poteva sembrare anche normale, d’altronde siamo sempre a "Napoli" non ci dimentichiamo, lì sono abituati, vivono da sempre in questa situazione. Comunque il Viminale invierà per l’ennesima volta il suo esercito in Campania per fare un po’ di pulizia, e poi tornare a Roma vittoriosi, con nuovo materiale da propagandare sulle gesta del Governo italiano, e in particolare dei Ministri della Lega. L’inutile convinzione che un esercito possa risolvere un problema sociale radicato ormai nella politica e nell’economia è ridicola, almeno quanto sentir parlare dei funzionari che non hanno assolutamente idea della vera realtà sociale delle province di Napoli o di Caserta. D’altronde non potevamo aspettarci qualcosa di diverso dai politici affaristi di Roma o Milano, imbevuti della disinformazione dei media che viaggiano sulla scia dei luoghi comuni e dei "bollettini di guerra".

I media hanno infatti contribuito a creare questa immagine di "far west"senza speranza, fatto di delinquenti di strada che lottano tra di loro per il pizzo, lo spaccio o lo sfruttamento, e che dunque possono essere fermati anche un semplice presidio. Già "Gomorra" (nelle foto) ha cercato di spiegare nella maniera più verosimile possibile cosa accade nelle organizzazioni criminali di stampo camorristico, e anche questo tentativo è stato neutralizzato dalla manipolazione dei grandi media e delle grandi case editoriali. Non sarebbe stato possibile portare la Camorra sui grandi schermi, dinanzi alla vasta opinione pubblica, senza riadattare con alcuni accorgimenti la sceneggiatura e i contesti. Tutto è divenuto scenico, di grande impressione, ma per quanto fosse provocatorio e scioccante è divenuto nelle loro mani riduttivo e miope, l’ennesimo ritratto dell’Italia disastrata che piace tanto al New York Times o agli snob burocrati europei, e che comunque offende l’umanità dei cittadini campani. A Gomorra va il merito di aver aperto una ferita cicatrizzata dal perbenismo e dal "laissez faire" dello Stato centralizzato, lasciando però che tutti i vermi si insinuassero dentro per soddisfare i propri interessi.

Da una parte lo Stato che ha guadagnato un ottimo alibi per il suo assenteismo e la sua politica corrotta, fatta di funzionari collusi e amministratori complici dei crimini più meschini, nonché di politiche inefficaci contro l’economia sommersa e la disoccupazione, contro il degrado edilizio e delle periferie. Dall’altra le società e le imprese della Camorra che non sono state certo danneggiate dalla caccia alle streghe, e hanno continuato a concludere il loro affari leciti ed illeciti. E infine gli stessi "Casalesi" e rivali dei "Casalesi" che, dopo la destabilizzazione dei vertici, hanno avuto l’occasione di cambiare i capi e le gerarchie che controllano il territorio, seguendo così la legge della mafie che dura ormai da anni. Il cerchio si chiude di nuovo, proprio perché il sistema economico-politico è fatto in maniera tale da non permettere delle anomalie "incontrollabili". La denuncia dei responsabili dei crimini è un atto di profondo coraggio, che non possiamo non stimare, tuttavia il tempo degli eroi è finito, ben presto vengono neutralizzati ed isolati dalle stesse persone che li avevano acclamati e applauditi, strumentalizzando proprio la loro buona fede e la loro vanità. L’egoismo umano non ha limiti e ha diverse forme, tutte ben note alle società di comunicazione e agli sponsor che decidono di portare avanti una determinata "causa". Il tutto si trasforma in un’operazione economica studiata a tavolino, che deve avere un bilancio dei costi e dei ricavi certi, senza sorprese o colpi di scena.

Tutti sapevano che Gomorra avrebbe scalato le grandi classifiche internazionali, che avrebbe ispirato un film che a sua volta avrebbe vinto prestigiosi premi. Nessuno però ha pensato che fosse l’exploit della fine di un’epoca, la miccia di una guerriglia intestina senza fine, il casus belli della criminalizzazione del Sud e l’innesco di una "pulizia criminale" ben selezionata. Arrestare i criminali, glorificare gli eroi, destabilizzare la popolazione e ristabilire un nuovo ordine. Ecco le fasi di ogni "guerra terroristica" moderna, combattuta da media, politicanti e burattini, ma comunque sanguinosa e inarrestabile. Abbiamo esportato democrazia, ma continuiamo a trucidare i nostri cittadini, colpendo sempre le classi più deboli, come i disoccupati, i disagiati e adesso anche gli extracomunitari, ultimo anello di questa catena fratricida. Non è questo il nostro Stato, né il nuovo ordine che i napoletani o i casertani hanno chiesto. Questo è tradimento, un semplice atto per dimostrare di aver fatto comunque qualcosa, continuando a riscuotere tasse, a privatizzare porti e stabilimenti, ad accogliere speculatori e mercanti di uomini.