Il Trust per le Pensioni e i Risparmi in Kosovo (KPST), ente istituzionale creato per la gestione delle pensioni dei kosovari nel 2002 all’interno della ex provincia serba sottoposta ad Amministrazione Controllata da parte dell’Unmik e affidata ad un comitato di fiduciari, comincia a perdere quotazione. Il valore del Fondo è diminuito di 45 milioni di euro solo negli ultimi 6 mesi, pari al 2% del suo valore iniziale.
Il trust gestisce oltre 290 milioni di euro dei contributi pensionistici dei kosovari, nato infatti come fondo destinato al finanziamento delle pensioni dei cittadini kosovari. E’ stato istituito con il mandato di raccogliere i contributi obbligatori all’interno del Paese di datori di lavoro e dipendenti, con un tasso di contributo minimo per entrambi dal 5% al 15%. Occorre premettere che il Kosovo ha un sistema pensionistico con un fondo finanziato dal bilancio e destinato alle persone con età pari o superiore ai 65 anni di età, indipendentemente dal fatto che essi abbiano contribuito o meno in passato. Il KPST ha ricevuto una prima parte di finanziamenti da 3 milioni di euro opzionali, come garanzia dal budget del Kosovo, nel 2002 per poi divenire autosufficiente nel 2006, coprendo le spese operative dell'1%, interesse richiesto una volta che il fondo raggiunge il regime delle attività. Ha iniziato le operazioni di raccolta con una meticolosa pianificazione sin dall'inizio nel 2002 - dunque molto tempo prima della fondazione del cosiddetto Stato del Kosovo - con l’adesione di 266 mila contribuenti, con 278 milioni di euro in meno di sei anni, e un valore totale attuale di 293 milioni di euro, cresciuto negli anni non certo grazie a degli investimenti "favorevoli" . La crescita si è avuta infatti grazie principalmente ad un aumento del tasso di contribuzione all’interno del Paese di due milioni di euro, con 250000 contribuenti e 45000 datori di lavoro, come riportato da Vershim Hatipi, Vice Direttore del KPST. "Il maggior numero dei contribuenti pensa di trovarsi in un'economia sommersa, ma spetta all'amministrazione fiscale garantire il rispetto del contributo". Per cui visto l'aumento dei contributi, vi è stato un ritorno degli investimenti con una media del 5% ogni anno, tale che il 13% del fondo del valore attuale è dovuta a ritorni di investimento.
Tuttavia, a dispetto delle previsioni che davano gli esperti al momento del suo lancio, ha subito un’improvvisa caduta del valore del portafoglio delle azioni investite sui mercati esteri di oltre il 9%, equivalente a 25 milioni di euro dall'inizio di quest'anno. Il vice direttore della KPST, Vershim Hatipi, ha affermato che tenendo presente la crisi finanziaria degli ultimi giorni, è stata registrata una nuova perdita del 2% sulle azioni del trust. Alla fine del 2007 il fondo ha ottenuto un apprezzamento sulle valute pari al 5%, sotto la consulenza della FX Concepts di New York la Auriel Capital Management di Londra. A causa della grande volatilità delle monete, ha perso il 12% delle aspettative sugli utili e a sua discolpa FX ha affermato che le azioni e le obbligazioni di KPST sono tutti coperti da euro. “Si tratta di un valore non definitivo, stimato sulla base dell’andamento dei mercati azionari - afferma Hatipi - e considerando che abbiamo versato importanti investimenti anche in Buoni del Tesoro del Kosovo, ci auguriamo un ritorno di utili, nel pieno meccanismo dei trust. La strategia degli investimenti del trust è stata ben studiata e prevede anche un ritorno dei mezzi nel lungo termine", sottolinea Hatipi. Occorre considerare che oltre il 95% dei fondi del trust sono stati investiti sui mercati esteri, di cui circa il 55% in azioni e il 40% in beni appartenenti a diversi Stati dell’Europa e degli Stati Uniti; mentre solo il 5% in Kosovo. Il Trust ha solo 15 milioni di euro versati presso le banche nazionali, e i profitti sono però più ampi che all'estero: 10 milioni di euro versati presso la Raiffeisen Bank fruttano un interesse del 5.8% all'anno, mentre 5 milioni presso la ProCredit Bank, produce un reddito del 5.1%.
La cosa più ridicola è che, mentre i fiduciari affermano che "il primo investimento nazionale verrà effettuato all’interno della banca del Kosovo in certificati di deposito", la possibilità di investire a livello interno sono limitate in quanto il Kosovo non emette ancora obbligazioni e non ha un mercato azionario. Allo stesso modo il settore bancario non rilascia certificati di deposito. "Attualmente, vista la crescita delle pressioni politiche nei confronti del KPST per prendere in considerazione investimenti a livello nazionale, fino ad oggi il fondo ha beneficiato di investimenti liquidi, trasparenti all’interno di mercati esteri regolamentati attraverso un team di manager", come afferma Hatipi. "I politici non hanno capito che gli investimenti saranno limitati ai certificati di deposito - dice Hatipi - personalmente non vedo il vantaggio per il Kosovo nel prendere questo tipo di decisione, visto che le banche utilizzeranno questo denaro solo per dare dei prestiti alle imprese e ai singoli individui, e che possono fare questo con o senza i nostri soldi. Comunque noi stiamo diventando sempre più fiduciosi nei confronti delle banche che possono cominciare sin da ora ad assorbire parte del nostro denaro. L'investimento iniziale, se approvato, è probabile che non supererà il 5% dei beni", aggiunge Hatipi.
E pensare che nel mese di aprile del 2005, l’amministrazione ad interim delle Nazioni Unite in Kosovo aveva fornito una serie di linee guida per gli investimenti del Trust per il Fondo Pensioni e i Risparmi del Kosovo. "Alla base di un investimento prudente per le pensioni vi è la sicurezza degli impieghi, la diversificazione degli investimenti, il massimo rendimento in linea con la percentuale di rischio connessa alle pensioni, e una gestione della liquidità adeguata - prevede il regolamento n. 2005/20 - . I fondi pensione non possono essere investiti in titoli che non sono quotati in mercati pubblici, come i Private Equity, in titoli derivati, tranne nel caso di copertura, in beni immobili o beni materiali non quotati in mercati regolamentati per i quali la valutazione è incerta, in qualsiasi proprietà dati in gestione o in custodia". Un regolamento che aveva la sua ratio nella necessità di prevenire ogni shock esogeno che potesse danneggiare l’interesse dei risparmiatori e dello Stato. Inoltre quando il fondo è stato lanciato, i fiduciari erano così "desiderosi" di mostrare i rendimenti positivi per infondere fiducia nel sistema pensionistico tra i kosovari.
La costruzione della fiducia è stata fondamentale. Hanno infatti iniziato con 13-14 milioni di euro investiti sui mercati esteri in contanti con la Abn Amro. A metà del 2005, i fiduciari hanno deciso di investire il 50% in titoli azionari internazionali, e il 50% in contanti. Un anno dopo il 40% dei investimenti in denaro sono stati reinvestiti in obbligazioni internazionali, divisi tra due gestori patrimoniali esterni. Il cambiamento più recente ha proposto di avviare una nuova assegnazione di valute. L'attuale portafoglio è composto per il 60% in azioni, il 34% in obbligazioni, il 5% in valute e l'1% in contanti. Tuttavia il valore del Fondo è diminuito di 45 milioni di euro solo negli ultimi 6 mesi, con la conseguenza che, stando a questi valori, i kosovari potranno avere solo delle pensioni che sono state versate. Se un cittadino, alla fine dell'anno scorso aveva versato nel Trust 13.600 euro, ora ne ha solo 12.480. Il valore delle azioni durante gli ultimi 5 anni era di 1.27, mentre negli ultimi sei mesi il valore di questi soldi ha subito una discesa ripida sino agli 1.12 ad azione. Cadono così tutte le illusioni costruite dai fiduciari del Trust, che con la complicità dell’UNMIK e delle Istituzioni Internazionali hanno truffato i cittadini del Kosovo. I poveri pensionati kosovari non solo non otterranno un guadagno da tale investimento, ma perderanno anche quanto versato durante anni di duro lavoro, mentre non vi è la certezza che riusciranno a recuperare le intere somme spese. I 290 milioni di euro dei kosovari che il Trust ha investito sui mercati europei, oggi pesano il 12% in meno. Come se ciò non bastasse il Trust ha inviato più di 300 milioni all'estero, affermando che "lì saranno più sicuri". "I risparmi dei kosovari sono entrati nel circuito dei mercati mondiali e condividono con loro, sia i guadagni che le perdite", afferma alla fine Hatipi, cercando un’amara consolazione nel fatto che è un semplice effetto della crisi del credito, del continuo del prezzo del petrolio, della svalutazione del dollaro e quant’altro.
Rinascita Balcanica